Ira della premier Meloni, Brunetta si revoca l'aumento Photo Credit: ANSA
08 novembre 2025, ore 08:00
Una scelta non condivisibile per la presidente del Consiglio, opposizione all’attacco
Renato Brunetta si aumenta lo stipendio elevandolo a 311mila euro avvalendosi della sentenza della Corte Costituzionale di abolire il tetto dei 240 mila euro annui per i dirigenti pubblici e la presidente del Consiglio si irrita a tal punto da definire una scelta non condivisibile quella presa dal presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Passano solo poche ore, e Renato Brunetta fa sapere che la sua decisione sarà revocata. "Provvederò a revocare con effetto immediato la decisione assunta in Ufficio di Presidenza", afferma direttamente il presidente del Cnel spiegando di non volere "in alcun modo che dall'applicazione legittima di una giusta sentenza della Corte Costituzionale derivino strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell'istituzione che presiedo e, di riflesso, condizionare negativamente il dibattito politico e l'azione del Governo". Le opposizioni vanno all’attacco, ma qualche bordata arriva anche dalla maggioranza, soprattutto dalla Lega nonostante la difesa d'ufficio dell'istituto. Il tutto mentre la manovra è in Parlamento e ha appena ricevuto critiche da più parti sul fronte del sostegno ai redditi. E così dai piani alti di Palazzo Chigi trapela l'irritazione della premier con l'ex ministro ma anche con la sentenza della Corte.
Le opposizioni
Le opposizioni vanno all'attacco e chiedono alla premier di fare di più a partire dalla manovra e dall'aumento dei salari. E mentre il sindacato della Cgil annuncia lo sciopero generale contro la legge economica, Matteo Renzi ironizza: "Meloni dice che non farà mai quello che ho fatto io? E' vero: io volevo abolire il Cnel, lei invece lo ha riempito di soldi e ci ha messo alla guida il pensionato d'oro Renato Brunetta". E ancora Giuseppe Conte: "Niente salario minimo ma sono aumentati gli stipendi dei vertici Cnel e di Brunetta". "Questo è uno schiaffo ai lavoratori", dice il Pd con Andrea Casu chiedendo a Giorgia Meloni di rispondere della vicenda. "Sono senza vergogna", accusa Nicola Fratoianni.
La posizione del centrodestra
Nel centrodestra Forza Italia si mostra fredda. "Abbiamo letto la nota del Cnel. Prendiamo atto", si limita a commentare sollecitato sul punto Raffaele Nevi, il portavoce nazionale del partito di Tajani. La Lega, invece, cavalca la vicenda. "Abbiamo letto la notizia e siamo rimasti scandalizzati", ammette un big salviniano. Dal partito si fa sapere che arriverà una interrogazione parlamentare in materia. I leghisti starebbero dunque studiando la fattibilità di un emendamento in materia alla manovra che dovrebbe in qualche misura superare tecnicamente la questione della sentenza della Corte. L'argomento è all'ordine del giorno del governo da tempo. Il ministro della p.a. Paolo Zangrillo a fine settembre scorso aveva fatto sapere che sulla questione erano in corso ragionamenti con il Mef proprio per trovare uno strumento legislativo dopo la decisione di luglio della Consulta: decisione che Palazzo Chigi non ha condiviso.



