Catania, ragazze bulgare trattate da schiave e costrette a prostituirsi; otto arresti, una disabile tra le vittime

Catania, ragazze bulgare trattate da schiave e costrette a prostituirsi; otto arresti, una disabile tra le vittime

Catania, ragazze bulgare trattate da schiave e costrette a prostituirsi; otto arresti, una disabile tra le vittime


La squadra mobile di Catania ha smantellato un'organizzazione criminale che obbligava le giovani provenienti dalla Bulgaria a prostituirsi; otto arrestati, bulgari e italiani; tra le vittime una ragazza affetta da un grave handicap

Rese schiave e costrette a prostituirsi

Storie di violenza difficili da raccontare, da immaginare, con vittime ragazze giovani, rese schiave, comprate proprio come schiave in Bulgaria, per poco più di seimila euro e portate in Italia, a Catania. Venivano sistemate in abitazioni fatiscenti (nel quartiere San Cocimo del capoluogo etneo), con pessime condizioni igieniche, private di ogni libertà (e dei documenti di identità) e sfamate con lo stretto necessario per vivere. Venivano poi costrette a prostituirsi, ogni giorno, per diverse ore, dalla sera all'alba, con ogni condizione atmosferica, persino durante le restrizioni imposte dalla pandemia, sottoposte a violenze e soprusi, controllate dai loro connazionali o da italiani, facenti parte dell'organizzazione. Le vittime garantivano al gruppo criminale un introito costante di circa 1.400 euro a settimana ciascuna.

Una ragazza disabile tra le vittime

C'era anche una ragazza particolarmente vulnerabile, perché affetta da un grave handicap, costretta a prostituirsi. E' stata individuata dalla squadra mobile della Questura in casa di Emil Milanov, 49 anni, il capo della banda, arrestato oggi. Dopo essere stata sentita da magistrati della Dda di Catania, con la collaborazione di un ente anti-tratta, è stata posta in una struttura protetta. La sua testimonianza ha restituito un quadro drammatico delle condizioni in cui era costretta a vivere: la Procura antimafia che ha coordinato l'operazione ha ricostruito che "veniva maltrattata, in quanto estremamente vulnerabile,  per la sua condizione di donna, straniera e affetta da un grave e limitante handicap". Il gruppo, si legge negli atti dell'inchiesta, "la costringeva non solo a prostituirsi, ma anche a svolgere mansioni domestiche, cucinare, svegliandola in alcuni casi in piena notte e vessandola con violenze fisiche e verbali indescrivibili".

Una coppia di bulgari ai vertici dell'organizzazione

Con le indagini della polizia, secondo la Procura di Catania, "è stato possibile dimostrare che l'organizzazione criminale, capeggiata dalla coppia Emil Milanov e Milena Milanova, ha previsto una precisa assegnazioni di ruoli e compiti, attraverso il contributo e la collaborazione operativa di italiani e bulgari, con mansioni di controllo e di accompagnamento delle vittime" sul luogo in cui erano costrette a prostituirsi. L'operazione, spiega la Dda, e' stata denominata 'Bokluk', spazzatura in lingua bulgara, perché gli indagati erano soliti apostrofare con tale espressione le donne ridotte in schiavitù. La polizia ha condotto in carcere quattro persone (tre bulgari e un italiano) Emil Milanov, di 49 anni, Milena Milanova, di 31, Maria 'Zina' Kozarova, di 27, e Massimo Corrado, di 33. Sono stati posti agli arresti domiciliari: Francesco Barbera, di 40 anni, Giuseppe Caruso, di 35, Alessandro Santo Coco, di 31, e Elena Angelova, di 33. Un 73enne è stato sottoposto all'obbligo di dimora a Catania. Un decimo indagato è irreperibile.  I reati ipotizzati, a vario titolo, sono tratta di persone, riduzione in schiavitù, associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, aggravati dalla transnazionalità. La polizia ha sequestrato materiale informatico, telefonini, oggetti preziosi e denaro.


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