Venezia 73, mettiamo a fuoco

Venezia 73: mettiamo a fuoco

Venezia 73: mettiamo a fuoco


Prevalenza di autori americani con pellicole spesso anche bizzarre. Chissà se "l’Hollywood system" è stato davvero scardinato quest'anno.

Cosa dobbiamo aspettarci da questo Festival del Cinema di Venezia?
Molti film. Ma questo forse era anche abbastanza scontato. Quello che non era scontato è il fatto che rivedremo un po’ di vecchie perle, a cui è stata tolta la polvere e fatto un restauro in tutta la loro magnificenza. Non tanto perché il vintage fa figo, quanto perché Mostri Sacri quali “La Battaglia di Algeri” (sarà proiettato restaurato domenica 4 settembre in Sala Giardino), sono stati poi di esempio ad altri grandi film protagonisti, negli anni passati, di questa Mostra. Proprio per questo, la pre-apertura del Festival sarà con “Tutti a casa” di Luigi Comencini. Uno spaccato freddo e cupo durante l'armistizio dell'8 settembre '43, dove Sordi e De Filippo interpretano rispettivamente figlio e padre intenti a tornare a casa da una guerra (pare) finita.

Il primo film inedito in assoluto che vedrà la luce a questa 73ma Mostra del Cinema di Venezia, sarà “The war show”, un road movie sulle strade della Siria per prendere parte alla rivoluzione, anche se poi, purtroppo, il finale, è tutt’altro che “happy”. Un inizio non casuale e forse l’esigenza di sottolineare e di vivere sotto un’altra lente quello che molti canali media ci presentano già masticato ogni giorno.

Molti i film americani in concorso, come già detto. Il primo a fare il suo debutto, sarà “La La Land” di Damian Chazelle. Ve lo ricordate il tanto blasonato “Whiplash”? Ecco, era farina del suo sacco. Ancora una volta Cahzelle usa J.K Simmons per un ruolo da caratterista (anche se ci ha dimostrato più che ampiamente il suo profondo talento), corredato da due altri attori giovani e di grande talento: Ryan Gosling ed Emma Stone. Oltre a Simmons, un’altro trait d’union in comune col film precedente è la musica. E dunque ancora una storia tra due musicisti.

Il canadese Denis Villeneuve farà capolino invece il giorno dopo (1 settembre). Lo amo particolarmente. È uno dei pochi registi under50 a riuscire nel difficile compito di dare un’altro solco alla storia, tramite la regia. Ne è un ottimo esempio la sua ultima pellicola: “Sicario”. Storia tutto sommato non delle più memorabili, ma l’architettura di ogni singola scena, in particolare quelle sulla frontiera messicana, ve la ricorderete a vita. A Venezia presenterà, in concorso, “Arrival”. A quanto pare anche in questa stagione avremo il nostro film fantascientifico per l’almanacco annuale (se vogliamo considerare per l'anno passato “Martian”). Infatti proprio di questo tratta il plot: astronavi aliene che atterrano sulla terra, e una giovane linguista impegnata a decifrare il loro linguaggio. Se state pensando a qualche assonanza con “Contact”, siete abbastanza fuori strada. Difatti il film di Villeneuve non è altro che l’adattamento del racconto “Storia della tua vita”, comparso nell’antologia di racconti “Storie della tua vita” dell'americano Ted Chiang. Mettere insieme Villeneuve e fantascienza, mi eccita! E non poco...

Apriamo quella parentesi chiamata Biennale College, dai cui escono film a basso budget, ma con grandissime storie alle spalle. Ho amato molto due anni fa “Short Skin” di Duccio Chiarini, che di fatto è riuscito a raccogliere anche un certo pubblico all’estero. Quest’anno è stato deciso di produrre il primo lungometraggio di Alessandro Aronadio: “Orecchie”. Umorismo nero; non british, ma italiano. Quella risata amara per palati da habitué. Guardate il trailer: fa sorridere e inquadra alla perfezione quello che sarà lo stile del film. Compresa la scelta di girare tutto in bianco e nero e nel vecchio formato a 4:3.

Poi c’è il nuovo film di Muccino, non in concorso. Il Muccino che sta in America. Ok, ne abbiamo parlato. Passiamo oltre.

Un riadattamento del romanzo “Tony and Susan” è al centro del nuovo ed attesissimo film di Tom Ford. La salsa è quella di un thriller surreale, dove la protagonista, interpretata da Amy Adams, si trova perseguitata dal protagonista di un romanzo del suo ex marito. Qualche sfumatura alla Michael Haneke? Staremo a vedere…

Francois Ozon invece propone “Frantz”: una storia ambientata al finire della Prima Guerra Mondiale, ma attualissima in qualsiasi epoca. Una donna piange ogni giorno il suo uomo, morto al fronte, portando fiori sulla sua tomba. C’è però anche un’altra persona che fa lo stesso: è un misterioso uomo. I tratti sono quelli classici del dramma psicologico che ama proporci il regista francese: l'impossibilità di conoscere a fondo l’animo umano, persino di chi ci sta più vicino.

"The Bad Batch" è il secondo lungometraggio di Ana Lily Amirpour. Se non lo avete visto recuperate subito il suo primo film: “A girl walks alone in night”, vi darà un'idea del linguaggio che usa la regista. La storia del film in concorso si svolge all’interno di una comunità di cannibali in Texas. E nel cast c’è anche Jim Carrey (oltre a Keanu Reeves). Per me basta e avanza per dire che sicuramente è un film da vedere.

L’ultimo film che vorrei mettere a fuoco è “Jackie”, di Pablo Larrain. Posto che reputo Larrain uno dei migliori registi latini degli ultimi 30 anni, volevo vedere cosa avrebbe combinato dopo “The Club”, controverso dramma sulla pedofilia nella Chiesa in Cile. E infatti mi ha stupito: co-produzione americano-cilena e Natalie Portman come protagonista assoluta. Jackie non è altri che Jacqueline Kennedy, la moglie del Presidente assassinato nel novembre del ’63. Seguirà la storia della donna da quando si insediò il marito alla Casa Bianca, fino alla fine di tutto il dramma che ne conseguì. Un biopic analizzato da Larrain, ha un grandissimo potenziale!

Delle tre opere italiane in concorso, ne parleremo a breve, che sicuramente non meritano meno attenzioni di tutta la sezione internazionale.
Il 31 di agosto oramai è vicino, le lampade dei proiettori iniziano a scaldarsi nelle sale del Lido. Noi ci siamo.


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