Cinzia Pinna uccisa con 3 colpi di pistola, uno fatale. Ieri l'autopsia a Sassari Photo Credit: Foto: Ansa/Antonella Brianda
03 ottobre 2025, ore 08:00
Il viso sfigurato da quei tre proiettili esplosi, ad ucciderla è stato il colpo all'altezza dello zigomo. Certezza sui complici, un uomo e una donna, che avrebbero aiutato Ragnedda
Tre colpi di pistola al viso, uno fatale all'altezza dello zigomo, gli altri due attinti di striscio. Le indiscrezioni sull'autopsia effettuata ieri a Sassari, confermano le dichiarazioni di Emanuele Ragnedda, l'imprenditore del vino di Arzachena reo confesso dell'omicidio di Cinzia Pinna, la giovane donna di 33 anni di Castelsardo uccisa la notte tra l'11 e il 12 settembre scorsi nel casolare della tenuta Conca Entosa, di proprietà dello stesso Ragnedda.
L’INCHIESTA
Ragnedda, oltre ad aver rivelato di aver sparato tre colpi, aveva indicato i segni dei proiettili sul muro e fatto trovare i bossoli. Non si trovano invece i proiettili. Tre colpi esplosi con la Glock semiautomatica di piccolo calibro dell'imprenditore già sequestrata dai carabinieri. Il viso di Cinzia è stato sfigurato: c'è anche il foro d'uscita, le ha trapassato il volto. Sempre in viso gli altri due colpi esplosi, entrambi l'hanno presa di striscio, uno le ha procurato una lesione alla mascella. Il medico legale Salvatore Lorenzoni, che ha effettuato l'autopsia, è chiamato a rispondere ad altri quesiti posti dalla Procura di Tempio: la distanza da cui sono stati esplosi i colpi, eventuali segni di percosse e di spostamento del corpo, evidenze di violenza sessuale commessa dall'omicida prima del delitto.
LA VERSIONE DI RAGNEDDA
Come è noto, Ragnedda ha spiegato di essere stato aggredito ('lei mi voleva tagliare la lingua con un coltello"), di aver avuto paura e di aver quindi sparato, senza però chiarire cosa avesse generato la lite tra i due. I genitori prendono le distanze dal figlio. La madre ha detto ai giornalisti che non può perdonarlo e che per lei merita l'inferno. Ieri a parlare è stato il padre Mario: "Avrei preferito che fosse morto lui, ma non è un mostro. E' stata una notte maledetta dove è successo questo disastro. Non voglio fare il difensore di Emanuele, sono il padre, lui è un adulto, pagherà quello che deve e sarà importante stabilire cosa è successo, sempre nel massimo rispetto della famiglia di Cinzia Pinna".
RIFLETTORI SUI PRESUNTI COMPLICI
In queste ore le indagini degli investigatori sono tutte concentrate sui presunti compici dell'omicida. Dall'ultimo sopralluogo del pool di esperti nominati dalla Procura di Tempio Pausania, mercoledì pomeriggio in casa e nella tenuta, sarebbe arrivata la certezza della presenza nel casolare di due persone, un uomo e una donna: sono loro che avrebbero aiutato Ragnedda a ripulire le stanze dalle ingenti tracce di sangue e fatto sparire gli indumenti e gli effetti personali della vittima. Persone che avrebbero provato a lavare il divano ma non solo, e che è dunque certo si fossero rese conto del sangue nella casa. Al momento continuano ad essere indagati per favoreggiamento, Luca Franciosi, il giovane lombardo di 26 anni, manutentore stagionale con impieghi in Costa Smeralda - ma non nella tenuta Conca Entosa -, e Rosa Maria Elvo, 50 anni, ristoratrice di San Pantaleo, amica di Ragnedda. Le loro posizioni potrebbero aggravarsi oppure essere stralciate a seguito delle nuove prove emerse mercoledì ed ora in mano agli inquirenti.



