Il fronte di Bakhumut, micidiale tito a bersaglio ucraino contro i mercenari russi. Zelensky vuole cambiare nome alla Russia

Il fronte di Bakhumut, micidiale tito a bersaglio ucraino contro i mercenari russi. Zelensky vuole cambiare nome alla Russia

Il fronte di Bakhumut, micidiale tito a bersaglio ucraino contro i mercenari russi. Zelensky vuole cambiare nome alla Russia Photo Credit: Fotogramma.it


Del conflitto in Ucraina parla oggi anche Papa Francesco, tornando su una sua possibile visita a Kiev e a Mosca. Intervento anche del vicepremier e ministro Tajani

Nella città di Bakhmut la linea del fronte è diventata una 'zona di neutralizzazione' che impedisce ai mercenari del gruppo Wagner di avanzare in direzione ovest. Le unità ucraine possono sparare da edifici fortificati, e quest'area è diventata una killing zone, spiega l'intelligence britannica nel suo ultimo rapporto. Tuttavia le forze ucraine restano vulnerabili ai continui tentativi russi di aggirare le loro linee di difesa da nord e da sud. Sul fronte politico Mosca attacca gli Stati Uniti sul Nord Stream, “Per noi è chiaro che Washington è responsabile per questo atto terroristico senza precedenti”, dicono dal ministero degli esteri guidato da Lavrov il quale imputa a Paesi esteri gli eventi di questi giorni in Georgia, orchestrati -scandisce-per creare problemi ai confini russi. Per lo stato maggiore dell’esercito di Kiev la Russia ha già perso circa 158mila soldati in Ucraina.

PAPA, VOGLIO ANDARE A KIEV, MA A CONDIZIONE D'ANDARE ANCHE A MOSCA

"Sono disposto ad andare a Kiev. Voglio andare a Kiev. Ma a condizione di andare a Mosca. Vado in entrambi i posti o in nessuno dei due". Lo afferma papa Francesco in un'intervista per il suo decennale di pontificato rilasciata al quotidiano argentino La Nacìon. Rispondendo alle domande della giornalista Elisabetta Piquè, il Pontefice dice di ritenere che andare a Mosca "non è impossibile. Non sto dicendo che sia possibile. Non è impossibile - spiega -. Speriamo di poterlo fare, eh. Occhio, non c'è nessuna promessa, niente. Non ho chiuso quella porta".

ZELENSKY, CAMBIAMO IL NOME DELLA RUSSIA IN MOSCOVIA

Il presidente ucraino Volodymyr Zelesnky sta valutando la possibilità di cambiare il nome della Russia, trasformandolo in 'Moscovia', secondo quanto riportato da Ukrainska Pravda. L'idea arriva da una petizione online che ha già raggiunto 25 mila firme e che spiega come "questo nome era usato nelle lingue europee e in alcune lingue asiatiche", aggiungendo che "molte mappe storiche dei secoli XVI-XIX, realizzate in Europa prima e dopo la ridenominazione del regno di Mosca nell'Impero panrusso, presentavano anche questo nome". "La questione sollevata nella petizione richiede un'attenta considerazione sia sul piano del contesto storico e culturale, sia tenendo conto delle possibili conseguenze legali internazionali", ha aggiunto Zelensky che ha incaricato il primo ministro Denys Shmygal di seguire il caso. A stretto giro è arrivata la risposta di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, che su Telegram ha parlato di ennesima dimostrazione della campagna 'anti-russa' in atto in Ucraina. Secondo Ria Novosti, anche il vicepresidente della Duma di Stato russa, Boris Chernyshov, ha commentato la petizione sostenendo che "iniziative del genere possono essere trattate solo con un sorriso".

TAJANI, LAVORIAMO TUTTI PER LA PACE

"L'Ucraina è una situazione difficile e complicata". E' quanto ha detto oggi a Verona Antonio Tajani, Ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, parlando con i giornalisti a margine del Salone LetExpo, organizzato da Alis in Fiera. "Non abbiamo mai cessato di insistere - ha precisato - sull'opportunità di tenere aperte le porte della diplomazia. Lavoriamo tutti per la pace, abbiamo insistito con la Cina affinchè svolga un'azione positiva nei confronti della federazione russa e sosteniamo l'azione dei turchi". "Nel mese di aprile - ha ricordato Tajani - organizzeremo a Roma un grande evento per la ricostruzione dell'Ucraina, facendo partecipare le imprese italiane che potranno mettere a disposizione di quel Paese tutto il nostro saper fare".


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