Il paese dei morti, il ritorno dell’investigatore giardiniere Guido: Linda Tugnoli ci porta a scoprire il nuovo libro della sua serie

Il paese dei morti, il ritorno dell’investigatore giardiniere Guido: Linda Tugnoli ci porta a scoprire il nuovo libro della sua serie

Il paese dei morti, il ritorno dell’investigatore giardiniere Guido: Linda Tugnoli ci porta a scoprire il nuovo libro della sua serie Photo Credit: “Il paese dei morti” di Linda Tugnoli, Nord


La nuova avventura, la quarta per essere precisi, del protagonista della serie: un libro dalle fortissime suggestioni, che metterà ancora una volta nei guai il personaggio

Si apre il weekend e comincia la consueta full immersion nel mondo dei libri. Il sabato e la domenica l’ampio spazio dedicato alle novità più interessanti consente di scoprirne di più dei volumi che approdano sulle librerie. E questo sia grazie alle interviste agli autori e alle autrici – come nel caso di Fabio Bacà per il suo “L’era dell’acquario”, o di Lorenzo Giorlandino per il suo “La notte e l’odio” – sia grazie alla rubrica dedicata ai libri da leggere.

Non che il resto della settimana stia lì a guardare, con il focus che in quel caso si sposta su argomento non necessariamente narrativi – si veda “Come dal fornaio” di Pasquale Cannatà di qualche giorno fa. Spazio ai racconti di fantasia e alla narrativa che fa viaggiare milioni e milioni di lettori in tutto il mondo. Oggi sotto la nostra lente d’ingrandimento c’è “Il paese dei morti” di Linda Tugnoli, edito da Nord. Un libro che siamo andati a scoprire grazie alle parole della sua autrice.


IL PAESE DEI MORTI, NUOVA INDAGINE AD ALTO RISCHIO PER IL GIARDINIERE GUIDO

Ciao Linda, ti cedo la parola per introdurci al tuo nuovo libro: cosa troviamo ne "Il paese dei morti"?

“Ciao Dario, e grazie per l’invito! Nel Paese dei morti troviamo un investigatore giardiniere piemontese, taciturno abitante di una valle montana del Biellese, giunto alla sua quarta indagine assolutamente non autorizzata e non convenzionale. Nei primi due episodi della serie gli indizi da cui scaturiva il suo interesse – anzi, la sua patologica ricerca della verità – erano indizi botanici, che grazie al suo mestiere soltanto lui era in grado di cogliere: una foglia molto singolare tra tante altre foglie autunnali, accanto al cadavere di una donna, nel primo giallo della serie, una manciata di strani semi in tasca alla vittima, nel secondo. Non è così per l’ultima avventura del giardiniere Guido: anche se piante, fiori rari, giardini montani sono sempre abbastanza presenti, qui invece sono delle foto antiche – delle foto molto particolari, anzi, decisamente agghiaccianti – che fanno scattare la sua curiosità. Si tratta di fotografie post mortem, ritratti che, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, quando la fotografia non era ancora così diffusa, si usava fare in alcuni casi perché non si disponeva di nessuna immagine del morto. Si allestiva allora una sorta di macabro set all’interno del quale il morto, vestito e truccato, veniva fotografato come se fosse vivo. Ho visto molti dagherrotipi, ferrotipi, albumine con questo genere di immagini e devo dire che danno veramente i brividi, perché a prima vista non si nota nulla di strano ma si ha la sottile, quasi inconscia percezione che qualcosa sia terribilmente fuori posto. A dire la verità, ce ne sono poi anche di decisamente horror…”


È un racconto che trae forti suggestioni da luoghi che hanno ispirato racconti del terrore praticamente da sempre: i cimiteri. Com'è nata l'idea per questa storia e per il tema attorno cui ruota tutto?

“Sono una frequentatrice compulsiva di strani gruppi Facebook, che mi affascinano per l’incredibile varietà di interessi che possono accomunare degli esseri umani. Quasi senza accorgermene, sono passata dallo scorrere quotidianamente le immagini di un gruppo che andava fotografando case abbandonate a uno che invece era dedicato proprio ai cimiteri abbandonati. Degli appassionati, con una precisa deontologia - non svelano mai il luogo preciso dove hanno fatto le foto, non toccano e non portano via niente e così via – postavano immagini secondo me molto belle, naturalmente di una bellezza struggente e molto “gotica”, molto adatte all’atmosfera di un noir. C’è da dire poi che, proprio nella Valle dove sono ambientati i miei gialli, la Valle Cervo, ci sono dei cimiteri bellissimi, per esempio un piccolo cimitero monumentale affacciato sul torrente Cervo, il cimitero di Rosazza, oppure, non lontano, il cimitero di Oropa, praticamente un set del Signore degli anelli. Sono appunto luoghi bellissimi, ricchi di storia, di arte e di memorie ma, quando cala il sole, è inevitabile sentire l’impulso di affrettarsi all’uscita.”


Per il giardiniere Guido è un ritorno - il quarto, a essere precisi, contando i precedenti romanzi che lo hanno visto protagonista, vale a dire "Le colpe degli altri", "L'ordine delle cose" e "La forma del ghiaccio". Quanto è cambiato dagli esordi a oggi?

“Guido è un tipico montanaro, un uomo che odia gli sprechi, sia di parole che di cose, che vive in modo molto essenziale una vita fatta di cose semplici e di grande vicinanza alla natura in tutte le sue manifestazioni: dai fiori e le piante che coltiva per lavoro ai grandi faggi che crescono dietro la sua casa, ai funghi che va a fare nel bosco quand’è stagione fino all’acqua, la neve, il cielo e il ghiaccio. Quindi non può cambiare. Le sue radici affondano nei graniti durissimi della sua Valle. Lui si definisce un uomo della mezza montagna, perché non è un appassionato di vette, scalate, ferrate, men che meno di piste da sci, ma di quella montagna abitata fino a tempi recenti, – e i miei libri sono ambientati negli anni ’80 - attraversata dai “margari” con le loro mandrie, dalle “siunere” che andavano quasi scalze sui costoni più pericolosi a riempire di fieno selvatico la loro gerla; la montagna a cui era difficile strappare la propria sopravvivenza, con tre o quattro mucche, con il formaggio che guai ad assaggiarne un pezzetto, era tutto per vendere, con i piccoli campi di patate e di canapa ricavati nei pendii terrazzati, coltivati a prezzo di fatiche che oggi difficilmente possiamo immaginare. Guido appartiene profondamente a questa realtà, a questa gente, e rifiuta di cambiare. Rifiuta la modernità che avanza. Però, come in tutte le storie, gli capitano tante cose, da nuovi amori a tentativi di omicidio, e quindi inevitabilmente attraverso queste esperienze in parte si trasforma, cresce, cerca di capire qualcosa di più del mondo che ha intorno.”


UN PROTAGONISTA DAL POLLICE VERDE CHE NASCE DAI RICORDI

Faccio un passo indietro e torno alle origini del personaggio: come mai la scelta di mettere al centro delle vicende un protagonista dal pollice verde? E quanto lavoro (anche di ricerca botanica) è stato necessario per parlare con cognizione di causa quando si citano "argomenti floreali"?

“Sono stata una giardiniera compulsiva, ora mi dichiaro praticamente guarita, ma per anni ho comprato solo libri di giardinaggio e di botanica, ho collezionato cataloghi, ammorbato parenti e amici con le magnifiche caratteristiche dell’ultima varietà di viburnum che avevo appena scoperto. Ho notato che la categoria dei giardinieri veramente appassionati spesso corre il rischio di questo leggero sconfinamento nella patologia. Guido è nato così, per dare sfogo a questa passione. Non mi sono documentata, ho usato i miei ricordi, cerco di stare lontana dai manuali di botanica, mi danno dipendenza.”


Se questo libro fosse una canzone, quale sarebbe?

“Di recente mi avevano posto questo quesito e ho chiesto aiuto, disperata, perché la mia cultura musicale è superiore solo alla mia cultura sportiva, ai miei lettori su Facebook. Hanno proposto molta musica anni ’80, data l’epoca degli eventi narrati nei miei libri. Alla fine avevamo optato per The Boss, Dancing in the dark, che ha un protagonista malinconico e introverso come Guido. E poi, ogni indagine in fondo è un po’ una danza nel buio…”


Guardando al futuro, si può già dire qualcosa dei progetti in cui sei coinvolta? Qualche nuova storia che vedrà Guido tornare sotto i riflettori?

“Non posso stare senza scrivere e quando scrivo altre cose mi manca la compagnia di Guido, quindi lo sto di nuovo tirando in mezzo – poveraccio – a una brutta storia di un incidente in alta montagna che non è quello che sembra. E, come spesso accade nelle avventure e disavventure di Guido, è nel passato più o meno lontano che va cercata la chiave per capire il presente.”



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