Matteo Renzi a RTL 102.5: “Preoccupato da situazione internazionale, ieri ho fatto domande a Meloni ma è scappata”

Matteo Renzi a RTL 102.5: “Preoccupato da situazione internazionale, ieri ho fatto domande a Meloni ma è scappata”

Matteo Renzi a RTL 102.5: “Preoccupato da situazione internazionale, ieri ho fatto domande a Meloni ma è scappata”


Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, è intervenuto nel corso di Non Stop News, su RTL 102.5, con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lo Nigro

IL BOTTA E RISPOSTA MELONI-RENZI IN AULA

«“L'influencer” è un libro dedicato al fatto che oggi i politici pensano molto di più a comunicare che a fare e, da noi, il politico più importante è Giorgia Meloni. Io ho dimostrato, punto per punto, in 190 pagine di libro, tutti i momenti in cui Giorgia Meloni si è comportata da influencer e non ha fatto quello che serve all’Italia. Poi, naturalmente, ci sono delle opinioni diverse. Quello che è successo ieri è molto grave e non c'entra niente con il mio libro. Ieri ci siamo trovati al Senato, nel luogo in cui siamo pagati per stare e per rappresentare gli italiani: Meloni a fare la maggioranza del governo e io a fare l’opposizione. Le ho chiesto alcune risposte su alcuni argomenti, essenzialmente sull’intelligenza artificiale, sulle bollette, sulla situazione geopolitica internazionale, sull’immigrazione e su questioni di spionaggio e intercettazione. Cioè, ho fatto il mio lavoro di opposizione. E Giorgia ha detto una cosa molto strana: “Non faccio pubblicità al tuo libro, quindi non ti rispondo”. Quando io ho replicato, lei si è alzata, se n’è andata ed è tornata dopo. Questo atteggiamento dimostra due cose: primo, che la Meloni non vuole che si legga il libro. Secondo, e molto più grave, che lei non ha risposto su questioni decisive per il futuro del Paese. Ecco perché ci sono rimasto male. La attacchi, e lei, che è una donna coraggiosa – abbiamo questa idea di lei – ieri è scappata. Io ho fatto cinque domande a Giorgia Meloni partendo dalla sua relazione. Ho fatto il mio dovere: sono andato in aula, ho preso appunti, lei ha parlato di alcune questioni e io, su alcune di queste, ho posto delle domande. Non sono andato fuori tema, ho fatto domande di merito. Abbiamo tutti fatto questo mestiere: quando qualcuno dell’opposizione ti fa una domanda, devi rispondere. Poi puoi non essere d’accordo, questa si chiama democrazia, ma scappare no».

IL RIARMO

«Io penso che ieri ci fosse una divisione sia nella destra che nella sinistra, e dobbiamo essere onesti. Le divisioni, purtroppo, su questo tema sono trasversali: Meloni ha una posizione, Tajani ne ha un'altra, Salvini un'altra ancora. Dall’altra parte, Schlein, Conte e noi abbiamo opinioni diverse. Il termine "riarmo" è un'espressione sbagliata, perché non spiega realmente cosa sta succedendo. È evidente che le spese per la difesa vadano aumentate, ma questo era chiaro già dal 2014, quando al summit della NATO in Galles si decise di portarle al 2% del PIL. Quando ero giovane, erano al 2,6%, poi sono scese fino all’1,1% e successivamente sono risalite. Quindi, su questi temi è necessaria una riflessione. È necessaria una spesa in difesa, ed è dunque importante. Però io ho sempre detto, quando ero premier, che ogni euro speso in difesa deve essere accompagnato contemporaneamente da un euro speso in cultura. Non la penso come Ursula von der Leyen, ma come Mario Draghi o come la pensava il grande Alcide De Gasperi, che voleva una difesa comune europea, perché da soli non si va da nessuna parte. Non condivido l’approccio di Ursula von der Leyen perché è ideologico. I soldi ci sono già, ma bisogna spenderli meglio. Gli americani, quando investono in difesa, destinano il 14% alla ricerca e sviluppo, e proprio da quelle ricerche è nato Internet. Purtroppo, non se ne parla perché la gente vive di slogan. Questo governo governa da tre anni: è normale che abbiano aumentato le accise sul gasolio? Meloni aveva promesso di abbassarle e invece le ha aumentate. È normale che il carrello della spesa costi il 2% in più? Questo è il problema reale».

I DAZI

«Prandini vuole difendere il settore agroalimentare e ha detto una cosa giusta: bisogna rispondere come Europa. Tuttavia, Meloni ha detto una cosa sbagliata quando ha affermato che, se ci mettono i dazi, noi non rispondiamo. Per essere chiari su questi punti: ci avevano detto che, con Trump al potere, l’economia sarebbe migliorata, ma non è così. Con Trump al potere cresce l’inflazione, perché i dazi creano danni. I sovranisti dicono – e cito Salvini – che i dazi sono una grande opportunità per l’Italia. Ma dico: Salvini, vai a nasconderti! Come fai a dire che sono un’opportunità? Sono una mazzata. Quindi, non possiamo far finta di niente».

TELEFONATA PUTIN - TRUMP 

«Io, come tutti, sono molto preoccupato. La situazione internazionale è grave e, guardate, le ripercussioni le sentiamo anche noi. Spero che la telefonata tra Trump e Putin faccia fare dei passi in avanti. Non penso che sia una telefonata di pace universale, come qualcuno ha raccontato. A Jeddah ci saranno ancora dei colloqui di pace, e penso che servano grande prudenza e un doppio binario. Bisogna prepararsi a un periodo di turbolenza, che vedremo anche nei mercati. L’unico modo per risolvere la situazione è una grande iniziativa diplomatica, su cui l’Europa, fino ad ora, ha dormito. Noi lo abbiamo detto tre anni fa, non lo abbiamo fatto, e adesso l’accordo di pace si fa a Jeddah e non a Bruxelles o a Roma. Questo è un limite del nostro governo e della nostra Europa».



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