Pierpaolo Bombardieri a RTL 102.5: “Rispettiamo le decisioni prese, ma oggi scendiamo in piazza per rivendicare ciò che abbiamo chiesto al governo insieme alla CISL"

Pierpaolo Bombardieri a RTL 102.5: “Rispettiamo le decisioni prese, ma oggi scendiamo in piazza per rivendicare ciò che abbiamo chiesto al governo insieme alla CISL"

Pierpaolo Bombardieri a RTL 102.5: “Rispettiamo le decisioni prese, ma oggi scendiamo in piazza per rivendicare ciò che abbiamo chiesto al governo insieme alla CISL"


Pierpaolo Bombardieri, Leader UIL, è stato ospite questa mattina in Non stop news con Giusi Legrenzi, Enrico Galletti e Massimo Lo Nigro

Pierpaolo Bombardieri, Leader UIL, è stato ospite questa mattina in Non stop news e ha parlato del perché c’è bisogno di scioperare, delle quattro aliquote IRPEF e dei sindacati spaccati.

PERCHÉ C’È BISOGNO DI SCIOPERARE

Noi oggi abbiamo esentato dallo sciopero i servizi essenziali, quindi tutti coloro che sono impegnati in questa battaglia contro la pandemia. Abbiamo chiesto a questi lavoratori di non partecipare allo sciopero. I motivi per cui oggi andiamo in piazza è perché durante il confronto con il governo abbiamo chiesto più risorse per risolvere alcuni problemi che riguardano i giovani in questo Paese, i disoccupati, per scelte più forti sulle politiche industriali e soprattutto per una riforma fiscale più equa. Non parliamo solo di pensioni ma di donne e giovani che sono stati colpiti particolarmente dalla pandemia e potevano o dovevano ricevere risposte più precise e più investimenti. Ricordo che in questo Paese nel corso dell’ultimo anno sono stati dati 170 miliardi di euro alle aziende giustamente per mantenere i posti di lavoro. Quando si è parlato di 8 miliardi di euro noi pensavamo che come primo passaggio per una riforma fiscale fosse corretto dare risposta ai lavoratori, ai pensionati, a tutti coloro che avevano fatto camminare questo Paese durante la pandemia”.


LE QUATTRO ALIQUOTE IRPEF

Vorrei chiarire che questo è un primo punto di partenza per una riforma fiscale più complessiva. Nessuno di noi ha intenzione di contrapporre chi guadagna 60mila euro a chi ne guadagna 25. Noi abbiamo chiesto in questa riforma di partire da chi stava in difficoltà. Oggi abbiamo visto su tutti i giornali che il Ministero del Tesoro si è premunito di dare tabelle che mettono insieme un sacco di cose: sull’aliquota IRPEF che è stata illustrata e sulla riforma c’è un’anomalia che penso salti agli occhi di tutti, cioè il fatto che chi oggi guadagna 25mila euro ha lo stesso sgravio fiscale di chi ne guadagna da 90mila a 200mila. Vorrei ricordare che sotto i 25mila euro rimangono quei lavoratori che durante la pandemia hanno fatto lavorare l’Italia: i riders, i lavoratori dei supermercati, le commesse, i lavoratori della logistica, i pensionati. Per questi non c’è nessun riconoscimento IRPEF. Poi il governo dice che è stato messo un miliardo e mezzo in più per le detrazioni. Mi permetto di ricordare che quell’intervento dura solo quest’anno, il prossimo anno non ci sarà. E quando noi abbiamo chiesto al governo di renderlo strutturale la risposta è stata che non poteva essere fatto. Abbiamo fatto una riforma che garantisse uno sgravio fiscale a chi guadagna 200mila euro, ma quando abbiamo parlato di stabilizzare un aiuto a chi era in difficoltà invece si è deciso di fare una riforma a spot. Ricordo, tra l’altro, che c’è un problema che riguarda 110 miliardi di evasione fiscale e nella riforma c’è quasi nulla”.

IL SUPPORTO DAI PARTITI DEL CENTRO-SINISTRA

Abbiamo molto rispetto per la politica ma rivendichiamo la nostra autonomia. Io sono rimasto sorpreso della loro sorpresa, perché noi è un mese che facciamo mobilitazioni su tutto il territorio nazionale. Abbiamo fatto iniziative in tutte le regioni, siamo andati sui posti di lavoro, abbiamo incontrato lavoratori, pensionati, giovani e sono stati loro a chiederci di andare avanti e di raccontare un Paese che soffre. C’è un pezzo di questo Paese che è in grande difficoltà. La narrativa che ci è stata propinata in questi giorni è quella che siccome siamo il 6% va tutto bene e stiamo tutti bene. Permettete di esercitare anche a noi un diritto riconosciuto dalla Costituzione, la giornata di sciopero, che tra l’altro i lavoratori si pagano, e di raccontare che c’è un’Italia che soffre”.

UN’IMMAGINE DEI SINDACATI SPACCATI

Noi abbiamo molto rispetto per le decisioni della CISL e ovviamente pretendiamo lo stesso rispetto. Ricordo che in questo Paese non c’è un sindacato unico, ci sono tre grandi centrali sindacali che hanno storie e tradizioni diverse e sensibilità diverse. In questa occasione le sensibilità della CISL sono diverse da quelle nostre, le rispettiamo, chiediamo altrettanto rispetto. Sono sicuro che lunedì, quando ci ripresenteremo davanti al Presidente del Consiglio a chiedergli di cambiare la Legge Fornero, avremo le stesse sensibilità. Tra l’altro, oggi andiamo in piazza per rivendicare quelle cose che abbiamo chiesto nei documenti presentati insieme alla CISL al governo”.


LO SLOGAN DELLA GIORNATA DI OGGI

Se ci fosse uno slogan per la giornata di oggi sarebbe quello di non dimenticare chi rimane indietro in questo Paese. Non possiamo far finta che vada tutto bene, non possiamo raccontare un Paese che viaggia a un 6% senza dimenticare che c’è la precarizzazione del lavoro, ci sono molti lavoratrici e lavoratori che hanno perso il posto di lavoro spesso con un SMS. Ci sono tanti pensionati che sono in difficoltà. Quello che noi chiediamo è che chi riscrive e ridisegna un nuovo Paese possa tener conto anche di alcune cose che noi abbiamo registrato durante la pandemia. Le disuguaglianze, l’aumento della povertà, sono temi che hanno bisogno di risposte immediate. Non sono temi fumosi, sono temi sui quali si può dare risposta immediata”.


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