Elio, la Pixar torna con un grido accorato di pace contro ogni guerra. Da oggi nelle sale italiane

Elio, la Pixar torna con un grido accorato di pace contro ogni guerra. Da oggi nelle sale italiane

Elio, la Pixar torna con un grido accorato di pace contro ogni guerra. Da oggi nelle sale italiane Photo Credit: Ufficio Stampa Disney


Trama e recensione della pellicola animata diretta da Adrian Molina, Domee Shi, Madeline Sharafian

30 anni fa, nel 1995, il cinema e l’animazione cambiarono per sempre. 100 anni dopo la nascita della settima arte, cominciava una rivoluzione che avrebbe ridisegnato i confini del mezzo come mai era successo prima. Forse soltanto l’avvento del sonoro aveva scompaginato con la stessa intensità le regole del gioco. Stiamo parlando della Pixar e di "Toy Story", il primo lungometraggio animato con il computer. Grazie a quel film, e ai tanti che arrivarono dopo da quello studio fondato da Alvy Ray Smith, Edwin Catmull, John Lasseter, niente sarebbe stato più come prima. Oggi, dopo tanti anni, in Pixar (che dal 2006 fa parte di Disney), si vive un clima di grande trasformazione, dovendo fare i conti con un'epoca più complessa. Ecco che esce “Elio”, il nuovo cartoon dello studio che da oggi è nelle sale italiane, provando a consolidare il buon nome della Pixar.

ELIO, LA TRAMA IN BREVE

“Elio” racconta la storia di un bambino di undici anni di nome Elio, che ha un carattere artistico, creativo e sognatore, ma ha difficoltà a integrarsi con gli altri e spesso si rifugia nel proprio mondo immaginario. Grande appassionato dello spazio, è affascinato dagli alieni e desidera più di ogni altra cosa essere rapito da loro.

Sua zia Olga, impegnata nella direzione di un progetto militare top-secret, si trova ben presto a decodificare uno strano segnale giunto dallo spazio. La donna, però, non immagina che dietro quel messaggio ci sia proprio suo figlio.

Elio, infatti, è stato teletrasportato nello spazio ed è finito nel Comuniverso, un'enorme organizzazione interplanetaria con rappresentanti di galassie lontane. Scambiato per errore per un ambasciatore ufficiale della Terra, Elio si ritrova coinvolto in un'impresa epica: dovrà stringere legami con eccentriche forme di vita aliene, superare prove sorprendenti e gestire una crisi di proporzioni galattiche.

ELIO, LA RECENSIONE 

Superiore a “Inside Out 2” dello scorso anno che aveva forse soltanto il compito di tenere buoni gli azionisti, i dirigenti e incassare una barca di soldi, Elio dimostra con forza come anche il film meno riuscito dello studio di Emeryville riesca ad essere superiore alla media. Ad “Elio”, però, manca la vera sorpresa, manca quel guizzo creativo che soltanto la Pixar possiede.

Un aspetto, se vogliamo, anche coraggioso, in grado di trafiggere con prepotenza l’immaginario collettivo, spiegando con la semplicità e i colori dell’animazione concetti astratti e complicati. Uno dei cartoon più riusciti della scuderia è senza ombra di dubbio “Elemental” che, utilizzando la forza della fantasia, parlava di integrazione e diversità.

Dalla sua, però, l’ultima fatica dello studio, possiede la capacità di mettere in scena un vero e proprio caleidoscopio di emozioni e colori; lo spazio non è mai stato così tanto colorato, vivo e splendente. L’universo che Elio sogna di visitare però, è una scusa per parlare della terra e di emozioni umane, terrene, concrete. Ecco allora che la Pixar scrive una lettera pacifista, condannando apertamente la guerra e i conflitti, invocando un messaggio di pace. Non usa mezzi termini, è chiaro e cristallino perché davanti a questioni così tanto attuali non si può rischiare di essere fraintesi. Sembra quasi un Instant Movie visto ciò che sta succedendo in queste ore tra Israele e Iran (ma anche a Gaza e in Ucraina).

“Non voglio diventare una macchina da guerra” grida, piangendo, uno dei personaggi del film. E si spera che grazie a questi prodotti, i bambini un domani possano fare propri questi valori e smettere di combattere le guerre dei loro padri. Proprio in questi giorni, nelle sale, c’è anche il live action di “Dragon Trainer” che tratta il medesimo argomento. Lì, però, non siamo nel Communiverso di Elio ma su Berk, tra Vichinghi e draghi.

Una narrazione più frammentata ed episodica rispetto al solito intreccio più unitario, ma dotata di un ritmo scorrevole e vivace. Ogni passaggio di trama è ben sviluppato, mai frettoloso ma allo stesso tempo privo di lungaggini inutili e ripetitive. E poi si respira in ogni fotogramma la bravura degli animatori Pixar che hanno fatto la storia, alzando da sempre l’asticella della qualità.



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