Censis, meno occupazione, ma cresce il lavoro

Censis, meno occupazione, ma cresce il lavoro

Censis, meno occupazione, ma cresce il lavoro


È il dato emerso dal secondo rapporto Censis con Eudaimon sul welfare aziendale, di cui l’80% esprime valutazione positiva

L'Italia crea meno posti di lavoro degli altri Paesi Ue. Negli ultimi dieci anni (2007-2017) il numero di occupati nel Paese e' diminuito dello 0,3%, è invece aumentato in Germania (+8,2%), Uk (+7,6%), Francia (+4,1%) e nella media dell'Unione (+2,5%). E allo stesso tempo chi lavora, lavora sempre di più, e' "il paradosso italiano". E' quanto emerge dal secondo rapporto del Censis in collaborazione con Eudaimon, sul welfare aziendale. Sulla base del rapporto il 50,6% dei lavoratori afferma che negli ultimi anni "si lavora di più, con orari più lunghi e con maggiore intensità". Sono 2,1 milioni i lavoratori dipendenti che svolgono turni di notte, 4 milioni lavorano di domenica e festivi, 4,1 milioni lavorano da casa oltre l'orario di lavoro con e-mail e altri strumenti digitali, 4,8 milioni lavorano oltre l'orario senza pagamento degli straordinari. E con effetti "patologici rilevanti": 5,3 milioni provano sintomi di stress da lavoro (spossatezza, mal di testa, insonnia, ansia, attacchi di panico, depressione), 4,5 milioni non hanno tempo da dedicare a se stessi 2,4 milioni vivono contrasti in famiglia perché lavorano troppo. Il rapporto sottolinea, quindi, la risposta che arriva dal welfare aziendale. Da una indagine su 7.000 lavoratori che ne beneficiano, l'80% ha espresso una valutazione positiva. Tra i desideri dei lavoratori, al primo posto c'e' la tutela della salute con iniziative di prevenzione e assistenza (42,5%), seguono i servizi di supporto per la famiglia (per i figli e per i familiari anziani, 37,8%), le misure di integrazione del potere d'acquisto (34,5%), i servizi per il tempo libero (banca delle ore e viaggi, 27,3%), i servizi per gestire meglio il proprio tempo (soluzioni per risolvere incombenze burocratiche e il disbrigo delle commissioni, 26,5%), la consulenza e il supporto per lo smart working (23,3%). "Ci sono le condizioni per fare del welfare aziendale la leva con cui coinvolgere i collaboratori, far convergere i loro interessi con quelli dell'impresa e creare una comunità al lavoro", sottolinea l'amministratore delegato di Eudaimon, Alberto Perfumo, secondo cui "Si può andare molto al di là dei risparmi fiscali e puntare dritti a più produttività e più benessere".


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