
Unione Europea, centrosinistra diviso in piazza. I big del Pd in pressing sulla Segretaria Elly Schlein Photo Credit: Agenzia Fotogramma
11 marzo 2025, ore 16:00
Bandiere blu e bandiere della pace, dunque, per superare le difficoltà di comunicazione che le forze di opposizione stanno incontrando sulla vicenda del riarmo europeo. E la leader Dem sembra avere optato per la strategia del silenzio sulle polemiche interne
In piazza sabato 15 con una sola bandiera. Anzi due. Perché oltre a quelle blu stellata dell'Europa, Maurizio Landini e la Cgil porteranno quella arcobaleno della pace. E' la condizione per stare in piazza che riecheggia quella messa sul tavolo da Giuseppe Conte. "Michele Serra, ti prego se potessi definire meglio la piattaforma, perché l'Europa delle istituzioni ufficiali sta andando verso il riarmo e io non posso esserci. Se lo precisi, ci saremo", è l'appello di Conte alla firma di Repubblica che ha lanciato l'appello per la piazza.
Avs
Riflessioni in corso anche in Avs che, subito dopo l'appello aveva detto che sarebbe scesa in piazza nel caso in cui si fosse chiarito che la mobilitazione non sarebbe servita a sostenere una linea che punta solo ed esclusivamente sulle armi per risolvere la questione della difesa europea. Esercito europeo sì, ma con razionalizzazione delle spese, è il ragionamento che si fa tra gli esponenti di Sinistra Italiana: il piano di investimenti, viene aggiunto, va fatto sul digitale, perché non possiamo più essere schiavi di Musk, e sul green. Matteo Renzi e Carlo Calenda sono stati i primi a sottoscrivere l'appello. Tuttavia, con toni e accenti diversi. Il segretario di Italia Viva ha un approccio molto critico rispetto a Von der Leyen definita una "algida burocrate incapace di fare progetti di lungo termine". Quindi, "la spesa in difesa comune non significa assecondare i piani di Ursula Von der Leyen, algida burocrate incapace di fare progetti di lungo termine come dimostra il Green Deal", ma "spendere bene i soldi che già ci sono, intanto. Significa mettere insieme in primis Francia, Germania e Italia. Non è una corsa a chi la spara più grossa (800 miliardi di euro, messi così per avere un titolo sui giornali) ma un ragionamento culturale, morale, politico". Una posizione diversa da quella dell'ala riformista del Pd che, nelle chat interne ai gruppi dem, qualcuno ha definito "passatisti" con riferimento alla formula "è un passo avanti" utilizzata per definire il ReArm Europe.
La piazza
Elly Schlein ha fatto sapere che sarà presente in piazza e pronta a dare una mano, "a metterci a disposizione di una grande piazza senza bandiere di parte se non quella europea, a esserci e pure 'scomparire' sotto il mare blu di quelle bandiere che per noi rappresentano identità e speranza". Ma sul piano di riarmo sembra nutrire le stesse perplessità di Renzi: "Non è la strada giusta", diceva al pre-consiglio S&D della scorsa settimana, dove ha trovato la convergenza degli altri socialisti europei sulla necessità di non intaccare i fondi di sviluppo e coesione per finanziare il Piano. Bandiere blu e bandiere della pace, dunque, per superare le difficoltà di comunicazione che le forze di opposizione stanno incontrando sulla vicenda del riarmo europeo.
Le difficoltà PD
Difficoltà particolarmente presenti nel Partito Democratico, dove l'ala riformista ha mal digerito la linea critica della segretaria nei confronti del piano ReArm Europe presentato da Ursula Von der Leyen. Particolarmente attivi, da questo punto di vista, sono i 'big' del partito che lavorano lontano dal Parlamento. Il primo a prendere posizione è stato Paolo Gentiloni, ex premier ed ex commissario europeo al quale guarda ormai buona parte della minoranza dem, non solo riformisti, ma anche cattolici ed ex popolari. Per Romano Prodi il riarmo europeo è "un primo passo necessario", ma poi "subito un unico comando con un'unica strategia per un unico esercito". E anche Enrico Letta, in una analisi per Le Monde, si è detto convinto che quella imboccata da Von der Leyen sul riarmo europeo sia la strada giusta, "Le decisioni europee vanno nella giusta direzione. Ma quello della "sicurezza è un obiettivo molto pù ampio dell'efficienza militare difensiva", spiega Letta. La segretaria, dal canto suo, sembra avere optato per la strategia del silenzio sulle polemiche interne. Una strategia messa in campo anche in passato, ad esempio quando a Bruxelles la delegazione dem votò in ordine sparso sulla produzione di munizioni per Kiev. Oppure durante lo scontro interno all'opposizione sull'ingresso di Matteo Renzi nel perimetro di centrosinistra in vista delle regionali liguri. In quel frangente la risposta di Schlein fu "mi occupo di cose più concrete". Qualcosa di simile a quanto sta avvenendo ora.