Mr. Robot, quando Wikileaks e compagnia, passano da realtà a finzione

"Mr. Robot": quando Wikileaks e compagnia, passano da realtà a finzione

"Mr. Robot": quando Wikileaks e compagnia, passano da realtà a finzione


Tutti i segreti sulla serie tv Usa in onda dal 24 giugno

Mollate qualsiasi cosa stiate facendo, non sarà sicuramente più bella di Mr. Robot. Nella serie noi siamo Elliot (Rami Malek), un giovanissimo tecnico per la sicurezza informatica che lavora alla E Corp (spesso viene aggiunta la desinenza “vil”, tramutando così il nome in Evil Corp, ovvero Società del Male. Realtà o allucinazione?).

Questa rappresenta tutto ciò che di sbagliato c’è al mondo: sfruttare le persone, fare finanza speculativa e avere due dita di pelo sullo stomaco. Così il nostro Eroe, dal carattere molto introverso quasi al confine con l’autismo, trova la salvezza in Mr. Robot (Christian Slater), un hacker anarchico a capo di un pool che ha riuscito a violare i sistemi di sicurezza della E Corp, solo per mettersi in contatto con Elliot.

Erano due settimane che due miei amici praticavano un vero e proprio lavaggio del cervello nei miei confronti, affinché mi decidessi a vedere il pilota di Mr. Robot. E finalmente l’ho fatto. Premetto che la serie è solo alla quarta puntata, ma già denota una vena paurosamente spettacolare. In onda da quattro settimane negli Stati Uniti sul cable USA Network (canale che finora non è che avesse regalato grandissime gioie), sta riscontrando sulla rete e sui social uno dei più grandi indici di apprezzamento di tutti i tempi. Pensate che siti in salsa nerd come Rotten Tomatoes gli danno un apprezzamento del 97%. Dentro c’è tutto, con riferimenti cinematografici che vanno da Kubrick a Matrix. Colori che passano dal gelo dell’ottica di registi come Haneke. Una serie nettamente mitteleuropea nonostante sia ambientata a New York.

Ti tiene attaccato allo schermo, a confonderti piacevolmente tra psicologia, sogno e finzione (il protagonista ha delle manie di persecuzione che non si capisce se siano vere o solo frutto di allucinazioni).

Elliot è l’eroe imperfetto, ma perfetto nel suo mondo. Un mondo non radicale come in Matrix fatto di bit e connessioni, ma piuttosto una declinazione di questo: un rapporto umano è solo una periferica senza troppe emozioni. La regia è spettacolare, difatti il pilota è stato affidato a Niels Arden Oplev, regista danese di talento, noto ai più per aver diretto il famoso Uomini che odiano le donne, mentre il secondo episodio è stato preso in carico da Sam Esmail stesso, creatore della serie. Per i cinefili: guardatevi i primi cinque minuti di questo episodio, si spazia da Antonioni a Kubrick in un battito di ciglia.

Aprendo una breve parentesi invece su Esmail stesso, si può notare come non abbia fatto prodotti con particolare fortuna prima di questo, ma di sicuro siamo davanti a una chiave di volta. Gli attori a parte Slater sono piuttosto sconosciuti, anche se Elliot parrebbe cucito al millimetro su Rami Malek, allo stesso modo il resto del cast rimane di ottimo supporto a una base già di per sé straordinaria. Siamo ancora lontani dalla fine della serie, composta in totale da dieci episodi, ma qui c’è davvero da praticare dell’onanismo narrativ-televisivo davanti a questo gioiello.

Se vi chiedete ora come poter vedere questa serie, le ipotesi sono due: o aspettare che qualcuno compri i diritti in Italia (e visto il tam-tam che sta generando oltreoceano, non dovremo attendere molto), oppure… beh dai, lo sapete come funziona internet, no?

P.S. la ciliegina sopra questa serie è la nerditudine con cui hanno deciso di intitolare ogni episodio, che termina ufficialmente con un’estensione di un file video (.avi, .mpg, .mov…)


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