Max Jury, Nel mio cd osservo lo scorrere del mondo

Max Jury: "Nel mio cd osservo lo scorrere del mondo"

Max Jury: "Nel mio cd osservo lo scorrere del mondo"


Dagli Stati Uniti a Londra, il viaggio del giovane cantautore approda al suo primo, omonimo album

Max Jury, 23enne cantautore statunitense, ha da poco pubblicato per Marathon Artists il suo primo album, "Max Jury": 11 brani dove si fondono country, soul e pop in maniera elegante e che delineano una scrittura già molto matura per quello che si candida già ad essere uno dei migliori album del 2016.

Hai aspettato due anni prima di pubblicare il tuo primo album, dopo una serie di singoli ed EP: hai avvertito la necessità di costruirlo mattone dopo mattone? Come sei arrivato a scegliere i brani che alla fine sono stati inclusi sul disco?

Quando ho iniziato a lavorare all’album ho avuto la sensazione che ci fosse molto spazio per crescere, quindi il processo di scrittura e registrazione è da considerarsi più che altro come un’esperienza di apprendimento. C’è stato un grande lavoro di revisione e ho cercato di far sì che l’album fosse coeso, di impatto, e allo stesso tempo “groovy” e gradevole. Ho scelto queste 11 canzoni semplicemente perché pensavo andassero bene insieme e che fossero un buon esempio di tutto ciò che avevo da offrire.

Hai lavorato al disco in parte agli storici Electric Lady Studios di New York City e in parte in uno studio casalingo in North Carolina, quanto ha influito il cambio sul risultato finale?

 Il cambio dagli Electric Lady Studios ( quelli fondati da Jimi Hendrix negli anni ’70, e dai quali pare Max sia stato cacciato per colpa di una candela colata su un mixer d’epoca a causa dei bassi di Numb ndr) e del team di lavoro hanno naturalmente inciso sul risultato finale, ma l’esperienza che ho avuto a New York è stata l’occasione di una vita. Quello che ho cercato di fare lì è stato imparare cose che ho poi applicato nella mia produzione casalinga in North Carolina.

Cosa ti ha lasciato lavorare con un produttore come Inflo che, partito dal mondo hip hop, è arrivato poi a collaborare con artisti come te, The Kooks e Michael Kiwanuka?

Mi ha insegnato tantissimo! Inflo vive e respira musica, è un creativo no-stop al 100 %, e lascia che la sua mente viaggi. Osservarlo è una cosa davvero speciale, ma credo che la cosa più importante che mi abbia insegnato sia l'idea di quanto e quale sforzo ci voglia per fare un disco.

L'impressione che si ha ascoltando le tue canzoni è che la tua sia una musica da "paesaggio", la colonna sonora ideale per guardare fuori dal finestrino, con una malinconia di fondo. Un viaggio tra l'Iowa e Londra, la tua seconda casa. Quanto i luoghi influenzano la tua scrittura?

Credo che la location sia una grande influenza sul mio modo di scrivere. La gran parte dell’album è stata scritta in transito – negli ultimi anni non ho mai avuto davvero una casa – ed è per questo che credo si possa avere la sensazione di “guardare fuori dal finestrino” o “essere su un treno”, perché è proprio come mi sono sentito recentemente: una specie di osservatore dello scorrere del mondo, sempre in movimento.

Il brano migliore del disco secondo me è Great American Novel, una gemma di rara bellezza che nell'ultimo anno ho ascoltato innumerevoli volte, puoi dirci qualcosa in più sulla canzone?

Great American Novel è anche una delle mie canzone preferite del disco, parla di relazioni, quelle che non hanno mai funzionato per me. In realtà direi che è una canzone sul rimpianto. “Great American Novel” non significa ovviamente che io penso che questa canzone sia “great", "grandiosa”, per nulla, è solo un modo che ho usato  per provare a descrivere la persona che è andata via.

Alla fine ti senti soddisfatto dell'album e di come è stato ricevuto dalla critica e quali pensi sia l'aspetto più forte del disco? A patto che ti interessino le critiche...

Sono decisamente soddisfatto dell’album, ma tendo a non prestare molta attenzione alle critiche perché se inizi a far derivare i tuoi meriti dalle opinioni degli altri, beh, è un sentiero scivoloso. Penso che il punto più forte dell’album siano i testi, ho perso molto tempo per scriverli e rifinirli.

Sei giovanissimo, ma ascoltando la tua musica è evidente la tua passione per le sonorità di qualche decennio fa: che musica ascoltavi in casa tua? La  tua famiglia ha avuto impatto sui tuoi gusti? Cosa ti piace della scena attuale?

Sono cresciuto con Bob Dylan, Willie Nelson, Prince, Neil Young, The White Stripes, tra gli altri, un bel po’di roba. Sono stato fortunato perché sia la mia famiglia che i miei amici hanno sempre avuto degli ottimi gusti musicali. Tra le nuove cose mi piace molto l’ultimo disco di Drake, Beyoncé, James Blake e i Parquet Courts.

Quando ti sei davvero reso conto di voler diventare un musicista?

Sono sempre stato incline alla musica, dal primo giorno che io riesca a ricordare. Ho iniziato a suonare il piano davvero giovane, spinto dai miei genitori, ma in realtà non mi è mai interessato davvero fino a quando sono diventato un teenager e ho iniziato a suonare jazz e rock’n’roll. Questo è diventato un mezzo per scrivere le mie canzoni e, una volta raggiunti i 16 anni, sapevo che ciò che volevo era fare il musicista. Ero ossessionato dalla musica, era la mia vita, e non vedevo davvero altre alternative per il mio futuro.

Hai ricevuto il battesimo del palco praticamente in modo improvviso, supportando Lana Del Rey davanti a 2000 persone due anni fa. Credi ti sia servito essere "lanciato" così allo sbaraglio?

Credo sia stato utile, e ho descritto la cosa come strappare un cerotto di colpo, invece che rimuoverlo lentamente. È stato molto stressante, ma da allora non mi sono mai più sentito nervoso nel dover salire su un palco per esibirmi in pubblico.  Ho fatto fuori tutta l’ansia in un colpo solo.

A proposito di tour: ora hai un bel po'di date avanti a te, anche situazioni come il Pukkelpop in Belgio, festival che ha in line up gente del calibro di Noel Gallagher, Rihanna o LCD Soundsystem. C'è qualche posto dove ti piacerebbe suonare che non hai mai toccato?

Amo andare in tour, credo sia il modo più onesto e genuino di condividere la musica e raggiungere nuovi fan, ed amo l’aspetto fisico del suonare dal vivo. Non ho mai suonato in Spagna – o Italia – e mi piacerebbe davvero molto (non lo dico per essere compiacente ah ah )! Oh, e  il Giappone.

Ho visto che in questi giorni eri a Londra per lavorare al video del tuo prossimo singolo, Love That Grows Old, in uscita il 22 luglio, ci puoi dare qualche anticipazione?

Credo che il video sarà figo, molto semplice ma di effetto, o almeno è ciò che spero. Per qualche motivo le persone sembrano amare particolarmente questa canzone, quindi sono eccitato all’idea di pubblicarla!


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