Loredana Berté, Il mio cd è una sfida agli uomini

Loredana Berté: "Il mio cd è una sfida agli uomini"

Loredana Berté: "Il mio cd è una sfida agli uomini"


La cantante presenta a RTL.it la raccolta "Amici non ne ho… Ma amiche sì" e si prepara per uno show speciale

Loredana Berté il primo aprile pubblica "Amici non ne ho... Ma amiche sì", la raccolta di successi (il singolo firmato da Ligabue "E' andata così" e "Il mio funerale") in duetto con amiche e colleghe da Emma a Paola Turci passando per Patty Pravo e Fiorella Mannoia che ha puntato su questo progetto e ne è la produttrice. Una tracklist di quindici “perle” che hanno caratterizzato la carriera di Loredana. Un ottimo lavoro di produzione, grazie anche al co-produttore Carlo Di Francesco, e di arrangiamenti che hanno ridato vita a hit come "Il mare d’inverno", "Dedicato", "E la luna bussò" e tante altre. C'è anche "Stiamo come stiamo", inciso con la sorella Mia Martini, presentato a Sanremo nel 1993. Dopo l'impegno ad “Amici 15” dove per il secondo anno consecutivo è giudice, l’artista partirà in tour dove è possibile che di tappa in tappa interverranno alcune delle colleghe che hanno preso parte al progetto fino al gran finale a settembre all’Arena di Verona con tutte le protagoniste dell’album più qualche altra sorpresa. “Questo disco è un guanto di sfida ai miei colleghi maschi, anche noi donne sappiamo far gruppo”, ci ha spiegato Loredana.
Un album celebrativo per i 40 anni di carriera, come è nata questa idea?
Grazie a Fiorella Mannoia. Un giorno l’ho chiamata per dirle che stavo lavorando ad un disco di inediti. Poi il discorso si è spostato altrove anche ai miei vecchi successi. Fiorella, ad un certo punto, ha esclamato ‘ma perché non fai un disco di duetti con le tue hit?’ e io le ho risposto ‘ok, solo se me lo produci tu’ e così è andata…

Com’è stato collaborare con Fiorella Mannoia?
Non abbiamo mai litigato, mai una tensione. Ci siamo confrontate spesso su ogni cosa, quello sì ma è normale d’altronde è la mia produttrice. Mi sono fidata ciecamente di lei e di tutto il lavoro che ha fatto per me. Questo album - e ci tengo a precisarlo - è la dimostrazione che le donne se e quando vogliono riescono ad essere solidali.

C’è qualche canzone rimasta fuori dalla tracklist?
Più che altro mi sarebbe piaciuto duettare ancora con altre mie colleghe come Anna Oxa, ma lei già quando la invitavo ai miei concerti non veniva perché non canta se nel raggio di pochi metri o km c’è un cimitero!

Il secondo inedito è “Il mio funerale”, qual è stata l’ispirazione per questo brano?
Sono morti tanti amici in questi ultimi anni come Lucio Dalla e Pino Daniele che io ho amato tantissimo e che ha scritto per me “In questa città” che ho presentato ad un Sanremo ma è stato un disastro perché l’Orchestra ha sbagliato sempre a suonarla. Ai loro funerali, ma anche a quello di mia sorella Mimì, ci sono sempre questi vip che davanti alle telecamere fanno autografi e fanno finta di essere state amiche del defunto quando non è così. Ricordo perfettamente, ad esempio, che molte di quelle persone che si sono sciacquate la bocche con Mimì durante i funerali sono state anche le stesse che hanno contribuito a far circolare l’infamia della sfiga che l’ha segnata.

Cosa ti è piaciuto del brano di Ligabue “E’ andata così”?
Tutto. Lui è una persona deliziosa davvero che generosamente ha scritto questa bella canzone per me. Il verso ‘è andata che mi hanno lasciato il microfono acceso’ è una fotografia di quella che sono io oggi…

E chi è Loredana oggi?
Una donna con una grande solitudine, malinconia e che si sente viva solo quando è su un palco o in sala di incisione. Quando si spengono le luci dei riflettori riaffiorano in me dolori mai sopiti, ho fatto l’amore sotto cento cieli stellati, mi sono drogata, ho pianto, sono tutte cose che il tempo non cancella. Mai. 

Perché a causa di “Stiamo come stiamo” Mimì non ti ha rivolto la parola?
Perché il testo conteneva sotto forma di metafore riferimenti molto duri alla realtà. Ad esempio il “gatto rosso di colore” in quel contesto era la mafia russa. Lei dopo avere inciso la canzone ed essere andate a Sanremo si è incazzata - giustamente aggiungo io - perché avrei dovuto dirglielo prima. Così oggi ho ripreso le mie parti della canzone e le ho ricantate, la sua parte l’ho lasciata intatta per amore e rispetto nei suoi confronti. 

Hai mai pensato di celebrare anche tua sorella Mia Martini con una grande festa o un album?
No, perché chiunque ha cannibalizzato tutto quello che ha fatto e ha inciso. Sono uscite raccolte con provini inediti bruttissimi che lei aveva inciso in amicizia ma che mai e poi mai avrebbe voluto ascoltare in un disco. Io non ho mai fatto così, se una canzone non mi convinceva mi rifiutavo. Ma lei era troppo buona.

Cosa ti fa più rabbia oggi della vicenda di tua sorella?
La cattiveria della gente che l'ha costretta a vivere con dolore e rassegnazione vittima della diceria infamante, di essersi ritirata dalla musica. Me la ricordo a Bagnara Calabra - dove era tornata - mentre cuciva le reti dei pescatori, lei che era talento unico e meraviglioso. Neanche la chiamata di Francesco De Gregori la distolse da quell’oblio…

Cioè?
De Gregori la chiamò per proporle “La donna cannone” ma lei rifiutò, ringraziandolo, perché ormai si era ritirata dalla musica. Eppure lei stimava lui e lui era pazzo di lei.

Chiudiamo guardando al futuro, sfocerà anche in un tour questo progetto?
Certamente! A qualche tappa interverrà qualche mia collega che ha partecipato al disco ma poi verso settembre mi piacerebbe una grande festa all’Arena di Verona con tutte loro e anche a chi vorrà venire!

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