Il Partito Democratico guardi alla Libia, una donna è il ministro degli Esteri nel nuovo governo di unità nazionale

Il Partito Democratico guardi alla Libia, una donna è il ministro degli Esteri nel nuovo governo di unità nazionale

Il Partito Democratico guardi alla Libia, una donna è il ministro degli Esteri nel nuovo governo di unità nazionale


La polemica del Pd si intreccia con la nomina Najla El Mangoush, professoressa di diritto che ha studiato negli USA

Vista dall’altro lato del Mediterraneo la polemica sulle donne del Pd non messe nei ruoli chiave fa abbastanza sorridere. In Libia si è insediato da pochissimo un governo di unità nazionale. È passata nella seduta di Sirte la fiducia della Camera dei rappresentanti al nuovo esecutivo unificato libico del premier Dbeibah. Come ministro degli Esteri è stata scelta una donna.


Chi è Najla El Mangoush

Si chiama Najla El Mangoush ed è professoressa di diritto, con un dottorato ottenuto alla School for Conflict Analysis Resolution dell'Università George Mason, in Virginia, negli Stati Uniti. Il neo ministro è anche responsabile del programma per il consolidamento della pace e il diritto tradizionale presso il Centro per le religioni mondiali, in particolar modo nel campo diplomatico e della risoluzione dei conflitti. È un avvocato con focus sulle transizioni dalla guerra alla pace e sui processi di pace. Si interessa di negoziati politici, religione e violenza, risoluzione dei conflitti, costruzione della pace e promozione della giustizia sociale. Durante la rivoluzione libica si è concentrata sul ruolo della società civile ed è stata un pioniere delle organizzazioni, appunto, della società civile. Insomma un curriculum di tutto rispetto, ma soprattutto una donna. E che una donna sia ministro in Libia ed in un paese musulmano è evento raro.


La polemica delle donne del PD

Cosa era accaduto in casa nostra? Otto donne su 23 ministri nel nuovo governo Draghi, anche questo un esecutivo di unità nazionale. Il primo commento è stato quasi unanime: otto donne sono poche. Poi è arrivata la protesta, vibrata si potrebbe dire, di una parte politica. Di queste otto donne neanche una è del Partito Democratico, le cui esponenti hanno subito fatto notare la vicenda. Non è un fatto nuovo. Già nelle politiche del 2018 le liste favorivano gli uomini. C’è chi ha parlato, addirittura, di gestione “machista”, chi di “fatto grave” e chi, addirittura, arriva a dire che “Berlusconi ha fatto meglio del PD”. Si è letto e scritto di tutto. Chi non ha a cuore il problema della rappresentanza femminile si trincera sempre dietro la frase: “Si deve valutare il merito non il genere”. In valore assoluto è vero, ma, nello specifico, bisognerebbe capire poi, per chi decide, che cosa significhi, "merito". Se è sempre un uomo a scegliere chi mettere nei posti chiave, è facile che il “merito” ricada su suoi simili e non su donne. Anche le quote rosa non sono la soluzione del problema. Dovrebbero, però, servire a farci ricordare che una società maschile non funziona. Nemmeno una società femminile funzionerebbe. Come accade in natura tutto, e per tutto si intendono anche i posti di comando, dovrebbe stare in equilibrio.


La Libia torna unita

Tornando alla vicenda libica, finalmente, si chiude una fase difficile. "Non ci saranno più guerre in Libia, né divisioni'', ha detto il premier Abdelhamid Dbeibah nel suo primo discorso ai deputati dopo aver ottenuto la fiducia. ''Grazie all'unità porteremo la Libia in salvo'', ha dichiarato assicurando "di lavorare per ottenere la riconciliazione nazionale''. ''I confini immaginari che sono stati innalzati tra i libici nell'ultimo periodo devono essere rimossi''. L'Italia ha accolto con grande soddisfazione l'esito del voto che ha accordato la fiducia al governo di Unità Nazionale . Si tratta - sottolinea una nota della Farnesina - di un risultato importante e incoraggiante sul percorso di normalizzazione del Paese che apre la strada ad una effettiva transizione istituzionale nel segno dell'unità della Libia. Dopo un decennio di conflitto, i libici hanno dato prova di grande volontà e determinazione nel voler superare le differenze attraverso il dialogo. Il raggiungimento di questi obiettivi appariva difficile fino a pochi mesi fa.


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