Buon compleanno Freddie Mercury: avrebbe 75 anni. Quel giorno al Live Aid in cui fu incoronato re...

Buon compleanno Freddie Mercury: avrebbe 75 anni. Quel giorno al Live Aid in cui fu incoronato re...

Buon compleanno Freddie Mercury: avrebbe 75 anni. Quel giorno al Live Aid in cui fu incoronato re...


In soli venti minuti, l’esibizione della band a Wembley cambiò per sempre la storia del rock e trasformò il suo cantante in una figura iconica. Il successo e la discrezione nel tempo della malattia che lo avrebbe ucciso. Oggi una cittadina emiliana gli intitola una strada

Alle sette di sera del 13 luglio 1985 Freddie Mercury era il re del mondo. Un miliardo di telespettatori sparsi nel pianeta avevano assistito in diretta alla formidabile esibizione dei Queen al Live Aid, dal vecchio stadio di Wembley. Per una scelta strategica e complice il fuso orario, il set del gruppo era stato anche il primo ad essere trasmesso in tempo reale dalle stazioni tv americane, collegate via satellite all’evento di beneficenza organizzato da Bob Geldof, in attesa dello start del segmento statunitense dello show da Philadelphia. Al termine dei 20 minuti sul palco di Londra era chiaro che la storia del rock fosse cambiata: nessuno poteva presagire che più di trenta anni dopo la ricostruzione cinematografica di quel momento avrebbe fruttato un Oscar a Rami Malek per “Bohemian Rhapsody”, ma in quel catartico pomeriggio d’estate tutti riconoscevano al vero Freddie il ruolo di monarca assoluto. Era lui la Corona, Londra e la Terra erano i suoi sudditi. Re Mercury osannato più dei principi di Galles, Carlo e Diana, seduti al loro posto nel Royal Box di Wembley: avevano presenziato alla cerimonia d’apertura del Live Aid, ore prima, al fianco di Brian May e Roger Taylor, chitarrista e batterista della “corte” di Freddie.


L’onda d’energia e le storie nel backstage

Pochi secondi dopo l’attacco al pianoforte di “Bohemian Rhapsody”, con il mio pass da giornalista al collo, presi la decisione che nessun fan dei Queen avrebbe condiviso, lì per lì. Mi spostai dal “pit” sotto il palco e facendomi faticosamente largo nella marmellata umana del prato di Wembley raggiunsi la curva opposta. E da quel punto lontano dello stadio vidi 72mila spettatori, nessuno escluso, alzare in sincrono le braccia per il beat di “Radio GaGa”. Mercury aveva in pugno la folla come non avevo visto mai fare ad alcun altro performer. Avrebbe potuto chiedere a un miliardo di spettatori di togliersi le mutande, o scalare una montagna: c’era da scommetterci che tutti avrebbero obbedito. Anche a cento metri di distanza l’onda d’urto del suono arrivava più potente di quella degli artisti che avevano preceduto i Queen sul palco: il loro fonico, Toby, aveva disinnescato il limite del volume condiviso negli amplificatori. Eravamo avvolti in un prodigio rock. E tutto cronometrato al secondo, grazie anche ai grandi orologi bianchi che la band aveva fatto collocare in scena, per non “bucare” il timing rigoroso imposto dalla scaletta della mondovisione. Pure il backstage era un Olimpo r’n’r: prima del set dei Queen Phil Collins aveva chiesto a Freddie un autografo per i suoi figli; dopo il loro trionfo fu Elton John ad abbracciare Mercury dicendogli con un sorriso: “Voi bastardi avete rubato la scena a tutti!”. Nel mezzo, avevo visto il Re consolare Bono, che era stato rimproverato dagli altri U2 per aver “sprecato” tempo prezioso on stage. Freddie gli mise un braccio sulla spalla: “Bono, sei stato grande, da oggi conquisterete la vetta anche voi!”.


Il segreto e la fine

L’anno dopo i Queen tornarono a Wembley per il loro tour, e fu apoteosi. Il 20 aprile 1992, invece, tante star globali tornarono in quello stesso stadio a rendere omaggio alla sua memoria cantando insieme al resto della band i “suoi” cavalli di battaglia. Il fantasma di Freddie aleggiava benedicente sopra il pubblico: era scomparso nel novembre dell’anno prima, a 45 anni, dopo che l’AIDS ne aveva fatalmente fiaccata la resistenza. Non aveva parlato con nessuno delle sue condizioni di salute, neanche in famiglia. Il suo ultimo desiderio alla vigilia della morte fu farsi accompagnare da un collaboratore al piano inferiore di Garden Lodge, la sua residenza a Kensington. Voleva ammirare per l’ultima volta la sua collezione di oggetti d’arte. Al Kensington Market, a pochi passi dalla casa in cui aveva sempre vissuto, aveva cominciato a guadagnare qualcosa vendendo quadri e abiti insieme all’amico e futuro compagno di band Roger Taylor. Oggi Freddie avrebbe compiuto 75 anni. Stasera a Ozzano, nel Bolognese, gli verrà ufficialmente intitolata una strada che confluisce nella via Emilia. Buon compleanno anche da qui, Re Mercury.



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