Trentacinque anni fa a Chernobyl il più grave incidente nucleare della storia, radiazioni in tutta Europa

Trentacinque anni fa a Chernobyl il più grave incidente nucleare della storia, radiazioni in tutta Europa

Trentacinque anni fa a Chernobyl il più grave incidente nucleare della storia, radiazioni in tutta Europa


Il 26 aprile 1986 l'esplosione al reattore numero quattro della centrale nucleare di Chernobyl provocò un disastro senza precedenti: dall'Ucraina la nube tossica si sprigionò in tutta Europa

DISASTRO SENZA PRECEDENTI

Trentacinque anni fa la tragedia si era già compiuta, ma ancora non lo sapeva quasi nessuno. Le autorità sovietiche provarono a nascondere l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl e le sue drammatiche conseguenze. Ancora oggi non c’è un bilancio chiaro delle vittime: le cifre ufficiali parlano di 66 morti, ma si tratta di una stima clamorosamente al ribasso. Anche perché i danni portati dalle radiazioni si sono sentiti e continueranno a sentirsi: Greenpeace stima 600 mila decessi nell’arco di settanta anni come conseguenza di quelle radiazioni. L’esplosione avvenne in quella che all’epoca era Unione Sovietica: siamo in Ucraina, a un centinaio di chilometri a nord della capitale Kiev, non lontani dal confine con la Bielorussia.

NOTTE DRAMMATICA

L’incidente avvenne nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986. Era l’1.23, ora locale. Gli abitanti delle località limitrofe sentirono una forte esplosione, poi il cielo si illuminò quasi a giorno. Circola una leggenda metropolitana su quello che è chiamato “Ponte della morte”: si narra che tutti coloro che quella notte vi si affacciarono per vedere la centrale in fiamme siano poi morti a causa delle radiazioni. Mancano riscontri certi; quel che è sicuro è che chi si trovava nei pressi del reattore numero quattro non ha avuto scampo. E nel giro di pochi giorni sono deceduti anche gli ingegneri che – per capire cosa fosse successo- erano usciti dalla sala di controllo ed erano andati a verificare di persona. Molte vittime si registrarono anche tra i vigili del fuoco che cercarono di spegnare l’incendio.


ERRORE UMANO, MA NON SOLO

Alla base del disastro ci sono errori di procedura nel corso di un test di sicurezza sul reattore nucleare RBMK, ma hanno giocato un ruolo decisivo anche macchinari obsoleti e con un livello di manutenzione non all’altezza; durante quell’esperimento il reattore numero quattro lavorò in condizioni instabili, ma la circostanza venne in primo momento sottovalutata; quando in piena notte l'allarme rese necessario l'immediato spegnimento del reattore, si innescò una reazione a catena che ne provocò l'esplosione. Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente. Nonostante il rapido intervento dei vigili del fuoco, per molti giorni fu impossibile bloccare l'emissione radioattiva.


EVACUAZIONE DI MASSA

I dirigenti sovietici inviati sul posto cercarono di sigillare il reattore esploso con misure d'emergenza improvvisate ma, di fronte alle dimensioni del disastro, furono costretti a organizzare l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336 000 persone. Si parla da sempre dell’incidente nucleare di Chernobyl, in realtà la città dista quasi trenta chilometri dal reattore esploso. La località più vicina è Prypjat, una cittadella costruita nei pressi della centrale proprio per ospitare chi vi lavorava. Da trentacinque anni è una città fantasma: venne rapidamente abbandonata pochi giorni dopo il disastro e nessuno è mai potuto tornare, ancora troppo alto il rischio di essere contaminati. Ai balconi c’è ancora qualche panno steso, in alcune case le tavole sono apparecchiate e i letti disfatti.


COINVOLTO IL MONDO INTERO

Il disastro ebbe una tale portata che fu impossibile nasconderlo al mondo, fu la Svezia a denunciare un livello di radiazioni fuori dal comune, ci furono gravi conseguenze per la credibilità e il prestigio tecnico-scientifico dell'Unione Sovietica, già traballanti: le nubi radioattive raggiunsero in pochi giorni anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, toccando, con livelli di radioattività inferiori, anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America, provocando un allarme generale e grandi polemiche contro i dirigenti sovietici.


SERIE TV

La tragedia di Chernobyl è tornata d’attualità ed è stata conosciuta dal pubblico più giovane attraverso una bella serie TV realizzata e trasmessa lo scorso anno: con la ricostruzione cinematografica abbiamo ripassato la storia e conosciuto l’aspetto più umano dei suoi protagonisti: c’è il cattivo, Anatolij Dyatlov, il responsabile della sala macchine che quella notte con la sua ottusa insistenza portò il reattore all’esplosione; c’è l’eroe buono, Valerij Legasov, che cercò di limitare i danni dopo la tragedia e avviò una onesta inchiesta sull’accaduto; c’è Boris Sherbina, il politico che difese il sistema ma al tempo stesso riuscì a conservare un alto spessore umano; c’è l’odissea di Vassilij Ignatenko, un vigile del fuoco intervenuto quella notte alla centrale e morto 17 giorni più tardi a causa delle radiazioni. E' lui a rappresentare le tante vittime di questa tragedia. 



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