Paestum, Eros e delfini nel tempietto. Dagli scavi del santuario ogni giorno una sorpresa

Paestum, Eros e delfini nel tempietto. Dagli scavi del santuario ogni giorno una sorpresa

Paestum, Eros e delfini nel tempietto. Dagli scavi del santuario ogni giorno una sorpresa Photo Credit: Fotogramma.it


Simboli e suggestioni che rimandano al mitico Poseidon. Ma non solo. Il ministro della Cultura, Sangiuliano, ritrovamenti straordinari

Quasi come una finestra aperta su un frammento lungo 500 anni della vita della città che i greci di Sibari fondarono nel 600 a.c. Gli scavi nel tempietto di Paestum hanno restituito una distesa di oggetti: statuette in terracotta con i volti degli offerenti o quelli delle divinità, addirittura 15 quelle con il piccolo eros a cavallo del delfino. Piccoli capolavori di artigianato che si aggiungono alle sette teste di toro ritrovate intorno all'altare, forse "oggetti" a disposizione di chi amministrava il culto. Ritrovamenti che dimostrano lo straordinario valore di questo sito, dice il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Ogni giorno una sorpresa, sorride la direttrice Tiziana D’Angelo attorniata dalla squadra di archeologi coordinata da Francesco Mele. E la suggestione data dagli amorini sul delfino e dalla moneta romana che su un lato aveva Eros a cavallo del delfino e sull'altro Poseidon. Che sia questo il tempio intitolato al dio che ha dato nome alla città? Per D'Angelo è ancora presto per dirlo, ma l'ipotesi è estremamente interessante.

IL MINISTRO SANGIULIANO, RITROVAMENTI STRAORDINARI

Plauso e meraviglia vengono espressi dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. "Il ritrovamento di centinaia di ex voto, statue e altari nel tempietto di Paestum conferma lo straordinario valore di questo sito e le sue grandi potenzialità sulle quali stiamo lavorando”. Sangiuliano ricorda di essersi recato a Paestum, nei mesi scorsi, proprio per verificare lo stato del Parco archeologico e capire tutto quello che si può fare, anche in termini di finanziamenti, per rafforzare le attività di conservazione e di sviluppo dell'area. “Ogni scavo che riporta alla luce le testimonianze storiche del passato dimostra l'immensa ricchezza del patrimonio archeologico della nostra nazione di cui c'è ancora molto da scoprire", conclude il ministro.

SCAVI RIPRESI DA POCO

Avviati nel 2020 e subito bloccati dalla pandemia, gli scavi sono ripresi da qualche mese: "Quello che oggi ci troviamo davanti è il momento in cui il santuario, per motivi ancora tutti da chiarire, viene abbandonato, tra la fine del II e l'inizio del I sec. a C", premette D'Angelo. L'analisi delle decorazioni fittili ha permesso di datarne la fondazione nel primo quarto del V secolo a C., quando nella colonia greca erano già stati costruiti alcuni dei più importanti edifici monumentali arrivati fino a noi, il tempio di Hera, edificato tra il 560 e il 520 a.C., e quello di Atena, che si fa risalire al 500 a.C. Il tempio di Nettuno venne completato invece un po' più tardi, nel 460 a.C., dopo una lunga gestazione. Di dimensioni molto contenute - misura 15,60 metri per 7,50 - con 4 colonne sul fronte e 7 sui fianchi, il tempietto è come gli altri in stile dorico, ma si distingue per la purezza delle forme. "E' il più piccolo tempio periptero dorico che conosciamo prima dell'età ellenistica, il primo edificio che a Paestum esprime pienamente il canone dorico", spiega Gabriel Zuchtriegel, l'ex direttore di Paestum oggi alla guida di Pompei che ha appena dato alle stampe un corposo studio sull'architettura dorica. "Quasi un modello in piccolo del grande tempio di Nettuno", che allora appunto doveva essere in costruzione, "una sorta di missing link tra il VI e il V secolo a.C.". Molto importante, quindi, anche perché in qualche modo dimostra l'autonomia artistica e culturale della comunità e sconfessa chi ha sempre creduto che nelle colonie ci si limitasse a copiare le produzioni della madrepatria.

LA STORIA RESTITUITA NON SOLO DA OGGETTI

Gli elementi di forte interesse "sono tanti", si appassiona D'Angelo. Come la firma - proprio su una delle statuette col delfino- degli Avili, "una famiglia di ceramisti di origine laziale, nota anche a Delo, la cui presenza qui a Paestum non era mai stata documentata". O come l'ubicazione particolarissima di questo santuario, costruito nella città, sì, ma lontano dal centro e dagli altri templi, giusto a ridosso delle mura. Vicinissimo al mare, sul quale praticamente si affacciava: "Le navi che passavano se lo trovavano di fronte", fa notare. Il pensiero va agli amorini sul delfino e a una moneta romana del III sec.a.C che su un lato aveva proprio Eros a cavallo del delfino e sull'altro Poseidon. Che sia proprio questo il tempio intitolato al dio che ha dato nome alla città? D'Angelo scuote la testa: "E' ancora presto per dirlo, ma l'ipotesi è estremamente interessante". Solo una suggestione, quindi. In attesa che gli scavi accendano nuove luci sulla storia.


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