Il vicepremier Matteo Salvini a RTL 102.5 le baby gang sono un'emergenza nazionale, è un problema drammatico

Il vicepremier Matteo Salvini a RTL 102.5 le baby gang sono un'emergenza nazionale, è un problema drammatico

Il vicepremier Matteo Salvini a RTL 102.5 le baby gang sono un'emergenza nazionale, è un problema drammatico Photo Credit: AGENZIA FOTOGRAMMA,IT


Le considerazioni del ministro Salvini non condivise dalla fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego: manca un processo educativo

Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini questa mattina, ospite a Non stop news su Rtl 102.5, in una ampia intervista, è stato stimolato sulla tematica delle baby gang."C'è un problema drammatico su queste benedette seconde generazioni, sulle baby gang di figli di cittadini stranieri, ragazzi nati in Italia ma che non si sentono parte di questo Paese". Parlando di "aggressioni sui treni, bullismo, baby gang, aggressioni alle ragazze, Salvini ha aggiunto che queste non sono sempre di cittadini stranieri, ma in buona parte sì.Il problema delle baby gang delle seconde generazioni non integrate è un'emergenza nazionale".



Il parere di Migrantes

Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes (Cei) e arcivescovo della diocesi Ferrara-Comacchio, parlando della questione delle baby-gang punta molto sul fattore educativo: "Ci sono alcune periferie d'Italia dove la dispersione scolastica tocca il 20-22 per cento" e "mancano figure di insegnanti e mediatori" che possano invertire questa tendenza. "Se non si fa un passo in avanti - dice all'ANSA - in percorsi di mediazione culturale, ci sono ragazzi, anche di 12-13 anni, che non hanno alternativa all'andare in giro". "L'integrazione e la cittadinanza" sono le vie da percorrere per fare sentire questi ragazzi "parte della città". Monsignor Perego è impegnato in questi giorni nel Festival delle Migrazioni. Tra le iniziative c'è quella di voler "dare un volto ai morti in mare, attraverso il dna per fare in modo che queste persone possano avere un volto, un nome, una storia. Seppellire i morti è un atto di civiltà". Nell'intervento di oggi, al Festival delle Migrazioni, mons. Perego ha ricordato "la storia passata e presente di sfruttamento dell'Africa da parte del nostro Paese" e che "i recenti cammini dei migranti dall'Africa all'Europa trovano un cammino faticoso per la mancanza di percorsi di legalità , come il decreto flussi, dove sono tenuti presenti solo i bisogni delle aziende e non quelle dei lavoratori".

 Il nostro piano è una funzione sociale?

L'attenzione del presidente della Fondazione Migrantes si è poi concentrata sull'efficacia del cosiddetto "Piano Mattei" per l'Africa, che mons. Perego preferirebbe "chiamare 'Piano Meloni' per non confonderlo con il vero Piano Mattei", che era basato su presupposti culturali e politici dettagliatamente ricordati e contestualizzati nella sua relazione. Ricordando il dettato dell'art. 45 della Costituzione Italiana ("La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata"), mons. Perego si è domandato se "la cooperazione internazionale realizzata dal nostro Paese con il nuovo Piano Mattei/Meloni in nove Paesi africani (Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d'Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya) conserva queste caratteristiche di funzione sociale, di mutuo aiuto, cioè di collaborazione alla pari, senza fini di speculazione privata". Nella sua conclusione mons. Perego ha sottolineato anche l'ambiguità dello slogan "aiutiamoli a casa loro": "Se le politiche sull'immigrazione e le politiche sulla cooperazione non camminano insieme, contrapponendo il diritto di migrare con il diritto di rimanere nella propria terra e non tutelando entrambi, si annullano, aggravando la situazione dei migranti e dei Paesi d'origine".



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