Un anno fa il primo caso di Covid in Italia, da allora 2,7 milioni di contagi e quasi centomila morti

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Un anno fa il primo caso di Covid in Italia, da allora 2,7 milioni di contagi e quasi centomila morti


Mattia Maestri, trentottenne originario di Codogno, è considerato il "paziente uno" del nostro Paese

20 febbraio 2020. Sono le otto di sera, e all'ospedale di Codogno arriva l'esito del tampone di Mattia Maestri, un trentottenne originario del posto. Il tampone è quello per il nuovo Coronavirus, ed è positivo. Si sa ancora poco di questo nuovo ceppo virale. È nato in Cina, forse in un laboratorio, forse in un mercato. Se ne parla già da qualche settimana, ma sembra essere un problema ancora lontano, che potrebbe addirittura non varcare mai i nostri confini nazionali. Eppure il virus è arrivato, e a distanza di un anno, dopo lockdown, restrizioni, zone rosse gialle e arancioni, si contano i danni di una catastrofe globale contro cui il mondo intero combatte in attesa di vedere la luce.


Il bilancio di un anno di Coronavirus

A distanza di poche settimane dal primo caso di Codogno, uno degli epicentri della prima fase del contagio, era chiaro che il nostro Paese fosse stato uno dei primi, in Europa e in occidente, a essere investito da quello che sarebbe poi stato rinominato Covid-19. Da allora gli italiani si sono abituati a seguire ogni giorno, alle 18:00, il bollettino diramato dalla Protezione civile e dal Ministero della salute che riportava quello che a tutti gli effetti era ed è ancora un bilancio di guerra. Centinaia di vittime ogni giorno, migliaia di nuovi casi in tutta Italia. Tutti hanno imparato a seguire la fluttuazione dell'indice Rt, come anche la curva epidemiologica relativa a ricoveri, terapie intensive, test effettuati, casi e decessi. Ad oggi la quota di italiani contagiati dallo scoppio della pandemia ha raggiunto quota 2.780.882, a fronte di oltre 382mila persone attualmente positive. Ma il dato che più fa riflettere - e che ricorda ancora una volta la forza di questo nemico invisibile - è il numero di decessi: 95.325. Un numero che racchiude le storie di migliaia di famiglie e di un Paese intero che ha visto prima toccare la soglia psicologica dei diecimila morti, poi dei cinquantamila e che ora vede sempre più vicina quella dei centomila.

Investire in sanità per prevenire catastrofi come questa

Tra le voci istituzionali che abbiamo imparato a conoscere nell'ultimo anno, dopo quelle dei ricercatori e dei virologi più stimati, c'è quella, pacata e gentile, del presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli. In occasione dell'anniversario del primo caso accertato è tornato a parlare dell'importanza degli investimenti nel settore sanitario: "È necessario garantire il contenimento di eventi così catastrofici. E ciò è possibile solamente investendo nella sanità, non solo per contenere il più possibile la perdita di vite umane, ma anche per attutire i possibili impatti sull'economia e sulla società".


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