Unione Europea: Socialisti&Democratici, “ReArm un punto di partenza”. E la minoranza Pd avverte la leader Schlein

Unione Europea: Socialisti&Democratici, “ReArm un punto di partenza”. E la minoranza Pd avverte la leader Schlein

Unione Europea: Socialisti&Democratici, “ReArm un punto di partenza”. E la minoranza Pd avverte la leader Schlein Photo Credit: Agenzia Fotogramma


L’ala cosiddetta riformista marca le distanze dalla linea ufficiale della Segretaria Democratica, e si spinge a ipotizzare un tavolo di confronto permanente nel partito per poter condividere in tempo reale le mosse in un contesto tanto infuocato e divisivo

Sul piano di riarmo europeo annunciato da Ursula Von der Leyen si consuma l'ultimo duello interno al Partito Democratico. Da una parte c'è la linea della segretaria che ritiene l'impostazione di quel piano sbagliata, dall'altra quella dei riformisti che considerano quello della presidente della Commissione Europea un "primo passo" nella "giusta direzione".

Gentiloni

Le posizioni sono a tal punto agli antipodi che anche le parole utilizzate sembrano volersi smentire a vicenda. "Non è la strada che serve all'Europa", dice Elly Schlein. "E' la strada giusta", ribatte Paolo Gentiloni. L'ex commissario agli Affari economici europei parla di "miglioramenti" possibili, ma si tratta di tecnicismi. Ad esempio sulle ex clausole di esclusione dalle regole di bilancio europee. Su questo, dice Gentiloni, è giusto che l'Italia "chieda che questa esclusione sia più possibile coordinata. Sarebbe utile che la clausola di esclusione fosse per tutti i paesi, perché se è una clausola solo nazionale potrebbe accendere riflettori sulla finanza pubblica dei paesi che la richiedono. Questa seconda proposta si può migliorare. Però, ripeto, un conto è dire che va migliorata e un conto è dire, magari perché c'è un titolo infelice, che l'Europa è bellicista e guerrafondaia".

La correzione

Una correzione di rotta rispetto a un impianto condivisibile, insomma, come quella che chiede anche Lorenzo Guerini, presidente del Copasir e punto di riferimento dei riformisti in Parlamento. "La proposta Von der Leyen definisce giustamente l'obiettivo in termini di risorse, ma così come è stata prospettata necessita di essere modificata", spiega Guerini che, come Schlein, sottolinea in blu l'errore rappresentato dall'utilizzo dei fondi di coesione per finanziare il piano di riarmo, così come lo scarso coraggio a compiere "un vero salto in senso europeo delle spese per la difesa". Nonostante questo, anche per Guerini come per Gentiloni, il piano Von der Leyen rappresenta un punto di partenza: "Ora bisogna mettersi al lavoro, innanzitutto all'interno del Pse, per confermare in maniera convinta il nostro impegno per maggiori investimenti e capacità militari europee provando a dare un indirizzo più coerente agli strumenti per farlo".

Il PSE

Dal Pse, in ogni caso, arrivano segnali di apertura al piano Von der Leyen. "La sicurezza dell'Europa richiede investimenti immediati, sostanziali e congiunti", si legge in un post del gruppo Socialisti e Democratici: "Re-Arm Eu è un punto di partenza, non di arrivo. Abbiamo bisogno di nuovi finanziamenti dedicati alla difesa europea, che rafforzino la nostra industria e salvaguardino al contempo il nostro benessere sociale. Questa è l'unica via per un'Europa sicura e un sostegno duraturo all'Ucraina".

Sanchez

Nelle scorse ore, Schlein ha sentito Pedro Sanchez per fare il punto su questi e altri temi in vista del pre vertice del Pse di domani a Bruxelles. "E' il momento di metterci la faccia per l'Europa se vogliamo un'Europa che protegga i più vulnerabili, i nostri giovani, gli anziani, l'ambiente, l'agricoltura, e le imprese" stesse, ha affermato oggi il premier spagnolo. Per Elly Schlein, tuttavia, sono molti sono gli aspetti da chiarire, ad esempio sul funzionamento del nuovo meccanismo in stile Sure, per capire se finanzia progetti comuni o spesa nazionale. Perché così come è stato presentato "rischia di diventare il mero riarmo nazionale di 27 paesi e noi non ci stiamo", ribadisce la segretaria segnalando l'assenza di quegli investimenti europei finanziati dal debito comune che lei e i socialisti europei chiedono alla Commissione, "come durante la pandemia". Una posizione ribadita oggi da Annalisa Corrado, componente della segreteria dem ed eurodeputata S&D: "Sulla proposta annunciata da Ursula von der Leyen, faccio mie le parole di Elly Schlein: questa non è la strada che serve all'Europa. Manca completamente una visione politica chiara per costruire un'Unione Europea più forte e autonoma". Che nella minoranza dem sia alta la tensione su questo tema lo dimostrano anche le parole di un parlamentare di minoranza che lamenta l'assenza di un confronto con la segretaria: "L'ultima occasione è stata la direzione del partito che, però, si è svolta prima dell'annuncio dei dazi di Trump all'Unione Europea, prima dello scontro con Zelensky, prima del vertice di Londra".

I riformisti

E tra i riformisti c'è chi si spinge a ipotizzare un tavolo di confronto permanente nel partito per condividere in tempo reale le mosse in un contesto tanto infuocato. Se i riformisti marcano le distanze dalla linea della segretaria, Dario Franceschini assicura piena e totale adesione e respinge le ricostruzioni che lo volevano in avvicinamento alla minoranza dem su questi temi: "Io condivido le affermazioni di Elly Schlein", dice Franceschini: "il piano di 'riarmo' di Von der Leyen va profondamente rivisto perché non porta alla difesa comune europea, ma al rafforzamento di 27 difese nazionali, peraltro finanziandolo coi fondi di coesione". E, con questo, Franceschini annuncia la presenza nella piazza pro-Europa del 15 marzo assieme a Più Europa, Azione e Italia Viva. Una piazza che spacca il fronte delle opposizioni dato che non ci sarà M5s. Giuseppe Conte, a domanda diretta, risponde che il suo partito ha già in programma la manifestazione di Piazza dell'Esquilino, il 5 aprile. Valutazioni in corso invece in Sinistra Italiana che aspetta di capire se si tratterà di una piazza tutta orientata alle spese militari europee o se si cambierà "paradigma" verso una Europa che deroga al patto di stabilità per finanziare la spesa sociale.



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