Eurispes: pubblicato il Rapporto Italia 2024, fotografia di un Paese al bivio

Eurispes: pubblicato il Rapporto Italia 2024, fotografia di un Paese al bivio

Eurispes: pubblicato il Rapporto Italia 2024, fotografia di un Paese al bivio Photo Credit: agenziafotogramma.it


Tanti i dati del 36esimo Rapporto Italia: migliora la condizione economica rispetto al 2023, ma più della metà delle famiglie italiane arriva con difficoltà a fine mese

Luci e ombre nel consueto report prodotto da Eurispes che ogni anno fotografa il nostro Paese. Secondo i dati raccolti nel Rapporto Italia 2024, anche se alcuni indicatori della situazione economica delle famiglie italiane registrano un lieve miglioramento rispetto al 2023, più della metà della popolazione arriva con difficoltà a fine mese. Bollette, affitto e rate del mutuo rappresentano un problema per molti nuclei. Per far quadrare i conti, si chiede aiuto alla famiglia di origine o si compra a rate. E quasi tre italiani su 10 rinunciano anche a curarsi per risparmiare. Altre strategie per combattere la crisi e ottenere liquidità sono le vendite on line di oggetti e beni, mentre alcuni servizi dalle pulizie alle baby sitter alle ripetizioni private si pagano al nero Il 40,9% dei cittadini afferma comunque che la situazione economica personale e familiare negli ultimi 12 mesi è rimasta stabile. Guardando al futuro, i cittadini sono invece cauti: per il 33,2% la situazione economica italiana resterà stabile nei prossimi dodici mesi. I pessimisti, che attendono un peggioramento, sono il 31,6%, mentre il 10,8% prospetta un periodo di crescita economica.

Lavoro, istruzione: nodi difficili da sciogliere

 Il lavoro resta un terreno minato, dal reperimento alla retribuzione, dal rispetto delle norme di sicurezza che manca. Rispetto alla media dell'Unione Europea, in Italia si viene pagati meno: il fenomeno dei working poor, ovvero della povertà lavorativa, ha coinvolto il 12% degli italiani nel 2022, con un reddito annuo inferiore agli 11.500 euro. Il lavoro nero resta molto diffuso: il 40,5% degli intervistati, infatti, dichiara di aver lavorato senza contratto: l'8% sempre o spesso, mentre quasi un terzo (32,5%) una volta o qualche volta. Il 60% ha affermato di non aver mai lavorato senza contratto. Infine il drammatico capitolo della mancanza di sicurezza sul posto di lavoro denunciata da un terzo dei lavoratori o ex lavoratori che affermano di aver lavorato in condizioni di scarsa sicurezza come ambienti non a norma, o impiegati in un'occupazione rischiosa. L'insicurezza sul lavoro è una realtà allarmane soprattutto nelle Isole (40%) e al Sud. Altra questione spinosa quella della povertà educativa:  l'Italia è tra i Paesi più poveri d'Europa in termini educativi e tale povertà si trasmette da una generazione all'altra. Nel 2022, il nostro Paese risultava al penultimo posto nella classifica dei Paesi europei, con il 41,7% della popolazione tra i 25 e i 74 anni in possesso di titolo di studio inferiore al diploma e il 18,5% della laurea

Politica e  istituzioni: segnali di crescita nella fiducia 

Torna a crescere la fiducia degli italiani verso le istituzioni, pubbliche e private, ma solo una parte raccoglie oltre la metà dei consensi. Il più apprezzato è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (60,8% dei consensi, +8,6% rispetto al 2023), mentre il Parlamento fa registrare un lieve aumento di fiducia (dal 30% del 2023 al 33,6% del 2024), anche se i cittadini delusi sono la maggioranza (58%). E' quanto emerge dal Rapporto Italia 2024 dell'Eurispes. Esprimono consenso nei confronti del Governo poco più di un terzo degli italiani (36,2%), ma gli sfiduciati anche in questo caso restano la maggioranza (55,4%). Tra le forze dell'ordine, l'Arma dei Carabinieri raggiunge il 68,8% dei consensi (+16%), mentre tra le altre istituzioni che crescono nel 2024 in grado di fiducia ci sono anche la Chiesa Cattolica (52,1%), la scuola (66%) e il sistema sanitario (58,3%). A perdere consensi rispetto al 2023 sono solo tre istituzioni: i partiti (che passano dal 32,5% al 29,85%), i sindacati (dal 43,1% al 42,7%) e le altre confessioni religiose (da 38% a 34,5%. 


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