Sciopero dei medici, 50mila camici pronti a incrociare le braccia domani

Sciopero dei medici, 50mila camici pronti a incrociare le braccia domani

Sciopero dei medici, 50mila camici pronti a incrociare le braccia domani Photo Credit: agenziafotogramma.it


1,2 milioni di prestazioni sanitarie a rischio rinvio, ma le urgenze saranno garantite

I medici e gli infermieri italiani si preparano a incrociare le braccia nella giornata di domani, per protestare contro lo stato in cui versa il Sistema Sanitario Nazionale. Lo sciopero, indetto a partire dalla mezzanotte del 20 novembre dalle sigle Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, coinvolgerà almeno 50mila camici e, secondo quanto stimato dai sindacati, potrebbe causare il rinvio di oltre 1,2 milioni di prestazioni sanitarie. I servizi di urgenza saranno garantiti, ma le cure ordinarie no.


La protesta

L’appuntamento nazionale per la manifestazione è a Roma, in Piazza S.S. Apostoli dalle 12 alle 14. La platea totale in Italia di medici dirigenti sanitari e dirigenti veterinari è di 119mila unità; di questi non sono precettati (e potranno dunque scioperare) almeno 50mila. “Abbiamo fatto un calcolo: circa il 20-25% del persone delle aziende sanitarie, una stima di 30mila medici, non potrà scioperare anche se volesse", a causa della precettazione. A fare il punto su questi dati Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, intervistato da AdnKronos Salute.

In una nota, i sindacati spiegano: "Astenersi per un giorno dal lavoro è a maggior ragione una decisione che non si prende a cuor leggero. Dinanzi allo stato in cui oggi versa non solo il Servizio Sanitario Nazionale ma anche la professione e lo status di medici, dirigenti sanitari, specializzandi, infermieri e altri professionisti sanitari, è inevitabile dover alzare la voce e pretendere di essere ascoltati, perché è da noi che dipende la tutela della salute dei cittadini, e senza di noi è la salute dei cittadini ad essere a rischio''.

Circa 1,2 milioni di prestazioni sanitarie potrebbero saltare. A rischio vari servizi come esami di laboratorio, interventi chirurgici programmati (almeno 15mila potrebbero essere rinviati), visite specialistiche (100mila), servizi assistenziali e prestazioni infermieristiche ed ostetriche – anche a domicilio.


Le ragioni della protesta

      ''Non sono solo i finanziamenti insufficienti per la sanità a spingerci ad incrociare le braccia; non è solo il mancato rispetto dei contratti, o l'assenza di un piano straordinario di assunzioni, o la mancata defiscalizzazione delle nostre indennità di specificità a farci scendere in piazza. Quello che noi chiediamo, oltre a tutto questo, è ridare dignità e valore al nostro lavoro", spiegano dai sindacati.

Di seguito i motivi della protesta che hanno spinto i camici a incrociare le braccia:

  • risorse insufficienti assegnate al finanziamento dei contratti di lavoro, compreso quello dei colleghi dell'ospedalità privata;
  • mancata detassazione di una parte della retribuzione;
  • mancata attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell'atto medico e sanitario;
  • esiguo ed intempestivo incremento dell'indennità di specificità infermieristica, non viene prevista la sua estensione alle ostetriche;
  • assenza di risorse per l'immediata assunzione di personale;
  • mancata introduzione di norme che impegnino i ministeri competenti alla immediata attivazione di presidi di pubblica sicurezza negli ospedali italiani al fine di renderli luoghi sicuri per il personale che vi opera;
  • mancata riforma delle cure ospedaliere e territoriali;
  • mancata contrattualizzazione degli specializzandi di area medica e sanitaria, e mancata previsione di retribuzione anche per quelli di area non medica;
  • mancato inserimento delle professioni assistenziali tra quelle a carattere usurante, con relativa ammissione ai benefici di legge;
  • mancata introduzione di norme atte a sospendere l'attuazione dell'Accordo Stato Regioni sulla figura dell'assistente infermiere;
  • mancata introduzione di norme per il superamento delle disposizioni vigenti, e per la concreta abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri ed i professionisti sanitari ex legge 43 del 2006.



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