Risolleviamo l'Italia, la buona politica come punto di partenza per la rinascita del Paese

Risolleviamo l'Italia, la buona politica come punto di partenza per la rinascita del Paese

Risolleviamo l'Italia, la buona politica come punto di partenza per la rinascita del Paese


La terribile pandemia di Covid-19 non ha provocato solamente un’emergenza sanitaria, ma anche sociale, economica e politica. Ed è proprio dalla politica che bisogna ripartire

Cos’è la politica? Probabilmente non vi è domanda più difficile a cui rispondere. La maggior parte dei cittadini penserà a questa come sinonimo di corruzione, disonestà e opportunismo, complice anche la non impeccabile immagine che la classe dirigente italiana ha contribuito a dipingere nel corso degli ultimi trent’anni. Fortunatamente ci viene incontro il vocabolario. Secondo il Vocabolario Treccani, la politica è definita come la scienza e l’arte di governare, oppure, più concretamente, come l’insieme dei provvedimenti con cui si cerca di raggiungere determinati fini. In parole ancor più brevi e concise, potremmo affermare che la politica è ciò che ci circonda. Tutto è politica e chiunque, anche inconsapevolmente, fa politica (seppur con modi e finalità diverse).

Un concetto antico
Il termine politica deriva dal greco pólis (ovvero la città-Stato dell’Antica Grecia). Le pólis greche furono tra i primi esempi di comunità organizzate autonomamente, mediante proprie leggi e forme di governo. Aristotele, già nel IV secolo a.C., riteneva che l’uomo fosse un animale politico e che il suo luogo naturale di vita fosse proprio la pólis. Ed è per questo motivo che lo Stato, secondo il suo pensiero, dovesse ricoprire un ruolo di assoluta centralità. Il filosofo britannico Thomas Hobbes, vissuto tra la fine del XVI secolo e la seconda metà del XVII secolo, invece, riteneva che l’uomo fosse egoista di natura e che l’unico modo per evitare la guerra di tutti contro tutti, tipica dello stato di natura, fosse un patto di soggezione nei confronti di un sovrano o di un’assemblea che, seguendo determinate leggi, si facessero carico di gestire la vita collettiva. Nel corso dei secoli si sono susseguite e confrontate diverse teorie filosofiche. L’unica cosa certa è che, senza la politica, i rapporti tra gli individui sarebbero regolati dalla sola forza e, di conseguenza, verrebbero preclusi la crescita e lo sviluppo della società.

La politica è partecipazione

L’indimenticato Giorgio Gaber, nel suo celebre brano La libertà, inciso nel 1972, sosteneva che la libertà non consistesse semplicemente nell’avere un’opinione, ma che fosse incardinata sul concetto di partecipazione. Lo stesso discorso vale per la politica. Più una società partecipa alla res publica (ossia all’attività politica), più tale società sarà destinata a crescere e svilupparsi. Secondo un comunicato stampa dell’Istat (l’Istituto nazionale di statistica), pubblicato nel giugno 2020, tra il 2014 e il 2019 la quota di persone di età pari o superiore a 14 anni che non partecipa alla vita politica è passata dal 18,9% al 23,2%. Solamente l’8% della popolazione partecipa attivamente alla vita politica (frequentando partiti, movimenti politici o partecipando a comizi). Si tratta di dati drammatici che contribuiscono a creare un divario sempre più netto tra la classe dirigente e il resto della società.


Informarsi per conoscere

Sempre secondo i dati Istat, nel 2019, ben 15 milioni e 800 mila persone si sono informate dei fatti riguardanti la politica tramite internet (in pratica poco meno di un terzo della popolazione totale, se si considera che i minorenni, ovvero i non aventi diritto di voto, sono poco meno di dieci milioni). In parallelo, la caduta libera della carta stampata (dal 2013 al 2019 si è registrato, in media, un calo delle vendite dei quotidiani che oscilla tra il 35% e il 50%) e la presenza massiccia delle cosiddette fake news, alimentano il rischio di un ulteriore disinteresse da parte dei cittadini nei confronti della res publica.


Risolleviamo l’Italia

La grave pandemia di Covid-19, diffusasi in pochi mesi in tutto il mondo, non ha provocato solamente un’emergenza sanitaria senza precedenti, ma anche una grave crisi economica, sociale e politica. Da questa terribile crisi, però, bisogna trovare la forza e la motivazione per ripartire e risollevare il paese. L’Italia, come noto a tutti, è da sempre un paese pieno di contraddizioni. Se da un lato siamo la seconda manifattura europea, dall’altro abbiamo una burocrazia lenta e farraginosa. Se da un lato il risparmio privato ammonta al doppio del PIL (attestandosi a più di 4 mila miliardi di euro), dall’altro vi è un’evasione fiscale di più di cento miliardi di euro (corrispondenti al 12% del PIL). Se da un lato il “Made in Italy” è apprezzato e invidiato in tutto il mondo, dall’altro vi è un debito pubblico alle stelle (corrispondente al 134,8% del PIL). Si potrebbe andare avanti all’infinito con innumerevoli altri esempi riguardanti l’istruzione, la sanità, la rete di trasporti ecc. L’Italia, per ripartire, deve affidarsi alla politica. Ma a una politica seria, mirata e inclusiva, che lasci finalmente da parte gli interessi personali e partitici e che si concentri sulla gestione del paese. La strada è lunga ma, per raggiungere il futuro, è necessario percorrerla.


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