Il caos dei colori in Italia per i prossimi giorni, no al liberi tutti dopo la Befana, sì alle restrizioni

Il caos dei colori in Italia per i prossimi giorni, no al liberi tutti dopo la Befana, sì alle restrizioni

Il caos dei colori in Italia per i prossimi giorni, no al liberi tutti dopo la Befana, sì alle restrizioni


Ci sarà un provvedimento ponte tra il 7 e il 15 gennaio, si vuole evitare che i contagi aumentino dopo le zone rosse di Natale e Capodanno

Anno nuovo vita vecchia. Anzi peggio. Ci riferiamo al cromatismo dell’ Italia. Oggi arancione, domani rossa, poi weekend blindati. Dopo il 15 gennaio, forse, bianca. Ma non è detto. L’imperativo categorico è il seguente: no al liberi tutti dopo la Befana.


Il provvedimento ponte

Il governo sta valutando l’ipotesi di un provvedimento ponte tra il 7 e il 15 gennaio. Nel fine settimana del 9 e 10 zona arancione in tutta Italia. Chiusi bar e ristoranti. Solo asporto. Niente spostamenti tra regioni se non per i soliti motivi lavoro, emergenze e stato di necessità. Divieto di ospitare in casa più di due parenti o amici. Coprifuoco alle 22.00. Queste misure si renderebbero necessarie perché preoccupa l’andamento dei contagi. Nel governo ci sono sempre falchi e colombe che si fronteggiano. Gli integralisti delle chiusure, fino a qui, hanno sovrastato le ragioni di chi voleva tornare presto alla normalità. Si litiga sulla scuola. La ripartenza, prevista per il 7 gennaio, è una lotteria con date incerte. La preoccupazione è che riaprire le porte delle aule potrebbe far aumentare i contagi.


Il governo è in fibrillazione

Il tutto mentre il governo è in fibrillazione. Dal 7 gennaio in poi potrebbe accadere di tutto. L’ipotesi tramontata è quella della prova di forza al Senato. Renzi potrebbe accettare la pace con Conte, ma alla sue condizioni. Intanto questa mattina sul quotidiano La Stampa è intervenuto il consulente del ministro della Salute Speranza, Walter Ricciardi. Il suo pensiero è tranchant.


Le parole di Ricciardi

"Non credo che queste misure basteranno a salvarci dalla terza ondata, ma non vorrei fare polemica. Trovo giusto correlare le regole al livello di contagio - spiega - solo che si intravede un'evoluzione negativa della pandemia. Se si fanno dei provvedimenti poi bisogna farli rispettare. Le dichiarazioni di intenti – continua Ricciardi - non fermano i contagi; i dati dicono che gli assembramenti ci sono ancora e che si prepara una terza ondata. La mia impressione è che entro due settimane avremo un aumento del contagio non banale". L'Italia "nella prima fase si è comportata molto bene, mentre nella seconda si è perso il controllo di test e tracciamento, ritardando il lockdown, e ora solo delle chiusure prolungate possono riportare la situazione sotto controllo". Riaprire le scuole al 50% "non ha senso"; la riapertura "andrebbe rimandata almeno fino a metà gennaio. Come tutte le riaperture del resto". "E' urgente che le Regioni facciano quello che in molti casi hanno tralasciato quest'estate - rileva - e cioè potenziare l'organizzazione territoriale e le squadre per l'assistenza a domicilio".


I vaccini

Mentre sui vaccini a rilento dice che "purtroppo avere il vaccino non significa automaticamente riuscire a utilizzarlo. Questa prima fase è affidata alle Regioni perché riguarda operatori sanitari e Rsa. La speranza è che la situazione migliori con la partenza della campagna nazionale della struttura commissariale guidata da Arcuri. Dovrebbe partire subito, ma se ci si fosse mossi prima la macchina sarebbe già rodata. Non basteranno gli ospedali, serviranno palestre e palazzetti dello sport". Si potranno usare i medici specializzandi? "Si dovranno usare tutti come nella prima ondata. Vaccinare 50 milioni di persone sarà un'impresa titanica".


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