Governo, il premier Draghi vede i partiti di maggioranza, a caccia del compromesso sulla manovra

Governo, il premier Draghi vede i partiti di maggioranza, a caccia del compromesso sulla manovra

Governo, il premier Draghi vede i partiti di maggioranza, a caccia del compromesso sulla manovra


Il presidente del Consiglio ha cominciato oggi con i 5S. Domani Lega (alle 12), Fi (alle 15.30) e Pd (alle 17.30). Il giro si chiuderà mercoledì con Coraggio Italia (alle 12), Italia viva (alle 15.30), Leu (alle 17.30) e infine il Gruppo delle Autonomie

Mentre in Parlamento sta per entrare nel vivo il lavoro sulla manovra, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avviato oggi la serie di incontri con le forze politiche per sciogliere i nodi e allentare le tensioni degli ultimi giorni. L'obiettivo è rendere più tranquilla possibile la navigazione della legge di Bilancio che, dati i tempi stretti, avrà un solo "vero" passaggio parlamentare (al Senato) e nessun margine per eventuali "intoppi".


Gli incontri

Gli incontri, secondo quanto riferito da fonti di governo, arrivano a seguito delle richieste degli stessi partiti, dopo i litigi che si sono verificati già sulla scelta dei relatori. Insomma, Draghi, insieme al ministro dell'Economia Daniele Franco e quello per i Rapporti col Parlamento Federico D'Incà, vede i capigruppo parlamentari e i capi delegazione delle forze politiche di maggioranza. Si è partiti oggi alle 17.30 con il M5s. Domani sarà la volta di Lega (alle 12), Fi (alle 15.30) e Pd (alle 17.30). Il giro si chiuderà mercoledì con Coraggio Italia (alle 12), Italia Viva (alle 15.30), Leu (alle 17.30) e infine il Gruppo delle Autonomie.

M5S

A Palazzo Chigi dunque è stata ricevuta la delegazione del Movimento 5 stelle composta dal capo delegazione al governo Stefano Patuanelli e dai capigruppo alla Camera e al Senato, Davide Crippa e Mariolina Castellone. In questa Manovra i pentastellati puntano sull'abbassamento delle tasse per i lavoratori e pensionati con la riduzione delle aliquote Irpef da 5 a 4 e un primo taglio dell'Irap partendo dai lavoratori autonomi, coloro che hanno subito un impatto più profondo dalla pandemia. Ma non solo. Chiedono convergenza anche sui rimborsi immediati di alcune detrazioni direttamente sui conti correnti e sul superamento del tetto Isee per il Superbonus al 110%". Nel frattempo, Fi invoca altri 2 miliardi di taglio delle tasse, il Pd la cancellazione dell'imposta sui tavolini.


Il Colle

Intanto un'altra voce che si aggiunge al coro "Draghi resti premier". È quella di Matteo Salvini: "Condivido le parole del presidente Berlusconi su Draghi, il presidente del Consiglio sta lavorando bene, quindi mi auguro che vada avanti a lungo a lavorare bene da presidente del Consiglio", dice il segretario della Lega durante una conferenza stampa convocata a Montecitorio sulle proposte di modifica al Ddl bilancio. Il pressing trasversale su Draghi-premier si fa sempre più insistente. Da Silvio Berlusconi a Luigi Di Maio e Carlo Calenda, la richiesta (e l'augurio) è sempre lo stesso per tutti: "Resti in carica fino al 2023". Ieri, infatti, il leader azzurro ha ribadito la sua posizione (già annunciata il 14 novembre scorso alla manifestazione di Forza Italia Sicilia a Mazara del Vallo): "Saremo i primi a collaborare lealmente all'attività di questo governo, che deve rimanere in carica per tutto il tempo necessario, fino al 2023, fin quando saremo usciti dall'emergenza". Non ci gira intorno, il ministro degli Esteri: "L'Italia non può permettersi di perdere Mario Draghi in questo momento. È interesse del Paese che lui continui a guidare questa situazione". Sulla stessa linea anche il leader di Azione: "Occorre che dalle forze politiche, dai segretari di partito arrivi un messaggio chiaro a Draghi che deve restare presidente del Consiglio fino al 2023 e possibilmente oltre perché se abbiamo una stagione in cui poter cambiare l'Italia è questa ma l'unico che ha l'autorevolezza per comporre delle forze politiche che di solito si occupano di tutto tranne che amministrare è Mario Draghi". Ed Enrico Letta? Dice di non volere il voto anticipato. Giorni fa, subito dopo aver incontrato il premier aveva detto: "Quando Draghi avrà finito il suo compito, servirà un Pd unito nelle sue scelte". Poi ieri il chiarimento: "Tutti vogliamo usare il resto della legislatura, non vogliamo andare a votare, è il momento di mettere mano a riforme istituzionali. Il finanziamento dei partiti, e la riforma dei regolamenti parlamentari che limiti il trasformismo".

 


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