Cinque regioni diventano arancioni e l’Italia rischia il lockdown duro, che il governo vuole evitare a tutti i costi

Cinque regioni diventano arancioni e l’Italia rischia il lockdown duro, che il governo vuole evitare a tutti i costi

Cinque regioni diventano arancioni e l’Italia rischia il lockdown duro, che il governo vuole evitare a tutti i costi


Medici e infermieri invocano misure molto più drastiche, per abbattere la curva della pandemia, paese diviso e stanco davanti alla seconda ondata

Il destino di cinque regioni è stato già definito ieri, con il passaggio di Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana da quelle gialle alle arancioni. La provincia autonoma di Bolzano si era portata avanti, autoponendosi in zona rossa da alcuni giorni. In questo caso, dunque, si tratta soltanto della ratifica di una decisione già presa a livello locale. Vulnus da non sottovalutare, considerato che il metodo varato con l’ultimo DPCM prevederebbe proprio un rigido automatismo, legato ai famosi 21 parametri stabiliti dal Comitato Tecnico Scientifico, con decisione finale affidata al Ministero della Salute.

I dati continuano a peggiorare

Sta di fatto che la curva continua a peggiorare a livello nazionale, costringendo il governo a mettere già in pratica gli automatismi annunciati la scorsa settimana, ma nel contempo a resistere al fuoco di fila di singole amministrazioni locali e dei rappresentanti di categoria che invocano interventi più stringenti da subito. In particolar modo, hanno fatto rumore gli accorati appelli dell’Ordine dei medici e dei rappresentanti degli infermieri, secondo i quali bisognerebbe procedere immediatamente al Lockdown duro. Per intenderci, quello che abbiamo sperimentato nella scorsa primavera. Quest’ultima, sarebbe la scelta della disperazione per il governo, impegnato ad evitarlo a tutti costi, per non stroncare definitivamente l’economia, dopo i robusti segnali di ripresa arrivati questa estate.

La realtà quotidiana del paese, così, finisce per restare sospesa fra un metodo che avrebbe dovuto garantirci per mesi interi, andato in crisi nel giro di pochi giorni, e il crescente malumore di chi si sente al fronte, in guerra contro il Covid, ma non sufficientemente compreso e armato per la sua battaglia quotidiana. In mezzo, ci siamo tutti noi, c’è il paese che palesemente non è quello di marzo ed aprile.

Quell’unità di intenti, quella persino sorprendente capacità di sopportare stoicamente sacrifici inimmaginabili, non si vedono più. L’Italia di queste settimane è un’Italia molto più tormentata, sfibrata (e fin qui è più che comprensibile), ma anche attraversata da rigurgiti di egoismo che possono mettere a rischio la tenuta della stessa comunità nazionale.


La speranza del vaccino

L’annuncio del colosso farmaceutico Pfizer, su un possibile vaccino pronto nel giro del prossimo mese e mezzo, ha sicuramente regalato qualche ora di speranza ed entusiasmo, soprattutto ai mercati internazionali. Non può bastare, però, a gestire un passaggio di estrema delicatezza. Se il metodo dell’Italia divisa per colori non dovesse reggere, bisognerà muoversi subito di conseguenza, stabilire nuovi parametri, prendere ulteriori e dolorose decisioni. Sia chiaro, però, che un passo del genere dovrebbe essere illustrato con estrema franchezza e onestà ai cittadini. Conseguenze economiche comprese. Se gli italiani non si sentiranno responsabilizzati fino in fondo, protagonisti di questa battaglia, continueremo a inseguire il virus. Aspettare il vaccino non può bastare, se dalla pandemia dovessimo uscire piegati e divisi.

Non siamo uno stato di polizia, grazie al cielo, l’unico modo per rendere efficaci le misure di prevenzione è farle proprie e viverle con convinzione. Ci avviciniamo ad una prova collettiva complicatissima, il prossimo Natale. Proprio questa mattina, il sottosegretario alla salute, Sandra Zampa, ha anticipato ciò che abbiamo capito più o meno tutti: le feste saranno limitate ai nostri parenti più stretti. Cosa significhi questo, nella pratica delle feste e nei numeri delle persone che potremo vedere, lo scopriremo nelle prossime settimane.

Quale che sia il nostro destino nelle prossime settimane, Solo un paese coeso e consapevole, trattato come si trattano gli adulti e non i bambini da terrorizzare per ottenere un risultato, ne verrà fuori pronto a vivere e aggredire il futuro.


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