La democrazia del popolo secondo il commissario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri

La democrazia del popolo secondo il commissario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri

La democrazia del popolo secondo il commissario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri


Il commissario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, ha detto che, sulla vicenda mascherine, può essere criticato solo dai cittadini

In questo periodo di pandemia pensavamo di aver già visto e sentito di tutto. Ci mancava, invece, un tassello fondamentale che potrebbe farci guardare sotto un’altra luce, addirittura l’art. 21 della Costituzione. La rivoluzione copernicana del diritto di critica si è consumata oggi, durante la conferenza stampa del commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri.

La guerra delle mascherine

L’argomento che potrebbe aver partorito la rilettura della nostra Carta è stata la vicenda delle mascherine, sostanzialmente, introvabili. Le chirurgiche a 50 centesimi non ci sono. Arcuri, nei giorni scorsi era stato criticato, soprattutto dai farmacisti. "Lavoriamo nell'esclusivo interesse dei cittadini – ha detto oggi il commissario - al fine di tutelare al meglio la loro salute. Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende", ma "solo dai cittadini". In buona sostanza Arcuri, oggi, ha deciso chi può criticarlo e chi non può farlo. Visto che il commissario lavora per i cittadini, ha detto, solo i cittadini potranno criticarlo. Qualche precisazione. Comunichiamo ad Arcuri che anche i farmacisti, i politici e i giornalisti sono cittadini, quindi possono dire quello che gli pare, esattamente come ogni cittadino, Arcuri compreso. Non è un atto di lesa maestà esprimere la propria opinione sull’operato del commissario per l’emergenza. Eventualmente, come sempre accade, lo stesso funzionario-cittadino-Arcuri è libero di esercitare il proprio diritto alla querela per diffamazione qualora ritenga che una qualsiasi critica abbia superato il lecito. Per esempio, riteniamo che le conferenze stampa di Domenico Arcuri, compresa quella di oggi, siano di una noia mortale. Possiamo, da cittadini, esprimere un giudizio sulla comunicazione del commissario? Possiamo scrivere che è soporifera? Possiamo scrivere che dire che "solo i cittadini" possono criticare l’operato del commissario potrebbe essere una stupidaggine?

Un diritto sancito dalla Costituzione

L’art. 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Tutti possono criticare il suo operato, gentile commissario. Può ricevere critiche ingenerose o sbagliate nella sostanza. Il suo compito non dovrebbe essere quello di rispondere, in modo vagamente arrogante, che accetta osservazioni solo dai cittadini. Se deve rispondere ai farmacisti che la criticano, lo faccia. Non entriamo nel merito della polemica, ma che sulle mascherine al prezzo imposto a 50 centesimi ci sia un po’ di confusione, a noi cittadini-osservatori, sembra abbastanza evidente. Se poi tutto era chiaro all’interno dei suoi uffici ne siamo lieti. Il suo ruolo esigerebbe, probabilmente, un altro tipo di aplomb. Svolga il lavoro che ha accettato di fare in questo periodo di emergenza e, se ci possiamo permettere, risponda ad ogni domanda, anche a quelle più strampalate. Oneri ed onori, si dice. Poi, a fine mandato, il suo operato verrà giudicato. Dai cittadini, da chi l’ha nominata, dai politici, dagli addetti ai lavori, dai suoi amici e dai suoi nemici. Fa parte del gioco. Verrà giudicato, come lei ha chiesto, dai cittadini. Tutti siamo cittadini, anche lei. E non è detto che il suo operato possa essere giudicato positivamente solo perché lei, nelle intenzioni, ha lavorato per il bene della collettività. Dai tempi di Ponzio Pilato, non è sempre sicuro affidarsi al giudizio della folla.

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