Aida da Oscar al Teatro Regio di Torino!

Aida da Oscar al Teatro Regio di Torino!

Aida da Oscar al Teatro Regio di Torino!


Un ignorante a Torino (io), un Maestro del cinema, un'opera intramontabile

In scena al Teatro Regio di Torino fino a domenica 25 ottobre, un pezzo di storia dell'opera verdiana (almeno così ho letto su Wikipedia!). Lo ammetto. Sono nel gradino più infimo della scala degli esperti d'opera&balletto. Non conosco nulla, se non alcuni titoli e compositori, ma più per nome che per altro. L'ho sempre snobbata, per una serie di pregiudizi. Ma ecco l'occasione! Scopro che William Friedkin, mio guru cinematografico, rappresentante di spicco della New Hollywood... (potrei andare avanti per giorni a tesserne le lodi) dirige l'Aida per il Regio di Torino. Cosa che fece già dieci anni fa. Ho deciso di vestirmi bene e di andare!

Arrivo a Torino sotto un diluvio torrenziale. Scopro che è una città che non usa costruire parcheggi multipiano, bensì unirne tre assieme. Il modo migliore per perdere la macchina soprattutto se come me, non porti riferimento alcuno dell'ambiente di parcheggio circostante. Ma non divaghiamo.

Il teatro è strapieno, la prima è stata mercoledì 14 e pare aver riscosso molto successo. Mentre aspetto l'inizio dello spettacolo, penso a come possa cambiare la prospettiva per un regista cinematografico che prova, tutto ad un tratto, a fare opera lirica. Così come il cinema ha un punto di vista unico, nitido, costretto - quello del regista, il teatro è una macchina da presa unica. L'espressione degli attori non si esprime più secondo variazione di toni e stati d'animo, bensì tramite il canto, cosa che di prima battuta può risultare un po' buffa e plasticosa.

Inizia l'opera. Il Direttore d'orchestra, Gianandrea Noseda, sale sul suo podio nella buca dell'orchestra e scrosciano gli applausi. Le luci si abbassano, il sipario si alza.

Friedkin, per sua stessa ammissione, ha deciso di non stravolgere l'opera, ma essere fedele all'originale e quindi ambientarla nell'antico Egitto. Buona mossa, fatta in correlazione alla riapertura nel Museo Egizio di Torino. La scenografia, se non si fosse capito, è davvero maestosa. Credo non ci sia altra parola che la descriva meglio.

I quattri atti scivolano via bene, nonostante la durata complessiva (contando gli intervalli) sia di 220 minuti. Bagno di applausi alla fine e presenza del regista sul palco. Inutile dire che la potenza canora degli attori è qualcosa di impressionante e la bravura degli orchestrali, sotto una direzione vigile, anche.

Ho anche capito quanto la regia, intesa come direzione attoriale e impostazione della scena tout court, sia secondaria nell'opera. O meglio, il regista non può permettirsi di fare il regista così come lo si intende nella prosa o nel cinema, bensì deve essere capace di rappresentare la messa in scena e il messeggio, che il compositore originale voleva trasmettere al suo pubblico. Sicuramente un lavoro meno estroso che negli altri campi, ma di lima e cesello fin nei minimi particolari.

Lo spettacolo è in scena fino al 25 ottobre al Teatro Regio di Torino. È uno dei più grandi classici dell'Opera con una direzione d'orchestra e teatrale a livelli altissimi. Se siete già degli esperti è imperdibile, se invece, come me, dovesse essere la prima volta... Beh, quale migliore occasione per cominciare!


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