Talebani, le parole concilianti di ieri e gli afghani uccisi oggi a Jalalabad. E’ tornato in Afghanistan Abdul Ghani Baradar

Talebani, le parole concilianti di ieri e gli afghani uccisi oggi a Jalalabad. E’ tornato in Afghanistan Abdul Ghani Baradar

Talebani, le parole concilianti di ieri e gli afghani uccisi oggi a Jalalabad. E’ tornato in Afghanistan Abdul Ghani Baradar


I talebani sono entrati a Jalalabad e hanno sparato sulla folla che manifestava in strada. Almeno 2 i morti e 12 i feriti. Altri feriti nella calca di civili all’aeroporto di Kabul. In Afghanistan oggi ha fatto ritorno, dopo decenni, Abdul Ghani Baradar

Da un lato le parole, dall’altro i fatti: I talebani moderati di ieri vengono superati da quanto accade oggi a Jalalabad dove si registrano almeno due morti e 12 feriti tra la folla di afgani che sfilava per le strade con la bandiera nazionale e sulla quale i miliziani hanno aperto il fuoco. Ci sarebbero state anche aggressioni contro giornalisti e cameraman. Proprio in mattinata il premier britannico Johnson ha dettogiudicheremo i Talebani da loro atti non dalle parole”. Almeno 17 persone sono rimaste ferite invece nella calca all'aeroporto di Kabul, dove da giorni migliaia di afgani si affollano nella speranza di lasciare il Paese. In Afghanistan oggi ha fatto ritorno, dopo decenni, Abdul Ghani Baradar capo negoziatore a Doha, co-fondatore dell’Emirato islamico che sembra destinato a guidare il Paese. Intanto prosegue il ponte aereo tra Kabul e Roma, dovrebbe atterrare intorno alle 16,30 il volo umanitario con a bordo 84 afghani e 1 cooperante italiana, altre 150 persone partiranno nelle prossime ore.

PRIMO SANGUE A JALALABAD. I TALEBANI SPARANO E UCCIDONO 2 MANIFESTANTI

I talebani avrebbero esploso colpi d'arma da fuoco sui manifestanti che stanno protestando nella città di Jalalabad, a 150 chilometri a est della capitale. In base a quanto emerge da diversi video diffusi sulla rete dagli stessi manifestanti e dai giornalisti, i talebani hanno sparato contro la folla per disperderla. Da questa mattina, prima centinaia e in seguito migliaia di persone, hanno manifestato nelle principali vie della città, sventolando la bandiera dell'Afghanistan, issata su alcuni edifici. Si registrano anche 12 feriti, e ci sarebbero state anche aggressioni contro giornalisti e cameraman. E a Bamiyan la statua di un eroe sciita anti talebani è stata abbattuta dagli insorti, la località è già nota per la distruzione 20 anni fa delle statue dei Budda.

JOHNSON, GIUDICHEREMO I TALEBANI DALLE LORO AZIONI

Un monito, ancor prima che accadessero i fatti di Jalalabad, è arrivato nelle scorse ore dal premier del Regno Unito Boris Johnson. "Giudicheremo questo regime in base alle scelte che farà e dalle sue azioni piuttosto che dalle sue parole, dal suo atteggiamento nei confronti del terrorismo, della criminalità e del narcotraffico, nonché dell'accesso umanitario e dei diritti delle ragazze a ricevere un'istruzione" ha dichiarato il primo ministro nel suo intervento alla Camera dei Comuni a Westminster, richiamata per un giorno dalle ferie estive per un dibattito sulla crisi in Afghanistan. Il premier Tory ha poi ribadito che un eventuale loro riconoscimento al governo di Kabul dovrà avvenire in modo "unitario e concertato" ad opera della comunità internazionale e che "sarebbe sbagliato" concederlo "prematuramente o a livello bilaterale" da parte di singoli Paesi e governi. Un G7 virtuale è stato convocato per la prossima settimana dal presidente Usa Joe Biden e dal premier britannico Boris Johnson per concordare una strategia comune di fronte al caos in Afghanistan.


UE CERCA UN ARGINE AI MIGRANTI, PARLEREMO CON I TALEBANI

Gli Usa hanno già accolto quasi duemila civili afghani e hanno stanziato 500 milioni di dollari per i rifugiati, la Gran Bretagna annuncia che ne accoglierà 20 mila, ma l'Europa teme che possano essere molte di più le persone in cerca di protezione. "Scoraggiare e prevenire rotte migratorie insicure e illegali, e nessun rimpatrio forzato in Afghanistan" dice la commissaria Ue Johansson. "L'Europa sarà all'altezza" assicura il premier Draghi. Intanto prosegue il ponte aereo per portare in Italia collaboratori afghani da Kabul: un C130 arriva oggi a Fiumicino con 85 a bordo. Altri due con ulteriori 150 persone decolleranno dalla capitale afghana in giornata. "Abbiamo purtroppo dovuto assistere a scene drammatiche" ma "siamo riusciti in condizioni di assoluta emergenza a riportare a casa i nostri connazionali e alcuni dei nostri collaboratori", ha raccontato Tommaso Claudi, console italiano a Kabul.










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