Netanyahu, sul mandato di arresto per il premier di Israele tre linee diverse dell’esecutivo italiano

Netanyahu, sul mandato di arresto per il premier di Israele tre linee diverse dell’esecutivo italiano

Netanyahu, sul mandato di arresto per il premier di Israele tre linee diverse dell’esecutivo italiano Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Va arrestato”; il vicepremier Matteo Salvini: “No”; la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Vedremo”. Intanto in Libano 4 soldati italiani sono stati feriti dai frammenti di missili lanciati da Hezbollah

Il mandato di arresto della Corte penale internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant ha messo in fibrillazione la politica italiana, ma soprattutto spacca il governo Meloni e il centrodestra. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani tenta di scovare spiragli per non applicare la sentenza in Italia in caso di viaggio nel nostro Paese del primo ministro d’Israele accusato di crimini di guerra, mentre la Lega di Matteo Salvini definisce la sentenza della Corte internazionale addirittura «filo islamica». Eppoi ribadisce: «Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri».

La Farnesina

Parole che causano la reazione del responsabile della Farnesina. “La linea è quella del presidente del Consiglio, – così Tajani – che io ho il dovere di attuare anche perché la condivido”. “Lunedì a Fiuggi – aggiunge – comincerà il G7 dei ministri degli Esteri e prenderemo le decisioni insieme ai nostri alleati”. Posizioni che provocano la reazione dell’opposizione con Pd, 5 stelle e Avs: chiedono tutti di applicare la sentenza e di «non cercare vie d’uscita». «L’Italia ha il dovere di rispettarla», dichiara Giuseppe Provenzano, responsabile esteri dei dem.

Meloni

Il governo Meloni si ispira invece ad una linea improntata alla «cautela». In prima battuta, per comprendere meglio le implicazioni della decisione della Corte. Il ministro degli Esteri Tajani, non a caso dopo aver sentito la premier Giorgia Meloni e i tecnici di Palazzo Chigi, predica la massima cautela anche sull’applicazione della sentenza: «Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione — dice — noi sosteniamo la Corte, ricordando sempre che deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico». Il ministro degli Esteri si dice preoccupato «per le conseguenze politiche della decisione», che potrebbero rendere più difficile il percorso di pace per un cessate il fuoco. Dalla Farnesina aggiungono che sono «in corso interlocuzioni con il ministero della Giustizia e Palazzo Chigi» per stabilire la posizione del governo da un punto di vista tecnico e che non commentano «esternazioni di altri ministri» proprio perché è ancora tutto «in via di definizione». Quest’ultimo passaggio è riferito alle dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, che registrando la puntata di Porta a Porta su Rai Uno ha detto senza tanti giri di parole: «Aderendo alla Corte penale internazionale, se venissero in Italia Netanyahu e Gallant dovremmo arrestarli». Pur ritenendo, ha aggiunto, la sentenza «sbagliata».

Palazzo Chigi

Il problema è che le frasi del ministro meloniano sono state subito riprese dalle agenzie di stampa internazionali e hanno fanno il giro del mondo. Suscitando fastidio dalle parti di Palazzo Chigi. «La linea del governo è quella del ministro degli Esteri», fa sapere infatti la presidenza del Consiglio. Una linea secondo il centrosinistra «inaccettabile»: «Lo statuto della Corte penale internazionale pone in capo agli Stati che hanno aderito l’obbligo di dare corso alle decisioni — dice il dem Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia — se ci fosse una presenza di Netanyahu nel nostro Paese dovremmo metterlo sotto il controllo delle autorità e impedirgli una libertà di azione». E Laura Boldrini, altra deputata Pd: «Il ministro Tajani ci dica cosa intende fare per adempiere all’obbligo che ha l’Italia di attuare le sentenze della Corte penale internazionale, perché non è una scelta ma è un dovere».

AVS

Anche per Alleanza verdi e sinistra l’Italia si deve subito adeguare: «Il mandato di arresto nei confronti di Netanyahu e Gallant è di importanza storica e arriva mentre il genocidio dei palestinesi, quell’ecatombe, è ancora in atto», sostiene Nicola Fratoianni. Il Movimento 5 stelle critica il tentativo del governo Meloni di non applicare la sentenza. «Sono scioccanti e vergognose le parole di Tajani sul mandato d’arresto», dicono i componenti contiani delle commissioni Esteri e Difesa del Parlamento. Aggiungendo: «Come ha ricordato anche l’alto rappresentate dell’Unione europa per la politica estera, Josep Borrell, le decisioni dei giudici dell’Aja non sono politiche ma ordini di arresto vincolanti per tutti i paesi Ue». E con un intervento sui social il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, rilancia: «Va avviato subito un embargo dell’Europa all’invio di armi per Israele».

Unifil

Intanto 4 soldati italiani sono stati feriti, e il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che sono stati colpiti dai frammenti di 2 missili di Hezbollah. E l’indignazione è bipartisan: la premier Giorgia Meloni dichiara inaccettabili gli attacchi contro Unifil, il presidente della Camera Lorenzo Fontana esprime vicinanza ai nostri militari, anche il ministro della difesa Guido Crosetto parla di atto intollerabile e invita Israele a non utilizzare le basi Nato come scudo.


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