La disponibilità di acqua calda in cella non è un diritto dei detenuti, e il garante avvia accertamenti

La disponibilità di acqua calda in cella non è un diritto dei detenuti, e il garante avvia accertamenti Photo Credit: fotogramma.it
14 luglio 2024, ore 21:30
Il giudice di sorveglianza attraverso un’ordinanza rigetta il ricorso di un detenuto, specificando che l’acqua calda in cella non sia un diritto essenziale
Il caso
Il garante dei detenuti avvierà degli accertamenti nella struttura carceraria di Sollicciano, in provincia di Firenze. I detenuti avevano infatti avanzato alcune richieste come sconti di pena a causa delle condizioni degradanti dell’istituto penitenziario. Ha in particolare fatto notizia il ricorso di un detenuto che denunciava la mancanza di acqua calda in cella, nel lavandino che si trova all’interno della camera detentiva. Il magistrato ha ritenuto che la fornitura di acqua calda non sia da considerare un diritto essenziale, ma al contrario una pretesa valida nei confronti delle strutture alberghiere, e non degli istituti penitenziari. Il giudice ha sostanzialmente considerato l’accesso all’acqua calda in carcere un diritto alienabile, e non inalienabile, negandolo quindi al richiedente. Per questo motivo si è reso necessario l’intervento del garante.
Sovraffollamento
Negli ultimi anni in Italia il numero dei detenuti è cresciuto di continuo. Stando ai dati del Ministero della Giustizia sarebbero presenti 10.200 detenuti in più, in relazione alla disponibilità delle strutture. Il 4 luglio 2024 è stato pubblicato il decreto-legge presentato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha tra gli obiettivi proprio quello di limitare il problema del sovraffollamento, dando respiro agli istituti penitenziari. Il decreto-legge insiste sulla possibilità di concedere sconti di pena, o in alcuni casi specifici, di seguire percorsi di riabilitazione in strutture diverse da quelle carcerarie.
Condanna
Nel 2013 il nostro paese ha ricevuto una condanna dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La condanna fa riferimento proprio alle condizioni di sovraffollamento, che ledono il rispetto della dignità umana. La condanna è motivata dalla violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, nel caso specifico di alcuni detenuti che stavano scontando la loro pena in celle con meno di 3 metri quadri per persona. Tra le varie criticità del sistema emerge inoltre la carenza di personale all’interno di istituti penitenziari. Sotto questo aspetto il nuovo decreto prevede l’inserimento di 1000 nuovi agenti di polizia penitenziaria e la messa in atto di nuove misure che contrastino il sovraffollamento. In ogni caso le condizioni delle strutture sono critiche e si contano già 55 suicidi avvenuti in carcere dall’inizio dell’anno. Numeri drammatici.