Maltrattamento animale: pene più severe, ma basteranno per fermare le crudeltà?

Maltrattamento animale: pene più severe, ma basteranno per fermare le crudeltà?

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Animali torturati e uccisi: le nuove normative prevedono sanzioni severe, fino a condanne penali

La camera ha approvato una modifica cruciale al quadro legislativo contro il maltrattamento animale. La riforma introduce pene più severe per diversi reati contro gli animali, fino alla reclusione nei casi più gravi. Uccidere un animale, ad esempio, sarà punito con una pena da 6 mesi a 3 anni di carcere, estendibile a 4 anni in caso di sevizie.

Combattimenti, spettacoli e traffico illegale

Le modifiche alla legislazione sugli animali sono estese anche a chi organizza o partecipa a spettacoli che infliggono sofferenze agli animali, a violazioni legate ai combattimenti clandestini e alle competizioni illegali. Saranno previsti aggravamenti per crimini commessi alla presenza di minori, contro più animali o se i fatti vengono documentati o diffusi online. È impensabile che ancora oggi si continuino a praticare tali atrocità, ma questi crimini sono all’ordine del giorno. Anche il traffico illecito di animali da compagnia è in aumento negli ultimi anni, a causa della crescente “moda” di possedere razze canine sempre più esclusive o addirittura animali non idonei a essere tenuti come compagnia.

Difesa degli animali protetti e dei loro habitat

Tra le novità, la protezione degli animali di specie protette, come l’orso, e il rafforzamento delle norme contro la distruzione degli habitat in siti tutelati. Saranno puniti la cattura, l’uccisione e la detenzione di specie protette. Parallelamente, il nuovo ordinamento prevede multe salate per chi abbandona un animale o lo tiene in condizioni incompatibili con il loro benessere, con sanzioni che possono raggiungere i 10.000 euro.

Addio alle catene si va verso una maggiore libertà

Una svolta riguarda la detenzione dei cani: vietata la catena, fino a oggi regolamentata da direttive regionali. Si tratta di un cambiamento che segna un importante passo avanti verso il rispetto degli animali come esseri senzienti e non come oggetti da utilizzare a piacimento.

Gli animali diventano soggetti di diritti

Un cambio di rotta accompagna queste modifiche legislative. Il codice penale abbandona la vecchia intestazione, adottando il titolo “Dei delitti contro gli animali”. Questo riconosce gli animali come soggetti portatori di diritti e non più come oggetti, un riconoscimento che da anni gli attivisti per i diritti degli animali chiedevano con forza.

Lav: «Pene troppo basse, rischio impunità»

Nonostante gli aspetti positivi, le organizzazioni per la tutela animale rimangono critiche. Ilaria Innocenti e Roberta Poscente, rispettivamente dell’Ufficio Rapporti Istituzionali e dell’Ufficio Legale Lav (Lega Anti Vivisezione), evidenziano un problema fondamentale: «Le pene non sono proporzionate alla gravità dei crimini. Sarà difficile che i colpevoli di maltrattamenti e uccisioni finiscano davvero in carcere. Solo stabilendo pene più alte si sarebbe potuta garantire una condanna certa».

Una legge necessaria, ma non ancora sufficiente

La riforma ha gettato le basi per un cambiamento, ma il lavoro non è finito. Per proteggere davvero gli animali secondo gli animalisti, serve non solo una legge chiara e incisiva, ma anche un sistema di controllo efficace e pene esemplari che rendano giustizia alle vittime silenziose di una società che, troppo spesso, ignora il loro dolore.

Il Parlamento cosa sta facendo a riguardo?

La sensibilità è comunque in aumento. Un’importante proposta, sostenuta da vari partiti, ha portato per esempio all’approvazione della legge che vieta l’uccisione selettiva dei pulcini maschi, una pratica in corso nell’industria delle uova.



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