Omicidio Piersanti Mattarella, arresti domiciliari per l'ex prefetto e funzionario di polizia Filippo Piritore Photo Credit: Ansa/Polizia scientifica di Palermo
24 ottobre 2025, ore 13:30 , agg. alle 13:46
il guanto trovato nella macchina del killer sparì nei passaggi che lo dovevano portare al procuratore Pietro Grasso, titolare delle indagini sull'omicidio
Piersanti Mattarella fu assassinato quando era, Presidente della Regione Siciliana tra il 1978 e il 1980. Fu ucciso da Cosa nostra nel corso del suo mandato ma non fui mai chiarito su ordine di chi e chi fu l’esecutore materiale.
Dopo quant’anni una svolta nelle indagini.La Dia ha notificato la misura degli arresti domiciliari a Filippo Piritore, ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto. Lo rende noto la Procura di Palermo. Piritore è indagato per il depistaggio delle indagini sull'omicidio.entito dai pm sul guanto rovato il giorno del delitto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer, mai repertato né sequestrato, secondo i magistrati " ha reso dichiarazioni rivelatesi del tutto prive di riscontro con cui ha contribuito a sviare le indagini funzionali (anche)al rinvenimento del guanto (mai ritrovato)".
Il mistero del guanto
"Il fatto - si legge nella nota della Procura guidata da Maurizio de Lucia - si colloca nell'ambito delle indagini che l'ufficio conduce con riferimento all'omicidio del fratello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, evento che, per la qualità della carica che la vittima svolgeva,assume evidente carattere di ragione di specifico interesse pubblico".
Il guanto, ritenuto un tassello importantissimo per risalire agli autori dell'omicidio, è sparito nel nulla. Ai pm, che l'hanno sentito come testimone a settembre del 2024, Piritore ha raccontato -mentendo secondo la Procura di Palermo - di aver inizialmente affidato il guanto all'agente della polizia Scientifica Di Natale che avrebbe dovuto darlo a Pietro Grasso, allora sostituto procuratore titolare delle indagini sul delitto. Il magistrato, sempre secondo il racconto di Piritore, Avrebbe poi disposto di fare riavere il reperto al Gabinetto regionale di Polizia scientifica e Piritore, a quel punto, lo avrebbe consegnato, con relativa attestazione, a un altro componente della Polizia scientifica di Palermo, Lauricella, per lo svolgimento degli accertamenti tecnici. L'indagato ha anche sostenuto che la Squadra mobile era in possesso di una annotazione da cui risultava la consegna. Secondo l'accusa, però, quella raccontata dall'ex funzionario sarebbe una storia inverosimile e illogica da cui verrebbe fuori che una prova decisiva, tanto che della sua esistenza fu informato anche l'allora ministro dell'Interno Rognoni,
Sulla scena del delitto anche Bruno Contrada
Spunta il nome di Bruno Contrada, l'ex numero due del Sisde condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, nella storia del guanto che uno dei killer di Piersanti Mattarella dimenticò nell'auto usata per la fuga dal luogo del delitto poi scomparso nel nulla. Dell'ex poliziotto si parla nell'inchiesta dei pm di Palermo che per il depistaggio delle indagini sull'uccisione di Mattarella oggihanno arrestato l'ex funzionario di polizia ed ex prefetto Piritore.
Contrada condannato ma risarcito per ingiusta detenzione
Contrada, lo accerta una sentenza ormai passata in giudicato, nell'anno del delitto Mattarella, su cui il funzionario di polizia indagò sia come capo della Squadra mobile che come capo della Criminalpol, aveva rapporti con la mafia di Michele Greco e Totò Riina. Per cui - è la tesi dell'accusa - mentre si occupava dell'inchiesta sull'assassinio, intratteneva relazioni riservate con i boss. L'ex numero due del Sisde, sostengono ancora i magistrati, era sul luogo del delitto per partecipare alle indagini e, il 6 gennaio 1980, insieme all'ufficiale dei carabinieri Antonio Subranni e all'allora pm Piero Grasso, acquisì informazioni sia alla vedova di Mattarella, Irma Chiazzese, che dal figlio Bernardo, entrambi presenti all'omicidio. Lo stesso Piritore ammette di aver informato del guanto Contrada. "Avvisai subito il dirigente della Mobile, nella persona di Contrada, che evidentemente mi disse di avvisare il dottor Grasso e di mandare i reperti alla Scientifica", ha detto ai pm l'indagato. Contrada e Piritore, infine, secondo i magistrati, erano amici e si frequentavano anche oltre il lavoro. Filippo Piritore, l'ex Prefetto arrestato oggi con l'accusa di depistaggio nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Piersanti Mattarella, "non solo si prestò, all'epoca dell'omicidio, ad assumere comportamenti che portarono alla definitiva dispersione di un bene essenziale per l'individuazione degli autori del delitto, ma, perfino in epoca recente e a distanza di circa 40 dai fatti, ha proseguito imperterrito a sviare le indagini attraverso false dichiarazioni; e ciò travalicando, la mera esigenza di salvaguardare la propria posizione". E' quanto si legge nella ordinanza di custodia cautelare. E ancora: "In sostanza, Piritore ha dimostrato di essere portatore, dal 1980 e fino ad ora, di interessi hiaramente contrari all'accertamento della verità sull'omicidio di Mattarella, interessi che prescindono dalla sua personale situazione ma riguardano un più ampio e imperscrutabile contesto che già nella immediatezza del delitto indusse perfino taluni appartenenti alle istituzioni a intervenire per deviare il naturale corso degli accertamenti".
Bruno Contrada non fu assolto; dopo una lunga serie di processi, è stato definitivamente condannato e ha scontato la pena, sebbene poi sia stato risarcito per ingiusta detenzione. La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo del 2015 ha stabilito che la condanna italiana violava il diritto europeo, ma la Cassazione ha dichiarato la sentenza italiana "ineseguibile e improduttiva di effetti penali" solo nel 2017, dopo la condanna definitiva.



