
Almasri, il Guardasigilli Nordio incolpa la Corte penale internazionale, l’opposizione dà del ‘coniglio’ a Meloni Photo Credit: Agenzia Fotogramma
05 febbraio 2025, ore 16:15
Il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte: “Siete vili, vi vogliamo al Tribunale dei ministri: siamo diventati il Paese dei balocchi dei criminali”; la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: “La premier è assente in aula, vergogna”
Prima tutta la spiegazione sulla vicenda 'Almasri', con gli attacchi attesi alla Cpi (la Corte penale internazionale) e a una parte della magistratura, poi la conferma della linea politica: questo caso "ha compattato la maggioranza", si va "avanti fino all'approvazione finale della riforma" della giustizia, ha spiegato il ministro Carlo Nordio nell'informativa in Parlamento sul generale libico. Una linea condivisa pochi minuti prima dal Guardasigilli con i rappresentanti del centrodestra incontrati per qualche minuto nella sala del governo. Per annunciare che il 'focus' sarebbe stato sulle 'colpe' della Corte penale internazionale. Poi nell'emiciclo sia della Camera sia del Senato il resoconto del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che ha ripetuto il concetto della pericolosità quale motivo dietro l'espulsione del libico. I due ministri si sono divisi i compiti, a ognuno la sua 'parte'.
La ‘regia’
E dietro l'informativa - sottolinea un esponente di governo - c'è la regia di Giulia Bongiorno, nominata legale da tutto l'esecutivo, che in questi giorni ha creato una sorta di coordinamento (l'ultimo confronto, alla presenza del sottosegretario Mantovano, c'è stato due giorni fa). "E' stato un bene aspettare, abbiamo potuto mettere a punto la strategia. Questa vicenda si rivelerà un boomerang, finirà in un nulla di fatto. Gli italiani hanno capito che la magistratura ha un potere troppo debordante", spiega la stessa fonte. Le forze politiche che sostengono l'esecutivo hanno fatto da 'scudo' al responsabile di via Arenula e a quello del Viminale, anche se sottotraccia non si è spento l'eco delle polemiche sulla diretta tv concessa ieri prima dal presidente del Senato poi da quello della Camera.
La minoranza
Un po' di malumore resta: "Perché concedere uno show alla minoranza? E' stato comunque un autogol", si lamenta un capogruppo, spiegando che in realtà non c'era l'unanimità nella maggioranza neanche a palazzo Madama, ma sarebbe stato Ignazio La Russa a mediare, poi Fontana ha dovuto fare lo stesso. A informativa conclusa alla Camera in tanti approvano comunque la scelta di lasciare che il dibattito arrivasse nelle case dei cittadini. "Non abbiamo nulla da nascondere, serviva una strategia d'attacco", il ragionamento di chi non contesta la mano tesa dell'opposizione. Raccontano nella maggioranza come la premier Giorgia Meloni sia rimasta soddisfatta dal modo in cui i ministri e i partiti hanno difeso la linea "insindacabile" del governo.
La riforma
Ora, al di là dei toni alzati dallo stesso Guardasigilli, si andrà dunque avanti con la riforma della separazione delle carriere. Il 'timing' prevede il completamento dell'iter del disegno costituzionale entro l'estate (c'è chi prevede si arriverà a settembre) per poter organizzare il referendum non oltre la primavera del 2026. In tanti non approvano l'opzione del sorteggio per i laici al Csm, ma non si toccherà nulla. Ci sarà poi il nodo dei decreti attuativi, viene spiegato, ma la giornata di oggi intanto - osserva un ministro - ha sancito che "nessuno nel centrodestra intende frenare sulla riforma delle riforme".
Il centrosinistra
Ma intanto dal loro canto le opposizioni fanno muro contro Meloni e il governo: “Sfregata la credibilità dell’Italia”. Meloni "presidente del 'coniglio'". Dalla premier "viltà istituzionale". E ancora, Nordio "avvocato difensore di un torturatore", il ministro "ha parlato da assolutore, vergogna": il fronte delle opposizioni nelle aule parlamentari va durissimo all'attacco della premier Giorgia Meloni e del governo nel dibattito dopo le informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sul caso ALMASRI. In aula sono intervenuti fra gli altri Elly Schlein, Giuseppe Conte, Ettore Rosato, Maria Elena Boschi, Nicola Fratoianni, Riccardo Magi, Carlo Calenda e Matteo Renzi. Contestano l'assenza della premier e contestano il merito delle informative che non chiariscono affatto, sostengono le opposizioni, perché l'esecutivo abbia rilasciato e riaccompagnato in Libia con volo di Stato un ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità. A corredo di questa tesi esposti alcuni cartelli di contestazione: “Meloni, patriota in fuga, dove sei?”.