I Cani, Ho smesso di nascondermi e ora parlo della mia vita. Sarà un live equilibrato

I Cani: " Ho smesso di nascondermi e ora parlo della mia vita. Sarà un live equilibrato"

I Cani: " Ho smesso di nascondermi e ora parlo della mia vita. Sarà un live equilibrato"


Due chiacchiere con Niccolò Contessa su "Aurora", i nuovi stimoli, i live, metterci la faccia e Calcutta

Niccolò Contessa, cantautore romano che si cela dietro il progetto I Cani, uno dei fenomeni dell'ambiente indipendente italiano degli ultimi anni, ci racconta il nuovo album "Aurora" e il live che, dopo la data zero di venerdì 20 febbraio al Cage di Livorno, sarà all' Alcatraz di Milano il giorno seguente e all' Atlantico di Roma martedì 23 per due date sold out.

Parliamo di "Aurora", un bel cambio di rotta rispetto agli esordi molto impostati sull'elettropunk di cinque anni fa con "Il sorprendente album d'esordio de I Cani".
Sì, diciamo che in realtà è stata una cosa molto graduale, non è stata necessariamente una ricerca , una provocazione è proprio che negli anni, forse per un questione di età, i gusti si evolvono. Il pezzo super veloce e distorto magari ora mi stimola di meno, a differenza di altri tipi di suoni, di atmosfere.

Già nel precedente album"Glamour" si avvertiva questo passaggio.
Certo, lì era ancora una cosa intermedia, stavo cercando un po' una dimensione andando verso la canzone, una scrittura meno punk e più classica.

Quello che colpisce dei brani di "Aurora" è proprio che, come non mai, nonostante la tanta elettronica e i molti suoni, verrebbero benissimo anche solo voce e chitarra.
Questa, infatti, è una cosa che ho proprio cercato e inizialmente li ho scritti voce e piano. A differenza dei dischi precedenti dove magari avevo proprio degli appoggi che mi mettevo a riarrangiare al computer, questa volta volevo che fossero versi che girassero in qualche modo bene anche solo piano e voce, senza produzione, senza arrangiamento, senza effetti speciali. Proprio perché se c'è una base solida, anche se con un vestito diverso addosso, parti da qualcosa che già funziona. 

Viene avanti la composizione, la forma canzone, finalmente, quando in passato forse qualcuno ti aveva accusato di fare musica poco suonata e più piaciona.
All'inizio, e magari era pure vero, non badavo tantissimo a queste cose, pensavo più a trasmettere una sensazione che alla melodia della strofa o del ritornello, mi interessava più che altro l'impatto e che fosse una cosa più spontanea e immediata. Questa volta ho passato più tempo a cercare la soluzione adatta, il giro armonico giusto.

Un'altra cosa che è cambiata nel tuo lavoro, durante gli anni, è lo scenario: hai abbandonato la questione "romanocentrica" per allargare le tematiche. Tu sei uno che racconta bene, un cantastorie, ma cosa finisce nelle tue canzoni? 
Un tempo mi sembrava fresco e in qualche modo originale raccontare delle cose prese dal quotidiano, mi sembrava ci fosse una sorta di cambiamento culturale e antropologico nella visione del mondo dei ragazzi della mia età rispetto a quelli della generazione precedente e quindi mi andava di raccontarlo. Da dopo il primo disco si è iniziato a parlare molto questa generazione di creativi, non creativi, Roma Nord, si sono creati una serie di tormentoni su queste cose che mi hanno fatto un po' disinteressare e ho iniziato a cercare ispirazione altrove, passando più per la mia vita o per quella di persone che mi stanno molto vicino o rivolgendomi all'astronomia, all'astrofisica, cose molto lontane. Qualcosa che non fosse più Roma Nord e che mi risultasse più stimolante.

Tra l'altro nel disco c'è questa dicotomia tra scienza e spiritualità.
Certo, perché secondo me le due parti non avrebbero funzionato da sole. La parte troppo "zoom out" sarebbe risultata fredda, mentre quella "zoom in", canzoni troppo personali, sarebbero risultate troppo asfittiche ed opprimenti. Volevo che ci fosse questo continuo guardare le cose molto da lontano e molto da vicino.

Il tuo cambiamento negli anni ha portato a un esporsi a 360°, banalmente anche per il tuo metterci la faccia, quando agli esordi eri ritratto con un sacchetto in testa.
Sì, più che altro è stato uno smettere di nascondersi. A un certo punto mi sembrava quasi più narcisista continuare a nascondersi che dire vabbè...è quasi una cosa alla Nanni Moretti "Mi si nota di più se non vengo...". Poi alla fine mi espongo di più nelle canzoni che non con una foto, quindi tutto sommato anche la foto va bene, anche la ripresa video va bene, non ho più questa fissa.

Domani sera avete la data zero del live di Aurora al Cage di Livorno e poi ben due sold out domenica 21 all'Alcatraz di Milano e all'Atlantico Live di Roma martedì 23. Come sarà lo show?
Abbiamo cercato e, spero, trovato, un equilibrio perché non volevamo sacrificare né il materiale nuovo né quello vecchio e nemmeno stravolgere. Lo abbiamo pensato come un percorso, ci saranno delle fasi più tirate dedicate al vecchio materiale, e altre più legate al nuovo materiale, ci saranno delle cose molto diverse tra loro. Da momenti con tutta la band di cinque elementi a momenti da solo, e un sacco di sorprese. Dopo ci saranno altre date in primavera ed estate, ma il tutto verrà comunicato a tempo debito.

Ad aprire ci sarà il fenomeno del momento, il tuo protetto Calcutta, con il quale hai collaborato per il suo album "Mainstream" e che recentemente ha anche avuto endorsement da gente come Jovanotti.... sei come Re Mida.
Quello è merito suo, penso siano state le sue canzoni più che qualsiasi altra cosa, ha delle canzoni molto molto forti ed il disco è andato bene, è stato più un lavoro di motivazione personale su di lui che altro. Sono super contento per lui e anche per me, essendo una cosa alla quale  ho collaborato, ma non mi stupisce più di tanto perché penso che ci sia un talento molto evidente ed immediato. 

Una domanda che faccio sempre agli artisti italiani è quella sul rapporto tra ambiente indie e, appunto, mainstream. Guardi di buon occhio le contaminazioni tra i due mondi o preferisci che le due realtà non si incontrino? Scriveresti per qualche artista "grosso"?
Non l'ho mai fatto ma potrei...per me è una cosa positiva, certo dipende dai risultati. Una canzone come Luca lo stesso di Carboni è bella e si sente che in qualche modo viene da un mondo che non è quello solito della canzone radiofonica italiana.  Se c'è una contaminazione che porta delle cose belle è una figata, l'importante è che non si perda l'identità. Lo snobismo e il fatto di cercare esplicitamente di piacere a meno persone non mi trova d'accordo, ma ovviamente c'è il rischio opposto, che è quello di cercare di fare una cosa che piace a tutti e in realtà non piace a nessuno. L'intenzione deve essere quella di comunicare a tutti, ma di farlo con la massima onestà.



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