Governo, Draghi ‘accompagna’ Finlandia e Svezia nella Nato, ma intanto Conte (M5S) minaccia la crisi

Governo, Draghi ‘accompagna’ Finlandia e Svezia nella Nato, ma intanto Conte (M5S) minaccia la crisi

Governo, Draghi ‘accompagna’ Finlandia e Svezia nella Nato, ma intanto Conte (M5S) minaccia la crisi


Alla guida della Commissione Esteri del Senato Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e figlia dello storico leader del Psi, prevale su Ettore Licheri, candidato del Movimento 5 stelle, con 12 voti contro 9 e un'astensione. E scoppia l’ira dei grillini

L'Italia appoggia in pieno e "senza condizioni" la richiesta di adesione della Finlandia e della Svezia nella Nato e lavorerà per fare in modo che l'ingresso di Stoccolma e di Helsinki nell'Alleanza sia il più rapido possibile. Mario Draghi incontra a palazzo Chigi la prima ministra finlandese Sanna Marin e ribadisce la posizione italiana sulla crisi Ucraina.


Le tensioni

Le tensioni politiche e diplomatiche tra Mosca e l'Occidente restano a livello di guardia e il premier replica alla decisione della Russia che oggi ha deciso di espellere 24 diplomatici italiani, definendo quello del Cremlino un "atto ostile non solo verso l'Italia ma verso la Ue". Tuttavia, aggiunge Draghi, "i canali diplomatici non devono interrompersi". Draghi, durante la conferenza stampa congiunta con la leader finlandese, parla di "momento storico per l'Europa e per la Finlandia. La richiesta di adesione alla Nato è una chiara risposta all'invasione russa dell'Ucraina e alla minaccia che rappresenta per la pace in Europa, per la nostra sicurezza collettiva". "L'Italia appoggia con convinzione la decisione della Finlandia, così come quella della Svezia - ripete - sono due Stati Membri dell'Unione Europea, che già cooperano strettamente con la NATO, della quale condividono i valori fondanti e di cui contribuiranno a rafforzare le capacità. Vogliamo velocizzare le procedure interne per rendere l'adesione effettiva nel più breve tempo possibile. E intendiamo sostenere la Finlandia e la Svezia in questo periodo di transizione". "Cosa questo comporti lo vedremo, ma questo impegno c'è, e non ha condizioni", prosegue. Quanto al sostegno all'Ucraina il premier conferma che l'Italia continuerà ad appoggiare Kiev dopo l'aggressione della Russia. Se necessario e se questa sarà la decisione europea, anche con l'invio di nuove armi: "Noi vogliamo aiutare l'Ucraina a difendersi, lo abbiamo fatto in passato e continueremo a farlo quando sarà necessario", dice Draghi: si tratta di una decisione comune presa a livello Ue "lo abbiamo deciso tutti insieme, è una decisione dell'Unione europea, e noi siamo membri leali dell'Ue". "Nelle scorse settimane abbiamo mostrato grande unità nel condannare la Russia, sostenere l'Ucraina, cercare una soluzione negoziale alla crisi in corso. Intendiamo continuare a farlo, a partire dal Consiglio Europeo straordinario di fine mese". E proprio la Ue, ribadisce il premier, deve agire unita anche per dare risposte ai cittadini colpiti dalla crisi economica ed energetica causata dalla guerra: "sappiamo bene che il percorso di integrazione europea, che Italia e Finlandia sostengono, non è completo", ammette Draghi. "La guerra in Ucraina ci mette davanti a sfide strategiche enormi, che non possiamo affrontare da soli, con i singoli bilanci nazionali. Dobbiamo adottare strumenti aggiuntivi, per contenere l'impatto dei costi dell'energia e investire nella transizione energetica, nella ricostruzione dell'Ucraina. E dobbiamo costruire una vera difesa europea, complementare alla NATO, per contribuire alla protezione dei nostri valori fondanti, delle nostre istituzioni. Questo è il momento delle scelte e vogliamo che l'Unione Europea scelga di essere protagonista".


Craxi

Intanto bastano le due prime votazioni nella commissione Esteri del Senato per eleggere la nuova presidente: Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e figlia dello storico leader del Psi, prevale su Ettore Licheri, candidato del Movimento 5 stelle, con 12 voti contro 9 e un'astensione. Per Giuseppe Conte è uno strappo da non minimizzare: riunisce immediatamente il Consiglio nazionale stellato, poi scandisce: "Oggi registriamo che di fatto si è formata una nuova maggioranza, che spazia da Fratelli d'Italia sino a Italia viva" e avverte il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che "spetta innanzitutto a lui prendere atto della responsabilità di tenere in piedi questa maggioranza". "Forza Italia voleva la presidenza - lamenta dal canto suo una figura di vertice del Movimento - ma lo ha detto solo al termine di un percorso che era partito con altri presupposti e su altri accordi". Mentre la nota ufficiale attribuisce la sconfitta alle "nostre battaglie politiche volte a prevenire ulteriori e pericolose escalation militari". Giornata nervosa, però sia fra i 5 stelle che fra gli alleati c'è scetticismo sulla possibilità che lo scontro porti a conseguenze immediate sugli equilibri parlamentari.


Petrocelli

Craxi succede a Vito Petrocelli, senatore del Movimento 5 stelle che con le sue discusse posizioni sulla guerra in Ucraina ha attirato su di sé le ire della maggioranza, la promessa (per ora non formalizzata per ragioni burocratico-giuridiche) di espulsione dal gruppo e dal M5S, e il boicottaggio dei membri della commissione, che si sono dimessi in massa per sollecitare il rinnovo integrale dei componenti dell'organismo. "La politica estera di un grande Paese come l'Italia, per ragioni valoriali e culturali, ancor prima che storiche e geopolitiche, non può non avere chiari connotati atlantici, un atlantismo della ragione che non ammette deroghe ma non accetta subalternità", è la dichiarazione programmatica diffusa dopo il voto dalla neopresidente.


Le votazioni

Entrambe le votazioni richiedevano la maggioranza dei componenti della commissione, che sono 22, i due candidati partivano sulla carta con almeno 8 voti a testa, da FI-Lega-FdI Craxi, da M5S-Pd Licheri: nella prima l'esponente azzurra ha preso 11 voti contro9, due astenuti. Nella seconda una astensione è venuta meno: 12 a9 i voti espressi, fedele alla scheda bianca Pier Ferdinando Casini, fra i primi a stigmatizzare la spaccatura della maggioranza parlamentare, "bocciata", ha commentato il parlamentare eletto nel Pd ma iscritto al gruppo delle Autonomie. I voti "dubbi" sono quelli di Italia viva, che bacchetta, nelle parole del suo capogruppo Davide Faraone la scelta "irresponsabile" di andare alla conta, quello del senatore a vita Mario Monti e quello del rappresentante del nuovo gruppo Cal, che comunque col suo presidente Mattia Crucioli ribadisce che sia Craxi che Licheri erano candidati "inadeguati". A palazzo Madama i 5 stelle, oggi in trincea contro chi li vuole "emarginare", parola di Conte, vengono additati come i primi ma non unici responsabili del muro contro muro che ha lacerato nuovamente la coalizione che sostiene il governo Draghi. "Non hanno neppure tentato - dice un parlamentare di centrosinistra estraneo alla commissione - di virare su Simona Nocerino, che essendo considerata 'dimaiana' poteva forse raccogliere qualche consenso in più. Risultato: il Governo non salta ma la maggioranza è sempre più fragile. Tuttavia, è anche vero che l'azione è stata premeditata, si sapeva che Forza Italia voleva quella presidenza e che una volta partita l'operazione contro di loro e contro Conte, sarebbe andata in porto comunque. Siamo sotto elezioni ed è una sciocchezza illudersi, come fa qualche 'centrista', che il centrodestra si dividerà: vanno insieme con FdI alle amministrative e andranno insieme alle politiche". Fra i 5 stelle, nonostante l'enfasi data da conte all'evento, più di un parlamentare ostenta tranquillità: "Si sapeva che Ettore non ce l'avrebbe fatta - dice una senatrice - ma il Governo non è caduto per cose più gravi come l'invio di armi, non salterà sulla presidenza di una commissione". Quanto alle voci che danno in crescita i dissensi contro conte, "sono minoranza estrema, almeno nel gruppo al Senato", garantisce un suo collega di lungo corso.

 


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