Il governo verso nuove restrizioni in 4 regioni, le misure adottate forse efficaci per appiattire la curva dei contagi

Il governo verso nuove restrizioni in 4 regioni, le misure adottate forse efficaci per appiattire la curva dei contagi

Il governo verso nuove restrizioni in 4 regioni, le misure adottate forse efficaci per appiattire la curva dei contagi


Dai numeri del ministero della salute arrivano anche buone notizie, rallenta la curva dei contagi e forse si potrà evitare il lockdown generale, la strategia del governo passa anche attraverso misure locali delle regioni e dei sindaci per ridurre gli spostamenti e gli assembramenti, i Commercialisti lanciano l’alllarme, 460.000 piccole imprese nel 2021 potrebbero chiudere

I numeri arrivati ieri sul tavolo del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, fanno ben sperare: le misure adottate fino a questo momento sembrano funzionare. I casi aumentano, certo, ma in maniera non più esponenziale. Si è forse raggiunto quel plateau nella curva dei contagi che durante la prima ondata faceva vedere la luce in fondo al tunnel agli esperti. Un dato su tutti, il rapporto tra i positivi e i tamponi effettuati: secondo le ultime rilevazioni del ministero della salute, ieri si attestava al 14,6%, un punto e mezzo in meno rispetto al giorno prima. Questo non vuol dire che si possano fare passi indietro, ma forse che il lockdown nazionale potrebbe non esser necessario. In più occasioni, negli ultimi giorni, lo stesso premier Conte ha ribadito che il blocco totale del Paese deve essere l’ultima arma da mettere in campo. Domani si riunirà ancora la cabina di regia e nuove restrizioni dovrebbero essere adottate. Sotto osservazione ci sono 4 regioni: Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia potrebbero essere inserite nella fascia arancione di rischio, mentre la Campania dovrebbe passare dalla gialla alla rossa. In quest’ultima regione la situazione è difficile, le strutture sanitarie sono al collasso e il governo sta ragionando sulla possibilità di mettere in campo l’esercito per il controllo del territorio ed evitare gli assembramenti 

Sindaci e governatori in campo con misure locali per ridurre assembramenti

Nel tentativo di evitare il blocco generale del Paese, la strategia del governo passa per il confronto diretto con le regioni e i sindaci perché si adottino misure locali. In quest’ottica, si sono moltiplicate negli ultimi giorni le ordinanze comunali che puntano a evitare gli assembramenti con misure più restrittive rispetto a quelle previste dalla fascia di rischio in cui è inserita la regione. Così a Bologna oggi entra in vigore il provvedimento del sindaco, Virginio Merola, che vieta ogni tipo di manifestazione per le vie e le piazze del centro. A Palermo, il primo cittadino Leoluca Orlando ha disposto che fino al 3 dicembre sia vietato lo stazionamento delle persone nelle zone centrali della città , dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 22 e domenica e festivi dalle 5 alle 22; a Firenze Dario Nardella sta valutando se limitare gli accessi alle piazze più frequentate. Per Napoli, Luigi De Magistris ha già annunciato che domani firmerà un provvedimento che non si limiterà alla chiusura delle strade.

Sul fronte regionale, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto stanno lavorando a ordinanze che di fatto anticiperanno la stretta del governo. Si parla di interventi su spostamenti e apertura dei negozi per evitare gli assembramenti dello scorso fine settimana, oltre a misure per bar e ristoranti.


Allarme dei commercialisti, 460 mila imprese rischiano di chiudere nel 2021

Le strategie del governo per combattere la diffusione del coronavirus non possono non tenere conto anche del tessuto economico del Paese . Una fotografia della situazione arriva dal 2° Barometro Censis-Commercialisti, realizzato in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, che rileva le profonde difficoltà delle aziende italiane: secondo lo studio, 460.000 piccole imprese sono a rischio chiusura entro il 2021. Si tratta del 11,5% del totale per un giro d’affari di 80 miliardi e un milione di posti di lavoro

 


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