Coronavirus e carceri, in tutto il mondo rivolte e polemiche a seguito delle scarcerazioni causate dall'emergenza

Coronavirus e carceri, in tutto il mondo rivolte e polemiche a seguito delle scarcerazioni causate dall'emergenza

Coronavirus e carceri, in tutto il mondo rivolte e polemiche a seguito delle scarcerazioni causate dall'emergenza


Le scarse condizioni igieniche e il sovraffollamento nelle carceri hanno richiesto un intervento immediato

Brasile: sovraffollamento delle carceri e coronavirus

Il coronavirus si trasmette velocemente e silenziosamente, da persona a persona, e il rischio di contagio diventa tanto più alto quanto meno si riesca a mantenere il distanziamento sociale: nelle carceri di tutto il mondo, i governi hanno deciso di intervenire per frenare la diffusione del contagio. Questa pandemia ha scatenato numerose ribellioni da parte dei detenuti che hanno iniziato ad evidenziare problemi come sovraffollamento, sporcizia e accesso limitato alle cure sanitarie. In Brasile, per esempio, il sistema carcerario è molto vasto e particolarmente sovraccaricato, così tanto che i prigionieri hanno iniziato a girare video in cui minacciano di uccidere le guardie a meno che le loro condizioni non vengano immediatamente migliorate. Le rivolte sono risultate essere particolarmente violente: in Colombia, il mese scorso, data la preoccupazione per il coronavirus, si è scatenata una rivolta che ha portato alla morte di 23 prigionieri. A Buenos Aires, invece, i detenuti si sono ribellati salendo sul tetto, bruciando materassi e mostrando uno striscione “Rifiutiamo di morire in prigione” per circa nove ore. Questa situazione ha spinto gli esperti delle Nazioni Unite sulla detenzione, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e gli attivisti per i diritti umani a domandare ai governi di ridurre il numero di detenuti all’interno delle carceri. In Brasile, al momento, sono stati rilasciati 30.000 prigionieri, mentre sono stati riportati 104 casi positivi confermati di coronavirus e 145 casi sospetti: il problema, in questo caso, secondo gli esperti, è che i risultati non sono veritieri considerando che sono stati fatto i test solamente su 682 di 773.000 detenuti. 

Stati Uniti: la frustrazione delle vittime per la scarcerazione dei detenuti 

Uno dei luoghi maggiormente a rischio sono le carceri dove si è resa necessaria la liberazione di alcuni detenuti. Negli Stati Uniti, questo ha portato un forte senso di rabbia e frustrazione alle vittime dei loro crimini. Infatti, man mano, sempre più persone vengono rilasciate considerando la propagazione del virus dietro le sbarre. Il New York Times ha raccontato che gli esperti sanitari hanno invitato i funzionari ad intervenire e una serie di difensori hanno intentato causa per ottenere il rilascio immediato dei loro clienti suscitando il disappunto delle vittime. Un esempio potrebbe essere il rilascio di Anthony Cromwell Jr., in carcere per aver investito e ucciso, senza prestare soccorso, una ragazza di 28 anni dopo una partita di baseball: “è uno schiaffo in faccia solo il fatto che sia là fuori a fare qualunque cosa voglia fare, mia figlia non sarà mai in grado di farlo di nuovo” ha commentato la madre della vittima al New York Times aggiungendo la sua delusione per non essere stata informata del rilascio del detenuto. 


Italia: secondo gli inquirenti, la mafia potrebbe essere coinvolta nelle rivolte

In Italia, si sono registrate numerose rivolte a causa dell’emergenza coronavirus: le prime si sono verificate a marzo, di seguito alla sospensione dei colloqui con i familiari. Dai detenuti è arrivata anche la richiesta di avere condizioni sanitarie migliori per proteggersi dal covid19 che, nelle carceri, rischia di diffondersi rapidamente considerando il sovraffollamento. La presenza effettiva è di 58mila persone rispetto a 49mila posti disponibili. Si sono aperte numerose indagini sulle rivolte che sono confluite nel Nucleo investigativo centrale che si occupa di criminalità organizzata: le rivolte sembrano essere coordinate dall’esterno, come hanno affermato al Fatto Quotidiano una serie di investigatori esperti. Il coordinamento sarebbe svolto da organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta, Cosa nostra, la Camorra nonché la mafia foggiana in Puglia. Tuttavia, non si esclude la partecipazione di un gruppo di estremisti, principalmente anarchici, sempre alla ricerca del caos, anche se in un semplice penitenziario. L’emergenza coronavirus ha portato al passaggio di alcuni detenuti alla detenzione domiciliari: tra questi anche alcuni boss mafiosi del 41bis, la cui scarcerazione ha scatenato numerose polemiche. 



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