Save the Children, le regioni più amiche delle mamme, Valle d’Aosta e Emila Romagna in cima alla classifica

Save the Children, le regioni più amiche delle mamme, Valle d’Aosta e Emila Romagna in cima alla classifica

Save the Children, le regioni più amiche delle mamme, Valle d’Aosta e Emila Romagna in cima alla classifica Photo Credit: agenziafotogramma.it


Dato relativo alle nascite in continuo calo da anni, nel 2022 è stato raggiunto il minimo storico con meno di 400000 di nascite

Secondo il rapporto “Equilibriste” di Save the Children il 2022 ha sancito il minimo storico per quanto riguarda le nascite nel nostro paese, registrando un -1,9% rispetto allo scorso anno con 392mila nascite. Una contrazione della natalità che coinvolge il nostro paese da decenni, per via del fatto che le donne italiane preferiscano avere pochi figli o nessuno. A risentirne anche l’età nella quale si decide di avere un figlio, quest’anno l’età media è di 32 anni, una delle più alte di Europa, con un 10% di queste che risulta essere ultra quarantenne. Quest’anno l’Indice delle madri per regione è il risultato di una analisi basata su 7 dimensioni: demografia, lavoro, servizi, salute, rappresentanza, violenza, soddisfazione soggettiva. Da queste caratteristiche è risultato come tra le regioni più “amiche delle mamme”, ci siano la Provincia Autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta rispettivamente al primo, secondo e terzo posto dell’Indice generale. Tutte e tre superano di ben 10 punti il valore di riferimento nazionale, seguite da Toscana, Provincia Autonoma di Trento, Umbria, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia, che invece lo superano di poco. Agli ultimi posti le regioni Basilicata, Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, che occupano rispettivamente dalla 21ma posizione alla 17ma e sono sotto il valore di riferimento di almeno 10 punti, per via della carenza di servizi e lavoro nei propri territori.

La correlazione tra l’occupazione e la maternità

Sono diverse le cause segnalate dalle donne italiane: fatica (40%), difficile conciliazione lavoro/famiglia (33%), mancanza di supporto (26%), scarsità dei servizi (26%) sono le principali. In particolare è risultata esserci una correlazione tra partecipazione femminile al mercato del lavoro e fecondità. Il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63%, contro il 90,4% di quello dei papà, e con due figli minori scende fino al 56,1%, mentre i padri che lavorano sono ancora di più (90,8%), con un divario che sale a 34 punti percentuali. Determinanti anche le differenze geografiche, al sud l’occupazione delle donne con figli è al 39,7% (46,4% se i figli non ci sono), contro il 71,5% del nord (78,9% senza figli).



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