L'Aliseo è a Mazara del Vallo, il peschereccio italiano, giovedì, è stato obbiettivo degli spari di una motovedetta libica

L'Aliseo è a Mazara del Vallo, il peschereccio italiano, giovedì, è stato obbiettivo degli spari di una motovedetta libica

L'Aliseo è a Mazara del Vallo, il peschereccio italiano, giovedì, è stato obbiettivo degli spari di una motovedetta libica


Il comandante del mezzo, Giuseppe Giacalone, apparso provato e con una vistosa fasciatura alla testa, è stato interrogato in Capitaneria su quanto successo al largo di Bengasi

Il peschereccio italiano "Aliseo" è arrivato, questa mattina, in porto a Mazara del Vallo, in Sicilia. A bordo sette persone dell'equipaggio e il comandante Giuseppe Giacalone, che è rimasto ferito, due giorni fa, dai colpi sparati da una motovedetta della Guardia Costiera libica, al largo delle acque di Bengasi. 


Le scuse dei libici

I militari della motovedetta libica si sono scusati con il comandante, affermando, però, che l'Aliseo, impegnato in una battuta di pesca, avrebbe violato le acque di Begasi. La replica, durissima, di Giacalone : "Ma scusa per cosa ? Potevano ucciderci !! È stato un miracolo, bastava qualche centimetro e ci uccidevano. I fori sono visibili sul vetro, su uno schermo e nelle pareti di ferro. Tornare in quelle acque per lavorare è impossibile, non ci sentiamo per nulla sicuri".


Giacalone interrogato

Il comandante del peschereccio "Aliseo" è stato interrogato in Capitaneria per quasi due ore. Giacalone ha raccontato quanto accaduto nei giorni scorsi. La procura di Roma ha aperto un'inchiesta. Al suo arrivo in porto, questa mattina, il comandante è apparso molto stanco e provato da questa esperienza che poteva essere davvero drammatica. L'uomo aveva una vistosa fasciatura alla testa e la maglietta ancora sporca di sangue.


Testimonianza drammatica

"La Guardia costiera libica ci voleva sequestrare, non so chi è intervenuto da Roma e poi si è trovata la soluzione". A parlare è Girolamo Giacalone, timoniere dell'Aliseo, parlando con i giornalisti al porto di Mazara del Vallo. "Eravamo in navigazione verso la Grecia, perché l'elicottero della Marina ci aveva invitato a spostarci", dice. "Poi, dopo un'oretta ci siamo trovati la motovedetta libica che ci inseguiva. I primi colpi erano a salve, ma poi hanno iniziato a colpire i vetri e abbiamo fermato le macchine anche perché il comandante è rimasto ferito". È sempre lui a spiegare che i libici avrebbero sparato "almeno 100 colpi". "Io facevo sali e scendi per aiutare il comandante, hanno sparato ovunque, i proiettili hanno perforato le lamiere, se fossimo passati da lì saremmo morti. È stato un miracolo che oggi siamo tutti vivi".



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