Annacquare vino resta proibito ma L’Unione europea spinge per quelli dealcolati

Annacquare vino resta proibito ma L’Unione europea spinge per quelli dealcolati

Annacquare vino resta proibito ma L’Unione europea spinge per quelli dealcolati


Allungare il vino con l’acqua resta proibito, ma l’Unione Europea spinge per avere prodotti “dealcolati” sul mercato. La questione sarà discussa nella prossima riunione riguardante la Pac, la Politica agricola comune

Aggiungere acqua al vino rimane una pratica proibita, e comunque questo non potrebbe chiamarsi vino, perché questo nettare non può scendere sotto i 8,5 gradi alcolometrici a volume. Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli nell'ultima audizione alla 14/a Commissione del Senato, precisando che la proposta dell’Unione europea sulla pratica enologica dell'aggiunta dell'acqua nasce dalla necessità di armonizzare normative nazionali che sono già vigenti in Francia, Spagna, Portogallo e in Germania, ma che potrebbe creare anche ostacoli alla libera circolazione delle merci.


La posizione dell’Italia

Il nostro Paese ha assunto una posizione chiara, come ha spiegato il ministro: l’Italia è contraria al trattamento di dealcolazione che priva il prodotto-vino di gran parte delle sue caratteristiche organolettiche che ne modificano la composizione, compromettendo soprattutto i legami col territorio che è il vero marchio di ogni nostro territorio di cui rappresenta la storia e la cultura. L'Italia intende difendere il prodotto che non è soltanto una bevanda, e esprime un comparto che è un volano economico in Italia che è il primo produttore mondiale di vino e primo esportatore al mondo a volume.


La discussione è accesa

Sui vini dealcolati il confronto è acceso dal 2018 e al momento si discute la soluzione di compromesso: il vino potrà essere etichettato come de alcolato o parzialmente dealcolato, mentre i vini Doc e Igt potranno utilizzare solo la dicitura parzialmente dealcolato.  Il 25 e 26 maggio la questione tornerà sul tavolo con una nuova tappa delle trattative della PAC. Anche se per il sottosegretario al Mipaaf Gian Marco Centinaio dealcolazione, anche solo parziale, non è negoziabile, tuttavia, sottolinea il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti: "Nel mondo il 70% della popolazione non beve alcolici, penso che il potenziale di mercato per i vini dealcolati sia notevole. Il punto è: vogliamo che questa categoria di prodotti rimanga nel perimetro del nostro settore o che venga lasciata in mano all'industria delle bevande? Come Unione italiana vini - ha aggiunto Castelletti - pensiamo possa rappresentare un'opportunità di mercato per i nostri vini comuni e per valorizzare un prodotto varietale, che spesso rimane in eccedenza, verso nuovi segmenti della domanda. Siamo invece contrari alla dealcolazione totale di Dop e Igp- Ci aspettiamo inoltre che i nuovi prodotti vadano definiti come nuove categorie e non come aggettivi da associare alle categorie esistenti, come proposto dalla Commissione. In questo modo, tali prodotti entrerebbero tra quelli vitivinicoli, ma con regole specifiche chiare, a tutela anche dei consumatori".


La riunione di Bruxelles

Più in generale la partita in gioco a fine a mese a Bruxelles riguarda la Pac (la Politica agricola comune) post 2020 e per quanto riguarda il comparto vitivinicolo i fondi di sostegno, le produzioni dealcolate, i diritti di impianto, l'etichettatura elettronica e non. "Per salvaguardare gli interessi del settore -ha aggiunto il ministro - il Mipaaf ha seguito attentamente il serrato confronto sullo schema di Ocm unica che conterrà l'intera disciplina per il settore vitivinicolo e prodotti derivati. Due le nostre direttive: mantenere elevato il livello qualitativo del vino made in Italy e garantire ai nostri produttori adeguato sostegno. Saranno disponibili fino al 2027 circa 323 milioni di euro l'anno e il nostro Paese si dimostra primo Paese-beneficiario dei contributi comunitari": Ancora oggetto di trattativa negoziale, le autorizzazioni di impianto. L'ultimo testo di compromesso prevede l'estensione della revisione autorizzativa fino al 2045, confermando l'aumento dell'1% del potenziale, con due revisioni intermedie, al 2028 e al 2040. È stata accolta infatti la richiesta italiana di poter riallocare i vecchi diritti d'impianto non utilizzati entro il 31 dicembre 2025 fino al 2027.



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