Governo, a Palazzo Madama riesplode lo scontro sulle parole della premier Meloni sul Manifesto di Ventotene

Governo, a Palazzo Madama riesplode lo scontro sulle parole della premier Meloni sul Manifesto di Ventotene

Governo, a Palazzo Madama riesplode lo scontro sulle parole della premier Meloni sul Manifesto di Ventotene Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Le opposizioni di centrosinistra: “Vergogna, si tratta di un documento scritto da eroi”. La Lega: “In testo parole ripugnanti”. Fratelli d’Italia: “Non sono le nostre idee”. Anche al Senato dopo la Camera seduta con clima tesissimo fra maggioranza e minoranze

Esplode anche in Senato lo scontro tra maggioranza e opposizione sulle parole pronunciate alla Camera dalla premier Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene. La prima a intervenire è stata la capogruppo di Iv Raffella Paita, la quale ha stigmatizzato quanto avvenuto a Montecitorio, un fatto "grave per la democrazia e l'Europa". Seguita a ruota dagli altri gruppi di minoranza.

Il centrodestra

Ma dal centrodestra è giunta una replica secca con Claudio Borghi della Lega che è arrivato a definire "ripugnanti" le parole del Manifesto, un "testo - ha detto - tra i più orribilmente antidemocratici" e con il presidente dei senatori di Fdi Lucio Malan che ha rivendicato il 'diritto' a "dissociarsi da quelle idee". "Estrapolare da un manifesto scritto da persone al confino", degli "eroi" solo alcune parti è "quanto di più grave e vergognoso", ha detto Paita nel suo intervento. Immediate le proteste tra i banchi della maggioranza, con la vicepresidente Licia Ronzulli (Fi) che ha cercato di riportare la calma scampanellando: "non siamo allo stadio, silenzio". Il manifesto è un testo "di cui dobbiamo andare tutti orgogliosi - ha proseguito Paita - Noi dovremmo tutti unirci, so che è un appello che viene da tutte le opposizioni". Il discorso di Meloni "non rende giustizia all'antifascismo e penso che questa sia una pagina brutta che testimonia qualcosa di recondito nei vostri pensieri", ha sottolineato.

Il clima

Il clima è tesissimo. Dopo la Paita è la volta di Tito Magni (Avs) che ritiene necessario affrontare "quello che è successo non alla Camera, ma nel Paese. Ventotene rappresenta le fondamenta del nostro Paese e se voi non vi riconoscete vuol dire che non riconoscete la Costituzione italiana. Non potete impedirci di discutere questa cosa nel Paese". Per il Pd c'è Dario Parrini: "noi ieri ascoltando la premier abbiamo tremato di sconcerto, sdegno ma anche di fierezza. I fascisti misero Spinelli e Rossi in galera e al confino e la 'fascistissima' banda Koch fatta di criminali sparó tre colpi di pistola alla schiena a Colorni. Meloni che di quella storia è, e non lo nega, discendente politica, ha cercato di mettere alla gogna Spinelli, Rossi e Colorni con citazioni caricaturali e stravolgenti". Di fronte alle proteste arrivate dai banchi della maggioranza, Ronzulli ha chiesto a Malan di richiamere "il suo gruppo" con la Ronzulli che invitava Parrini a ripetere "perché non si è sentito". Parrini che è ripartito rammentando la visita a Ventotene del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha "deposto un fiore per Spinelli e ha detto che il Manifesto è un ineludibile punto di riferimento per tutti noi". Un Manifesto che "Meloni ha schermito e oltraggiato dimostrandone la sua estraneità" ma, ha concluso, "è certamente la nostra Europa contraria ai nazionalismi, un progetto di pace e benessere. Ci vergogniamo di aver sentito nel Parlamento italiano frasi che confermano l'inadeguatezza della premier a rappresentare la Repubblica italiana".

Il M5S

Tra i banchi dell'opposizione, l'ultimo a prendere la parola è stato Stefano Patuanelli (M5S) il quale ha tenuto ad evidenziare come sia "sempre utile ricordare la natura antifascista di queste aule" per aggiungere tuttavia che "quanto accaduto alla Camera è la scientifica capacità della premier di distogliere l'attenzione con cose che non c'entrano nulla. Teniamo gli occhi sulla palla", ha esortato, 'distogliendoli' "dall'arma della distrazione e della menzogna". "Faccio fatica a capire", ha esordito il leghista Claudio Borghi facendo intendere da subito il tono del suo intervento: "la Premier si è limitata a citare senza interpretazione il Manifesto e - ha aggiunto - oltretutto io invito a leggere il Manifesto di Ventotene proprio perché è tutto legittimo. Non è che se uno scrive un testo in albergo, invece che in prigione, cambia quello che ha scritto". Una frase che ha fatto indignare le opposizioni con la vicepresidente Ronzulli che, questa volta, ha invitato il capogruppo del Pd Francesco Boccia a richiamare il "suo", di gruppo. "Per chi ha a cuore la democrazia - ha rincarato Borghi - le parole del Manifesto sono ripugnanti. Questo testo è uno dei testi più orribilmente anti-democratici. Un piano emerge da Ventotene. Si arrabbiano perché mette in discussione quello che è diventato un dogma, l'Unione europea" che "è un enorme vulnus della democrazia e anche quello che abbiamo visto recentemente, vale a dire piani da 800 miliardi che vengono fatti senza passare dal Parlamento né prima né dopo, indica la ragione di questo progetto".

L’omaggio

"Rinnoviamo l'omaggio alla storia" agli autori del Manifesto, sono state le parole di Maurizio Gasparri (Fi). "Ma è legittimo non condividere alcune pagine. Si può anche dire che in alcuni documenti del passato, fossero i libri di Gentile sull'attualismo, fossero le tesi di Gramsci o il Manifesto di Ventotene, alcune cose non andavano bene. Faremo un convegno sulle cose positive e negative del Manifesto di Ventotene, ma lasciate la libertà di dire il proprio pensiero". Infine il presidente di Fdi Lucio Malan. "Conosciamo bene il contesto" in cui venne scritto il Manifesto: "era quello di persone ingiustamente, gravemente e inaccettabilmente messe al confino per le loro idee. Questo non vuol dire che tutte le loro idee, colleghi che state urlando, devono essere accettate. Si ha un bel parlare del contesto, ma dire che i democratici sono deboli perché usano la violenza solo quando la maggioranza è d'accordo, credo che sia una cosa su cui ha avuto il dovere", Meloni, "di dissociarsi". "Noi non condividiamo quelle idee, rispettiamo chi le ha espresse e rispettiamo anche voi se ancora oggi le condividete, ma non potete chiederci di non dissociarci da quelle idee", ha concluso Malan.

 


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