Federico Fellini, icona di cinema e d'Italia che ha plasmato i sogni sulla pellicola

Federico Fellini, icona di cinema e d'Italia che ha plasmato i sogni sulla pellicola

Federico Fellini, icona di cinema e d'Italia che ha plasmato i sogni sulla pellicola


Il 20 gennaio scorso ricorrevano i 102 anni dalla nascita del regista riminese, un'occasione ghiotta per ricordare la sua arte e la sua filmografia

Federico Fellini non è stato solo il più grande visionario creativo che l’Italia abbia mai avuto, ma ad oggi può essere considerato un vero e proprio Brand.
Le sue immagini sono tra le più iconiche della storia del cinema. Basti pensare alla scena di Fontana di Trevi con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni ne “La Dolce vita”, diventata negli anni un vero e proprio manifesto di cinema in tutto il mondo.
I suoi film sono stati onirici e grotteschi, intrisi di illusioni e magia ma anche di realismo e, così come avviene nei sogni, sembrano privi di storie ma pieni di apparizioni, di luci e suoni.
Un cantore della gioia e della dolcezza di vivere, che riusciva ad essere positivo e spensierato anche quando raccontava le tematiche più malinconiche e difficili.

GLI INIZI

Prima di arrivare al cinema, Fellini si fa le ossa con le vignette satiriche sulla rivista Marc’Aurelio, dove oltre ad incontrare il futuro regista Ettore Scola, prenderà confidenza con quella che sarà poi in seguito la cifra stilistica della sua filmografia: il grottesco.
Arriverà nel mondo della Settima arte prima nelle vesti di sceneggiatore per Aldo Fabrizi e poi per Rossellini nel film capostipite del Neorealismo “Roma città aperta” (1945). Sarà anche attore nell’episodio “Il miracolo” della pellicola
L’amore” diretta ancora una volta da Rossellini.
La sua prima regia arriverà solo nel 1950 nel film “Luci del varietà” co-diretto insieme ad Alberto Lattuada.
Ma Fellini, artista a tutto tondo, avrà anche una parentesi radiofonica nelle vesti di autore, una breve collaborazione che gli farà incontrare la sua musa ispiratrice nonché grande amore Giulietta Masina che di lì a poco diventerà sua moglie.

IL DNA DELL’ITALIANO MEDIO

Sono tanti i film che meritano d'essere ricordati, che hanno segnato l’immaginario di una nazione come l'Italia che Fellini, dietro al velo onirico e spirituale, ha saputo raccontare con estrema lucidità e realismo. Si pensi ad “Amarcord” per esempio, film che troppo spesso finisce per essere giudicato come un “semplice” film autobiografico e che invece nasconde nelle maglie i sintomi dell’identità italiana del novecento. Come aveva sapientemente analizzato Italo Calvino a proposito di Amarcord Fellini fa del cinema la sintomatologia dell’isterismo italiano e il film di cui ci illudevamo di essere solo spettatori è la storia della nostra vita.”

ROMA

Anche se nacque a Rimini in terra romagnola, Fellini ha vissuto per tanto tempo a Roma, la città che lo ha poi di fatto adottato. Chi scrive è dell’idea che non ci sia mai stato un altro regista che abbia incarnato così bene l’essenza della città eterna nelle sue opere come Fellini. Il suo film del 1972 “Roma” è una perfetta fotocopia del clima romano, con la sacralità religiosa e spirituale che si incontra con la profanità volgare dei bucatini con la pajata, due facce della stessa medaglia che il regista riprende con intensità ed eleganza. Sacro e profano, meraviglia e squallore, gusto e disgusto, poesia e volgarità, in una parola, Roma.
L’autore di questo omaggio si convince sempre di più che la figura di Federico Fellini sia da studiare e riscoprire nelle scuole italiane, e non solo in quelle del cinema, ma in tutti gli istituti. Fellini non è stato solo un regista, è stato un filosofo, un pensatore, una guida che con l’aiuto dei sogni ci ha insegnato la bellezza della vita, o meglio della Dolce Vita.



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