Sanità in crisi: la corsa al privato che rischia di far cadere in povertà trecentoottantamila famiglie

Sanità in crisi: la corsa al privato che rischia di far cadere in povertà trecentoottantamila famiglie

Sanità in crisi: la corsa al privato che rischia di far cadere in povertà trecentoottantamila famiglie


Una ricerca dell'università LUMSA rivela che per il 5,2% delle famiglie più di un quinto dei consumi non essenziali va nella sanità privata, perché non si trovano trattamenti o esami tempestivi nel pubblico.

La sanità pubblica è un baluardo di civiltà che il nostro welfare prevede e comprende ma è anche un diritto da difendere e proteggere da negligenze che negli anni hanno portato ad un ingolfamento della macchina della Salute. Difatti, secondo una recente ricerca sempre più famiglie si affidano a cure private, poiché nel pubblico non ritrovano più esami e trattamenti tempestivi. Il problema è che non tutti possono poi economicamente permettersi questo iter, tant’è che il 5,2% delle famiglie italiane investe più di un quinto dei consumi non essenziali nella sanità privata.

LE PAROLE DEL PROFESSORE MARUOTTI 

A presentarci la ricerca della LUMSA e le diverse conseguenze e criticità di questi dati è stato il professore Antonello Maruotti, ordinario di statistica all'università, ospite di RTL 102.5 in Non stop news: “Il nostro sistema sanitario nazionale dovrebbe essere universale ed equo. Ogni volta che le famiglie devono mettere mano al portafoglio, semplice per curarsi, questi principi possono venire meno – afferma Maruotti – parliamo di un milione e trecentocinquanta mila famiglie”.

LE GRANDI DIFFERENZE TRA NORD E SUD ITALIA 

Anche la geografia gioca la sua parte in questo discorso, il sud Italia sembra soffrire maggiormente di queste dinamiche: “In Calabria, quasi il 10% delle famiglie spende più del 20% non in risorse alimentari ma in cure. Differenza tra settentrione e meridione che vediamo in diversi servizi, che diventa ancora più critica quando si parla di sanità e questo porta ad una vera e propria migrazione alla ricerca di cure migliori e maggiormente tempestive”.

UN PRIMO PROVVEDIMENTO PER INCENTIVARE ALLA PREVENZIONE 

Spesso si parla di cooperazione e commistione tra pubblico e privato per alleggerire il problema, ridimensionare l’impatto di questa inefficienza. Su questo il professore di statistica della LUMSA propone un primo provvedimento: “L’assicurazione privata dovrebbe essere in parte finanziata dallo stato (almeno per le famiglie economicamente più a rischio. 380mila sono a rischio di impoverimento proprio per sopperire alle cure non garantite) e questo potrebbe essere un incentivo a fare prevenzione e curarsi. Perché se non c’è prevenzione poi lo stato sostiene dei costi che probabilmente non avrebbe sostenuto se ci fosse stato un intervento precauzionale”.

L'INSEGNAMENTO MANCATO

L’esempio e l’approccio risolutivo potrebbe ritrovarsi nella reazione che c’è stata ad un’emergenza collettiva come quella del Covid, in quel caso le istituzioni hanno applicato la logica e la struttura nazionale del servizio sanitario facendo un ottimo lavoro. Non va dimenticata quella esperienza che sicuramente ci ha fatto ricordare quanto sia importante investire economicamente in quel comparto.


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