Quirinale, dopo il no di Mattarella al mandato bis, la palla è ai partiti ma l’intesa è lontanissima

Quirinale, dopo il no di Mattarella al mandato bis, la palla è ai partiti ma l’intesa è lontanissima

Quirinale, dopo il no di Mattarella al mandato bis, la palla è ai partiti ma l’intesa è lontanissima


Intanto, dopo che la manovra è approdata al Senato, ci sarà un nuovo round sulla previdenza tra governo e sindacati: martedì 16 alle 17.30 il premier Draghi ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Sbarra e Bombardieri a Palazzo Chigi

La decisione di Sergio Mattarella di allontanare la prospettiva di una rielezione al Colle era in qualche modo aspettata da chi sta tessendo, dietro le quinte, la tela sul voto di febbraio. Eppure, proprio chi punta ad evitare che si aprano spazi per il voto anticipato faceva - e fa ancora in realtà - affidamento sull'attuale Capo dello Stato.


Il no

Che il presidente della Repubblica possa essere disponibile è ormai considerata ipotesi estrema dal momento in cui Mattarella si è posizionato sulla linea dei predecessori. "Anche Giovanni Leone, come Antonio Segni, era contrario alla immediata rielezione del presidente della Repubblica e, parallelamente, all'istituto del semestre bianco", ha detto la prima carica dello Stato. Rilanciando di fatto la palla ai partiti affinché facciano scelte responsabili nell'interesse del Paese. E proprio in questa prospettiva che chi ritiene Mario Draghi la figura adatta per assicurare un settennato nel segno dell'europeismo più convinto ha tratto ulteriore ispirazione. In realtà, la nebbia - è convincimento comune tra 'poenes' e 'big' - diventa ogni giorno più fitta. Perché il fronte 'pro Draghi' al Colle nelle ultime settimane si è assottigliato sempre di più, sulla spinta della maggioranza di deputati e senatori che teme le urne.


Il centrodestra

Nel centrodestra l'azzurro Giacomoni cita una canzone di Vasco Rossi ("Sono ancora qua") per lanciare la volata a Berlusconi che ai fedelissimi ha più volte ripetuto di non essere candidato ma allo stesso tempo si è detto lusingato, soprattutto se arrivasse "un regalo inaspettato". Gli azzurri che gli hanno parlato sono convinti che manchino una quarantina di voti all'appello ma anche se la ministra Mara Carfagna garantisce la compattezza di FI nella partita, occorrerebbe che convergessero sull'ex premier i voti dei moderati. E non è solo Iv a frenare. E mentre nel Pd c'è il convincimento che 'la sindrome dei 101' che affossarono Prodi sia ormai alle spalle, anche le manovre in campo europeo - l'operazione Dem che sta valutando l'ingresso M5s nel gruppo dei socialisti e l'ingresso, di conseguenza di Calenda nel gruppo in Renew, dove è presente Renzi - potrebbero avere uno sbocco nella partita del Quirinale. "Noi puntiamo a spaccare i Movimento 5 stelle", dice senza mezzi termini un 'big' renziano. Sullo sfondo resta l'interrogativo sulle reali intenzioni del presidente del Consiglio, ma è proprio nel nome dell'agenda Draghi che cominceranno nelle prossime settimane le manovre portate avanti dai centristi in Parlamento. La tesi è che la battaglia futura sarà tra chi crede che con l'arrivo a palazzo Chigi dell'ex numero uno della Bce sia cambiata totalmente la politica senza che ci sia più differenza tra centrodestra e centrosinistra e chi, invece, crede che dopo Draghi debba ritornare il bipolarismo. La partita sulla legge elettorale resta in 'stand by'. Manca ancora tempo, ma Mattarella che, tra l'altro, in un altro passaggio, nel ricordare l'ex presidente Leone, ha ricordato che "la solitudine è co-essenziale alla funzione di presidente della Repubblica, ma nessun uomo è solo se sceglie la libertà e l'obbedienza alla propria coscienza", ha inviato un segnale che lascia i partiti di fronte ad un dilemma da risolvere. Con la difficoltà a trovare, anche per i tanti voti non 'controllati', la convergenza su una figura adatta a prendere il testimone del Capo dello Stato.



I sindacati

Intanto, dopo che la manovra è approdata al Senato in seguito alla firma del Capo dello Stato, ci sarà un nuovo round sulla previdenza tra Governo e sindacati dopo le richieste di Cgil, Cisl e Uil di aprire un confronto e introdurre maggiore flessibilità nel sistema a partire dalla legge di Bilancio. Martedì 16 alle 17.30 il premier, Mario Draghi ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri ma i margini sulla manovra sono strettissimi ed è probabile che si faccia solo una nuova panoramica sulle cose da fare a partire dall'anno prossimo. I sindacati hanno apprezzato la convocazione dopo le richieste e gli annunci di mobilitazione sulla manovra, soprattutto sulla Quota 102 (con 64 anni di età e 38 di contributi) per il 2022 definita una "beffa" e si preparano a chiedere più risorse per il pacchetto. Un piccolo passo avanti si è fatto riportando i requisiti minimi per opzione donna a 58 anni (59 per le autonome) a fronte di 35 anni di contributi oltre all'anno di finestra mobile, ma i sindacati vorrebbero rassicurazioni anche sull'allargamento della platea dei gravosi. Nella sostanza il Governo si metterà ancora in una situazione di ascolto con i sindacati ma è difficile che si possano ottenere cambiamenti corposi della manovra durante l’iter parlamentare.


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