Ant-Man and the Wasp: Quantumania, l’attesa non è essa stessa il piacere

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, l’attesa non è essa stessa il piacere

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, l’attesa non è essa stessa il piacere Photo Credit: Fotogramma.it


E’ uscito nelle sale il nuovo film dei Marvel Studios che apre ad una nuova fase narrativa del brand ma senza brillare particolarmente

Dopo averci portato alla scoperta del “multiverso della follia”, questa volta i Marvel Studios, scelgono di avventurarsi nei meandri colorati del Regno Quantico, con Ant-Man and the Wasp: Quantumania, uscito lo scorso 15 febbraio nelle sale italiane. Il terzo film della saga dell’uomo insetto, è stato scelto per avviare la cosiddetta Fase 5 e iniziare un nuovo percorso narrativo che possa correggere il tiro, soprattutto dopo una Fase 4 poco edificante. Ma, sebbene l’esordio al botteghino si sia rivelato un successo, lo stesso non si può dire della critica che ha letteralmente stroncato la pellicola.

UN FILM BIZZARRO E GROSSOLANO

C’è poco da girarci intorno. La Marvel mostra tutta la sua stanchezza in un film dai tratti eccessivi e bizzarri, che presenta una narrazione grossolana e imprecisa, esattamente come la computer grafica che fa da sfondo alla vicenda, posticcia e malriuscita. Gli stessi protagonisti sono svogliati e sopra le righe, ma soprattutto non credono abbastanza in quello che fanno, portando lo spettatore a non empatizzare con la storia e con le loro azioni, che sembrano meccaniche e totalmente fuori sincro. Si percepisce durante la visione, la volontà del regista, Peyton Reed, di correggere il tiro e provare a salvare il salvabile, ma nel complesso, siamo di fronte ad una pellicola troppo schizofrenica, che non riesce a centrare il suo obiettivo. Il primo atto mette il turbo dimenticando di approfondire, introdurre e ripresentare correttamente i personaggi. Alcune soluzioni narrative sono troppo incoerenti e soprattutto non sono in grado di mandare avanti la storia in maniera fluida. Peccato perchè gli ingredienti c’erano tutti e se cucinati con più accuratezza, poteva venire fuori un film sicuramente più stabile.

LA MARVEL A CACCIA DI IDEE

Qualcosa di quel marchingegno quasi perfetto, si è drammaticamente inceppato e non si riesce ad aggiustare. Perché, se è vero che nel corso degli ultimi 15 anni la Marvel non ha sfornato solo capolavori, riusciva almeno a fare storie semplici ma in grado di stare perfettamente in piedi, regalando un intrattenimento leggero, popolare ma ben orchestrato, in grado di mettere d’accordo tutti, grandi e piccini. Oggi invece, sembra essersi adagiata sui suoi successi, non trovando un corpus narrativo organico e coerente, capace di mettere insieme i pezzi di un mosaico ampio e variegato, che appare sempre più rapsodico e poco unitario.

Si dice spesso che l’attesa è essa stessa il piacere, ma soprattutto che il viaggio è più importante della meta. Ma in questo caso non è così. Lo studio cinematografico guidato da Kevin Feige promette e non mantiene, continuando a porre le basi per qualcosa che però non si concretizza mai.

C’è una fase nell’atto finale di Quantumania, dove il protagonista dice chiaramenteIo non devo vincere, ma entrambi abbiamo solo qualcosa da perdere”. Ecco, forse alla Marvel non interessa più trionfare, forse si accontenta solo di “non essere sconfitta”.


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