Anita, con banco e sedia davanti a scuola: "Domani ci torno, ma non chiamatemi Greta Thunberg italiana"

Anita, con banco e sedia davanti a scuola: "Domani ci torno, ma non chiamatemi Greta Thunberg italiana"

Anita, con banco e sedia davanti a scuola: "Domani ci torno, ma non chiamatemi Greta Thunberg italiana"


La 12enne racconta la protesta contro la didattica a distanza su RTL 102.5: "Mi ha chiamato il ministro Azzolina, si è complimentata e ha detto che farà il possibile per accontentarmi"

Mascherina sul volto, sul tavolo libri, quaderni, un tablet. E un banco pieghevole, così come si ripiega su se stessa pure la sedia sulla quale siede Anita. Dodici anni, bionda, qualcuno scherza sul nome garibaldino, dettaglio intrascurabile, per lei che è autrice di una protesta silenziosa destinata a “fare scuola”. La dodicenne, da giorni, segue le lezioni online davanti ai gradini della “sua” scuola media Italo Calvino, in pieno centro a Torino. L’obiettivo? Protestare contro la didattica a distanza, manifestare in modo pacifico il proprio disappunto per la decisione di chiudere le scuole. “La mia classe è un posto sicuro”, dice, mentre su Zoom ci si collega all’aperto, coi piedi sui ciottoli dell’ingresso di scuola, ma senza campanella e con i cancelli chiusi.


"Io come Greta? Preferisco Anita"

“Io come Greta Thunberg? Me l’hanno detto in molti, ma io preferisco Anita”. E’ secca, decisa, una delle risposte che ha dato in diretta, collegata con l’Indignato Speciale, questa mattina poco dopo le dieci su RTL 102.5. Pochi giorni fa, il telefono di Anita è squillato. Dall’altra parte, il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina. “Mi ha fatto i complimenti per il mio gesto – spiega lei –. Mi ha assicurato che provvederà a far riaprire le scuole e, dunque, ad accontentarmi”. Anita è una studentessa come le altre. Pandemia a parte, si sveglia tutti i giorni prima delle otto e va a scuola a piedi, accompagnata dalla madre, Cristiana, oggi a casa in smart working.


Decine di ragazzi seguono l'esempio di Anita

I compagni di classe? “Li sento al telefono – dice Anita -. Alcuni hanno paura ad unirsi alla protesta, in alcuni casi sono i loro genitori a non permetterglielo”. Però, negli ultimi giorni, si è unita una seconda ragazza. Si chiama Lisa, ed è così che i banchi, di fronte ai gradini della scuola media Calvino di Torino, sono diventati due. Fino a ieri, giorno di un flash mob che ha esteso il grido lanciato da Anita ad altre strade di Torino. E le due ragazze che chiedono di tornare in classe, sono diventate decine.


Cristiana, la madre della 12enne: "Orgogliosa della battaglia di mia figlia"

Anche la madre di Anita, Cristiana, ha parlato in diretta su RTL 102.5. “I ragazzi indossano la mascherina tutto il giorno, usano il disinfettante per le mani, tengono le finestre aperte. Il rischio delle lezioni in presenza non è così alto. Ecco perché mia figlia ha organizzato quella protesta. E io, da madre, sono orgogliosa di lei”. L’obiezione secondo cui la scuola non sarebbe un posto sicuro? “E’ falsa – risponde la madre di Anita -. Perché se in classe si indossano i dispositivi di protezione, allora è più a rischio la casa, dove non si entra con la mascherina. Il papà di Anita, mio marito, esce tutti i giorni a lavorare e poi rientra. C’è una probabilità maggiore di contagiarsi in cucina, piuttosto che in classe”.


E Anita domani mattina torna davanti a scuola

Domani? “Tornerò davanti a scuola”, dice convinta Anita. Che ringrazia, prima di attaccare il telefono con la radio e dedicarsi alla sua domenica. Domattina, puntuale, prenderà l’occorrente e partirà. Banco, sedia, tablet e portapenne, alla volta della scuola (ma in esterna). Un gesto piccolo, il suo, nato quasi come “simbolo”, ma diventato qualcosa di grande, un messaggio condiviso da una generazione. Non le farà riaprire Anita, le scuole. Apriranno quando sarà il momento, quando lo decideranno altri. Ma intanto, il suo attivismo ha fatto scuola. Anche quello, accanto a Zoom, a Meet e a Classroom. Che non si dica che i ragazzi, in Italia, non hanno nulla da dire.



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