Monica Vitti: Una, nessuna, Centomila

Monica Vitti: Una, nessuna, Centomila

Monica Vitti: Una, nessuna, Centomila


Da Antonioni ad Ettore Scola, passando ovviamente per Monicelli e Sordi, l’omaggio all’ultima imperatrice del nostro cinema, nel giorno dei funerali nella chiesa degli artisti

C’era una nota di dolore nella sua voce, anche quando ci faceva ridere a crepapelle. E c’era una nota di leggerezza anche quando interpretava l’isteria dei volti femminili di Antonioni. Comica e drammatica, popolare e borghese, alta e bassa. In due parole Monica Vitti.

Il cinema Italiano piange un’icona, una stella, una donna che attraverso la sua poliedricità ha percorso più di quarant’anni della nostra storia, fino al silenzio di una malattia che ne ha spento l'entusiasmo. Nel giorno dei funerali nella chiesa degli artisti a Roma, ripercorriamo le tappe più importanti della sua carriera.


Antonioni e il suo Deserto Rosso

Un volto asciutto e quasi inespressivo, con gli occhi che urlano ciò che le parole tacciono. Queste le peculiarità di Giuliana, il personaggio che Monica Vitti costruisce assieme a Michelangelo Antonioni nella pellicola "Deserto Rosso”, quarta collaborazione tra l’attrice e il regista dopo “L’avventura”, “La notte” e “L’eclisse”.

La storia è quella di Giuliana che, a seguito di un incidente d’auto, subisce uno choc talmente forte da tramutarsi in uno stato di nevrosi depressiva. L’ambiente in cui è costretta a vivere a causa del lavoro del marito, ingegnere elettronico, non l’aiuta e anzi finisce con aggravare la sua condizione.

Corrado, un amico del marito, si sente attratto verso la donna e tenta di aiutarla ad uscire dalla sua solitudine piena di incubi, intrecciando con lei una fuggevole ed amara relazione. Tale esperienza non fa che aggravare lo stato depressivo della donna che si vede inconsapevolmente ingannata anche dal suo figlioletto, il quale finge di essere colpito da una grave malattia. Fallito il tentativo di porre fine violentemente alla propria esistenza senza scopo, Giuliana continuerà la sua vita in precario equilibrio tra rassegnazione e pazzia.

Perfetta incarnazione dell’incomunicabilità di una società borghese in bilico tra tradizione e modernità. Musa prediletta da Antonioni che sconfina anche in una lunga e travagliata storia d’amore che i due vivono all’ombra dei riflettori.


La ragazza con la pistola

Prima ancora dell’incontro con Alberto Sordi, fu Mario Monicelli il primo ad individuare la straordinaria verve comica dell’attrice romana. Nel film del 1968 La ragazza con la pistola, Monica Vitti esplode letteralmente in un tripudio di energia che la consacra regina indiscussa della comicità e della commedia.

Qui interpreta Assunta, una giovane siciliana che, per errore viene rapita da Vincenzo Maccaluso, di cui è segretamente innamorata. La donna si lascia sedurre volentieri, ma il giorno dopo l’uomo parte per Londra per evitare le conseguenze del suo gesto.


Ninì Tirabusciò

Potremmo ricordare Monica Vitti ovviamente anche e soprattutto per la straordinaria collaborazione con Alberto Sordi, per esempio nel film “Polvere di Stelle” dove c’è quella divertentissima canzone Ma 'ndo Hawaii (se la banana non ce l’hai!) che almeno una volta nella vita abbiamo canticchiato tutti. Oppure per l’interpretazione di Adelaide nel film di Ettore Scola del 1970 “Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)” che era proprio il capolavoro preferito dall’attrice scomparsa.

Ma forse ci sembra più appropriato ricordarla, in ultima analisi, per il suo film più famoso ed emblematico, ossia “Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa” di Marcello Fondato.

Maria Sarti, una giovane romana sogna di diventare una vera attrice di prosa. Dopo alcune infelici esperienze è costretta a improvvisarsi cantante in un cabaret di Napoli ma subisce presto un processo per oscenità.

Un ruolo che finisce disegnare un divertente e garbato ritratto dell'Italia del primo novecento, lasciando timidamente sullo sfondo le lotte di classe.

Monica Vitti, non può essere spiegata in una manciata di parole. L’autore di questo articolo è dell’idea che il modo migliore per conoscere, comprendere, amare e ricordare l’attrice romana è gustarla nei suoi ruoli intramontabili.



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