Motta, Celebro un anno fantastico e poi nuove canzoni
31 marzo 2017, ore 09:00 , agg. alle 15:14
Domani sera all'Alcatraz di Milano l'evento che chiude l'anno di grazia del cantautore
Si chiude domani sera - con un grande evento che si avvia verso il tutto esaurito all'Alcatraz di Milano - il tour e l'anno magico di Motta, Francesco, cantautore toscano trapiantato a Roma che, dopo la militanza nei Criminal Jokers, ha pubblicato nell'aprile del 2016 "La Fine Dei Vent'anni", primo album solista e tra i lavori più interessanti del nuovo cantautorato italiano, che gli è valso anche il trionfo alle Targhe Tenco per la migliore opera prima.
"Questo è stato per me un anno assurdo e fantastico, da una parte sopra ogni aspettativa" - racconta Motta - "La festa finale dell'Alcatraz sarà un modo per celebrarlo, ci saranno amici che sono anche dei musicisti che stimo tantissimo come Nada, Andrea Appino dei The Zen Circus, Giorgio Canali. e i Criminal Jokers, il gruppo nel quale ho suonato per dieci anni. Sarà una vera e propria festa". The Zen Circus ospiti anche qualche settimana fa dei Fast Animals And Slow Kids, sempre sul palco dell'Alcatraz. Ormai sembra si tenda a fare sempre più 'gruppo' tra gli artisti della scena indipendente: " Personalmente, mi sono accorto che più vado avanti e più scelgo le persone, quindi a volte è un caso. Con i Zen ci ho lavorato per tantissimi anni, sia con loro che con Nada e Canali, e quindi c'è una comunità, però da parte mia è ben scelta". Il titolo dell'album è "La Fine Dei Vent'anni": possono essere proprio le storie di trentenni e neotrentenni - raccontate in maniera diversa da molti artisti della nuova scena cantautoriale, finalmente arrivati al grande pubblico - una delle chiavi di questo riconoscimento popolare ? "La cosa importante per me era dire la verità, e per dire la verità mi sono accorto poi, dopo averlo fatto, che il peggior di modo di arrivare alle persone sia pensare di arrivare alle persone. Io parlavo solo di me che ho trent'anni. La cosa bellissima è che il pubblico nei miei concerti è molto trasversale, quindi vedo gente molto più grande di me cantare 'La fine dei vent'anni'. Questa cosa generazionale è una conseguenza del mettere fuori le mie fragilità, del metter fuori delle cose particolari - penso alla canzone che parla dei miei genitori". Padre che è anche il protagonista del video dell'ultimo singolo, "Del tempo che passa la felicità": "Lui l'ha presa bene ed è diventato a tutti gli effetti il Mick Jagger della famiglia, non lo ferma più nessuno". Al netto delle tematiche quello che distingue le canzoni di Motta sono una struttura sì pop, ma meno smaccatamente radiofonica di altri esponenti di questa scena (semplificata spesso per comodità di cronaca, accorpando artisti spesso anche poco simili). "Le mie canzoni credo siano pop, da una parte anche facili da capire, il suono di sicuro non è dato dalla voglia di fare cose strane. Si tratta solo del fatto che per molti anni ho suonato tante cose, male, e gli arrangiamenti sono diversi dagli altri, ma solo perché volevo trovare una cosa mia. Non c'è stato niente di scelto lucidamente, tutta la musica che c'è è al servizio della cosa più importante nelle canzoni, che sono le parole". Una cosa, non dico controcorrente, ma che non è sempre in linea con quello che sembra sia la direzione presa più spesso dal pop internazionale, dove l'attenzione è maggiormente rivolta ai suoni e alla produzione. "Sono scelte, della musica che c'è in giro ci sarà una selezione negli anni. Magari alcune cose che vanno di moda ora, che sembrano fresche a livello sonoro e fra tre o quattro anni avranno già stancato per lasciare posto a un'altra cosa. Io faccio sempre fatica perché sono completamente innamorato dell'Italia e della musica italiana, ma spesso mi accorgo che a livello sonoro le cose che vanno di moda ora in Italia, all'estero già hanno fatto il loro percorso. Bisognerebbe smetterla di guardare fuori e cercare di fare qualcosa di nostro anche negli errori, anzi proprio negli errori". Chi i musicisti della tradizione italiana che più sono stati importanti? "La persona che mi ha fatto venir voglia di iniziare a suonare, fra tutte, è Lucio Dalla, ma anche Piero Ciampi. C'è da dire che è anche molto diverso da quello che faccio io, però dovevo poi pensare a fare musica che fosse mia e non musica bella, cioè quella che ho sempre reputato musica bella". Sabato 1 aprile, quindi, tappa conclusiva del tour, grande festa e punto su questo 'annus mirabilis'. Dopo? Si volta pagina riprendendo a lavorare con Riccardo Sinigallia come per 'La Fine dei Vent'anni"?"Con Riccardo non lo so, ma ci vediamo ogni giorno. Ho sicuramente voglia di mettermi a scrivere canzoni nuove e da una parte ho anche la libertà che ho creato in questo disco - anche musicale - di aver aperto tantissime porte.Devo capire se aprirne altre, se passare di nuovo attraverso porte che ho già aperto, ma non è banale avere questa libertà. La cosa importante è che stranamente ho voglia di buttarmi nello scrivere canzoni nuove, che non è assolutamente una cosa divertente per come la faccio io". Il live da una parte è godere di tutta la drammaticità che c'è, è mettere il cuore sul tavolo, io ci ho messo cinque anni per fare questo disco, è stato bello ma ci sono stati anche momenti di solitudine per cercare le parole giuste. Il godere del risultato, farlo, non è assolutamente facile".
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